L'impressione che si ha leggendo Prendimi e uccidimi di Rossella Drudi è quella di assistere ad uno spettacolo pirotecnico: i capitoli, per lo più brevi, appaiono come improvvisi scoppi di fuochi d'artificio, belli, inaspettati, colorati a illuminare il buio totale della notte che indugia nel cuore di un' anima malvagia.
I personaggi, al contempo esche, segugi e prede, sono outsider, flagellati nel sonno da vividi incubi che hanno lo stesso spessore della vita reale. La trama si dipana come un gioco di specchi che riflette ora menti fredde, logiche, riflessive, ora comportamenti paranoici e confusionali. Il groviglio di vipere si scioglie nell'ultima pagina soltanto dove il lettore finalmente conosce ciascuno per quello che è.
Al di là dello stile, limpido e scorrevole, questa autrice ha la capacità non comune di tenere il lettore (anche quelli scafati come me, e non è poco) sulla corda fino in fondo.
Non è nella Top Ten dei libri più venduti (non so neanche se la si trova in libreria) solo ed esclusivamente perchè l'Editoria italiana è oppressa ormai da una fastidiosa accidia ed è schiava del guadagno sicuro dei già famosi, meglio se stranieri, tradotti e riciclati.