Un ritorno inaspettato e quanto mai gradito: Tiziano Sclavi o, per meglio dire, i suoi vecchi scritti:
"Tre" edito nel 1988
"Della morte Dellamore" edito nel 1991
"Sogni di sangue" edito nel 1992
"Nero." edito anch'esso nel '92
" La circolazione del sangue" edito nel 1995
Ieri sera Francesco me li ha riportati. Li aveva in uno dei tanti scatoloni di cartone dove tiene libri (pochi), fumetti nostrani (tanti) e manga (tutti? Potrebbe essere!) che si è trascinato dietro per anni, di trasloco in trasloco, da quando ancora frequentava l'I.S.I.A. a Firenze. Glieli avevo prestati subito dopo averli letti perchè entrambi siamo stati accaniti fans del mitico Dylan Dog ed era impossibile esimerci dal leggere i romanzi del suo sceneggiatore.
Se vi ricordate, D.D. è stato il caso editoriale degli anni '70.
Topo di biblioteca quale sono sempre stata, ho avuto la soddisfazione di azzeccare la prima uscita e di farlo conoscere a mio figlio ("Mamma, che forza sei!").
Ma la libidine fu che me ne sono "dovuta" occupare anche come docente: con il beneplacito del preside, che mi ci iscrisse di legge, non sapendo nemmeno di che si trattava, ho seguito un serissimo corso di aggiornamento dal significativo titolo di Paura! il cui logo, stampato su una gran varietà di tricche e ballacche, dati come gadget ai partecipanti, era nientemeno che il volto dell'investigatore dell'incubo; in pratica la faccia spigolosa e disarmonica di un giovane Rupert Everett, cui il disegnatore Villa (Claudio, orribile omonimia!) si era fin dall'inizio ispirato e che poi è stato chiamato ad interpretare il film del becchino stravagante dall'insolito e fatidico cognome.
Indossando a pelle la maglietta, bianca con disegno nero, taglia rigorosamente XXL (perchè mi piace stare comoda, che altro?) ho dormito per anni i sogni più tranquilli.
Sclavi non scrive più dalla metà degli anni '90, per un calo creativo che lui stesso imputa al famigerato "blocco dello scrittore" e, deluso dalle scarse vendite dell'ultimo libro pubblicato ("Non è successo niente" del '98), ha ridotto anche la partecipazione (ora scarsa e incostante) alla stesura del fumetto. E si vede!
Il fatto è che il suo lancio in campo letterario, sulla scia del grande, meritato successo di Dylan Dog è stato (a parer mio, s'intende) un tantino forzato e fuori tempo, ovviamente sull'onda delle maledette solite motivazioni economiche delle case editrici, che, invece di curare la sua produzione a tempo debito permettendogli così di crescere e maturare come autore, hanno lasciato che prendesse un'altra strada letteraria e si barcamenasse per anni a scrivere per l'infanzia (Corrier boy, Corriere dei piccoli...). per poi affrettarsi a ripubblicare, uno via l'altro, i suoi vecchi libri.
Così il suo stile è rimasto telegrafico e lapidario e il suo vocabolario scheletrico, adattissimi alla struttura delle vignette che corredano i disegni dei fumettisti, ma inadeguate ad una "grande" letteratura.
Comunque, nonostante l'amaro in bocca che mi lasciano queste considerazioni, sono contenta di rivedere un vecchio amico, di cui rinnoverò con estremo piacere la conoscenza nei prossimi giorni.
Maila Meini
- Versione stampabile
- Login o registrati per inviare commenti
- 3104 letture