Ho letto questo libro tutto d'un fiato. Si è insinuato tra due avvenimenti – la ricorrenza della Giornata della Memoria e la cessazione dei combattimenti nella Striscia di Gaza - che hanno avuto entrambi per protagonista il popolo ebreo. Nel primo, da vittima. Nel secondo, da carnefice.
Mi ispirava già dal titolo, "Perla". E poi aveva vinto il prestigioso “Prix Goncourt 2007”.
Dovevo averlo ad ogni costo, non potevo immaginare di non leggerlo, di perdermi i suoi contenuti.
Era carico di aspettative e non mi ha dato delusioni.
Perla, di nome e di fatto.
Quanto profonde possono essere le cicatrici lasciate dalla detenzione in un campo di concentramento nazista?
Non parliamo esclusivamente di cicatrici nel fisico o nella carne. Sebbene anche queste siano estremamente profonde ed importanti. Privazioni, sofferenze, esperimenti clinici e molto altro, quanto possono rovinare la salute di una giovane ragazza, scampata alla morte soltanto per il capriccio di un medico nazista?
Ma sono la psiche e l'anima ad aver avuto la peggio. Nulla mai potrà cancellare il ricordo di quella tragedia. I sopravvissuti avranno sempre sulla coscienza coloro che sono morti. Chi è stato ucciso, soppresso, eliminato, ha dato speranza di vita ai propri compagni di sventura. Non è facile accettare questo fatto. Neppure dopo aver sperimentato i sussulti del treno sui binari, ammassata agli altri prigionieri. Dopo aver trattenuto spasmodicamente il fiato mentre venivano aperti i rubinetti delle docce, temendo il gas di cui si è tanto sentito parlare. Dopo aver indossato un’informe divisa, col tempo divenuta troppo larga. Dopo aver sperimentato i patimenti della fame, del freddo, della fatica e dei parassiti. Dopo essere stata sdraiata su un tavolo operatorio, faccia a faccia con il dottor Mengele.
Un figlio cerca di avvicinarsi maggiormente alla madre, da poco mancata, cercando di sondare quelle parti terribili della sua vita, di quando fu arrestata e internata nel campo di concentramento di Auschwitz.
Non sa molto di quel periodo. Perla ha sempre cercato di tenerlo all'oscuro di tutto. Nonostante i sorrisi che ella mostrava, riguardando le fotografie, il figlio comprende che il dolore del ricordo era sempre presente. Perla sorrideva con le labbra, mai con gli occhi. Il periodo trascorso nel campo di concentramento era sempre racchiuso nel suo cuore e nel suo spirito.
Attraverso la difficoltosa ricostruzione della storia di Perla, e la stesura del libro, l'autore riesce a percepire – accanto a sé - la presenza dell’anima della madre defunta e crede perfino di riceverne la benedizione. Alla fine, dopo aver affrontato e compreso molti fatti - che avevano sicuramente minato lo spirito, oltre che il corpo, della madre - egli riuscirà a sentirsi più libero, come se il demone che aveva posseduto la sua famiglia fosse stato definitivamente esorcizzato e sconfitto.
Finalmente Frédéric è pronto per dedicarsi esclusivamente alla sua famiglia e al figlio appena nato, la cui gestazione è coincisa con la stesura del libro.
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