Caso letterario nel 2007 (vincitrice del premio Strega giovani), questo libricino (poco più di cento pagine) della giovane Giulia Carcasi parla di due donne, vicine eppure lontane. Una madre e una figlia vivono sotto lo stesso tetto ma condividono poco più di questo: il dialogo tra loro non c’è più e forse mai c’è stato; ognuna è regina e padrona del proprio mondo nel quale sembra non ci sia e non si voglia che ci sia spazio per l’altra. Eppure proprio come tutte le madri anche quella di questo romanzo cerca quella figlia che le sfugge come sabbia tra le dita; e come ogni figlia anche questa che vomita rabbia sulle pagine del suo diario desidera un rapporto migliore con quella madre per la quale si sente trasparente, come se non esistesse… Una madre che decide di giocare la carta della confessione aprendosi in una lettera per quella figlia con la quale i silenzi vincono sulle parole. Una figlia che chiude il suo diario e decide –finalmente- di parlare, e non più di scrivere e basta… Stilisticamente pulito, giocato sul duplice genere della lettera e del diario personale, questo libro ha il pregio di colpire per la lucidità con la quale l’autrice, nonostante la giovane età in cui l’ha scritto, sa mettersi nei panni di una figlia ma soprattutto in quelli di una madre alle prese con un rapporto di sangue difficile, fatto di silenzi e di cose taciute eppur rivelate. Un libro che è il racconto di una vita e del suo lato oscuro; è uno sfogo e una fotografia di un malessere rancoroso. Ricco di metafore originali ed efficaci, la Carcasi dimostra di avere talento; anche se alcuni passaggi risultano un po’ forzati, un po’ troppo costruiti a tavolino. “Io sono di legno” comunque è un libro apprezzabile, da leggere piano piano, assaporando le immagini suggerite mentre si ritroveranno sicuramente tra le righe della propria vita analogie e somiglianze con quelle di queste due donne. Federica Venanzi
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