Questo è probabilmente il libro col quale ho faticato di più. Difficile da iniziare, difficile da seguire nella trama e nella successione degli eventi narrati (si tratta fondamentalmente di un libro storico), difficile da capire per la densità e l’enorme quantità di informazioni e riferimenti filosofici e culturali che permeano intimamente le vicende dei personaggi (numerosi) che si incontrano.
Il contesto storico è quello del trentennio che va dal 1520 circa al 1550, il contesto geografico è quello del nord Europa (Germania, Olanda, Belgio, Danimarca… ma anche la nostra Italia e in particolare Venezia). In “Q” quello che colpisce il lettore innanzitutto è la “sostanza” delle vicende storiche che sono sullo sfondo di quelle dei personaggi. Colpiscono anche la crudezza con la quale vengono resi i massacri del Lanzichenecchi, la rivolta degli “Umili” e dei contadini tedeschi contro i loro principi, i massacri di Munster… In “Q” ci si smarrisce se non si legge riga per riga con lentezza, con estrema attenzione. Bisogna dedicargli tempo, impegno... passione. La parte centrale a mio parere, anche se serve a chiarire nei dettagli i perché dei fatti precedentemente narrati, la trovo troppo pesante, penso si sia sacrificata alla meticolosità della ricerca storica la scorrevolezza… leggere le duecento pagine centrali è arduo. Ma superate quelle, quando poi ci si ritrova con il protagonista a Venezia, tutto cambia. Nell’ultima parte “Q” diventa decisamente più fluido e avvincente. E’ la parte in cui si cerca la resa dei conti, quella a cui devono necessariamente giungere i due rivali: finalmente si cercano, si trovano… si scontrano e inaspettatamente si “incontrano”.
Quando si chiude il libro si viene colti da una duplice soddisfazione. La prima è quella di essere riusciti ad arrivare alla fine. La seconda perché si tratta davvero di un’opera di sublime ricerca storica, che non può lasciare indifferenti.
Federica Venanzi
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