Amilca Ismael - La casa dei ricordi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Amilca Ismael - La casa dei ricordi

 Amilca IsmaelE s'apre il vento della storia, la nostra, ogni giorno, quando apriamo gli occhi la mattina. Solchiamo l'uscio di casa e veniamo trascinati in una immersione di facce, volti che si increspano, visi e orecchi che si invogliano ad ascoltare...
E le storie che Amilca racconta partono proprio dall'ascolto. Sembra impegnativo ascoltare, addirittura chiedere "come stai'"...e per qualcuno persino ascoltarne la risposta. A volte è difficile credere alle grandi possibilità che ci apre un incontro, ci sforziamo, quasi per compiacenza, nel dedicare tempo a riconoscere che alcune persone con cui ci imbattiamo fra le commissioni di ogni giorno siano quelle "comparse" della scena che, giocando quasi a tenerci compagnia, ci cambiano la vita. A dispetto di tutto invece il libro di Amilca Ismael è la grande testimonianza di una donna, nata in Mozambico, trasferitasi in Italia, che tra le lenzuola di un ospedale dove era ricoverata riceve il dono della possibilità, della grande alternativa che riserva lo scrigno del destino. Un rincorrersi di eventi la convincono a cambiar "strada" e le basta poco per capire che è giunta l'ora di di darsela quell'occasione in più. Forte e volitiva, persona duttile, di grande intelligenza e temperamento, Amilca avvia il suo percorso da operatrice ASA (Assistente Socio Assistenziale). Tutto accade in un attimo ed è nell'istante che la vita si rifugia e ci fa sentire vivi. L'autrice racconta di aver creduto nella magia di un nuovo inizio quasi adottando una "missione", dimostrando anche una sorta di spreguidicatezza nell'affrontare un'esperienza diversa da quella dei lavori precari, delle mansioni- come mi piace chiamarle- "ping-pong". Si attiva, appena fuori dall'ospedale, a studiare, e in menchenon si dica( due pagine di libro) riceve una proposta lavorativa in una minuta casa di riposo poco distante. L'ambiente ci viene subito presentato nella sua "realtà", senza prolisse descrizioni, senza ricche atmosfere, senza troppi ricamini insomma. Poi, incominciano le conoscenze con i "vecchietti" (come Amilca ama chiamarli) ed è da lì che si arricchisce l'esistenza  e la quotidianeità di Amilca: lunghi racconti di storie passate, amori spenti, delusioni, tappeti di noie, in cui l'operatrice sembra essere catapultata, e a volte, quasi con costrizione. Sono retaggi così corredati di nostalgie e malinconie che mettono a dura prova la sua sensibilità, il suo modo di pensare, ed anche il suo passato. Amilca si rivede infatti sballottata e dinoccolante in un microcosmo in cui aleggiano le solite discriminazioni, in cui raffiorano parole poco gentili e discrete imbevute, come al solito, di poca conoscenza. Soprattutto Rita, un'ospite delle tante, una figurina parcheggiata lì da tempo, non si smente nel rivolgerle domande e provocazioni svilenti e svalutanti. Non è che sin dall'inizio il rapporto cn Rita si nutra di piacevoli ed educate convenzioni, anzi, ma Amilca risponde con pronta educazione,alle sottili provocazioni della sua assistita, accoglie i suoi rifiuti con rassegnazione, ma attenzione, tra lei e Rita traspare una sorta di contatto che Amilca cerca in tutti i modi, con simpatiche strategie, di rendere sempre più vicino, in quanto impara a guardare dalla  "finestra" dell'animo di Rita che le permette di cogliere una piccola lucina negli occhi della sua vecchietta. Tra di loro si accorciano sempre di più le distanze, tanto da diventare amiche, nel vero senso sella parola, e tanto da fare della storia di Rita il collante di tutte le storie che Amilca si trova a sfiorare nel corso dei suoi turni lavorativi. I ricordi di Rita, fra una sigaretta e l'altra, per destino o per qualsivoglia progetto in conto, non solo coinvolgono la sua "cioccolatino", ma diventano addirittura storie che ancora risuonano nel presente, fino a riviverle...
L'autrice ci dice:
"-...mentre scrivevo provavo una grande sensazione, anzi! Una bellissima sensazione. Era bellissimo tornare indietro negli anni e rivivere le avventure di queste persone ormai giunte alla fine del loro percorso di vita. Cosa pensavo mentre scrivevo? In realtà non pensavo a nulla, ero concentrata a raccontare le loro storie con il cuore, a tracciare con cura ogni loro momento di vita vissuta. Avrei avuto un migliaio di storie da raccontare... ho dovuto fare una selezione purtroppo, anche si è stato difficile decidere, meno che la storia di Rita che era così bella che non potevo tenere solo per me!- ".
C'è una frase del libro che mi ha colpito, dove dici che sono persone infelici perché quando sarebbe stato il momento di dire basta non l'hanno fatto? Cosa intendi? 
Lei:"- Intendo che nella vita non esiste solo lavoro. Purtroppo noi programmiamo la nostra vita in base alla carriera dimenticando le cose più belle... Questa frenesia di fare e di volere arrivare per forza ci porta a dimenticare di vivere con serenità la nostra vita, e questo succede a Rita leggendo la sua storia. Quante Rite ci sono nel mondo? Migliaia, non pensi?... Noi, se non ci diamo una calmata, arriveremo alla vecchiaia -" se arriveremo"- conciati da buttare via...Ogni tanto fa bene anche fermarsi, riflettere, amare.-".
 
 
Marika Gaspari
 

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