Scritto da © rossovenexiano - Gio, 10/03/2011 - 09:48
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
TRADUZIONE
Listen: the laureled poets
stroll only among shrubs
with learned names: ligustrum, acanthus, box.
What I like are streets that end in grassy
ditches where boys snatch
a few famished eels from drying puddles:
paths that struggle along the banks,
then dip among the tufted canes,
into the orchards, among the lemon trees.
Better, if the gay palaver of the birds
is stilled, swallowed by the blue:
more clearly now, you hear the whisper
of genial branches in that air barely astir,
the sense of that smell
inseparable from earth,
that rains its restless sweetness in the heart.
Here, by some miracle, the war
of conflicted passions is stilled,
here even we the poor share the riches of the world—
the smell of the lemon trees.
See, in these silences when things
let themselves go and seem almost
to reveal their final secret,
we sometimes expect
to discover a flaw in Nature,
the world's dead point, the link that doesn't hold,
the thread that, disentangled, might at last lead us
to the center of a truth.
The eye rummages,
the mind pokes about, unifies, disjoins
in the fragrance that grows
as the day closes, languishing.
These are the silences where we see
in each departing human shade
some disturbed Divinity.
But the illusion dies, time returns us
to noisy cities where the sky is only
patches of blue, high up, between the cornices.
Rain wearies the ground; over the buildings
winter's tedium thickens.
Light grows niggardly, the soul bitter.
And, one day, through a gate ajar,
among the trees in a courtyard,
we see the yellows of the lemon trees;
and the heart's ice thaws,
and songs pelt
into the breast
and trumpets of gold pour forth
epiphanies of Light!
ANALISI DEL TESTO
Tono discorsivo e colloquiale: Rivolgendosi direttamente al lettore, in forma pacata e quasi confidenziale ("Ascoltami"), il poeta introduce un tono discorsivo e sommesso, che corrisponde ai contenuti e alle caratteristiche della sua poesia; una poesia che tende alla colloquialità (ancora "Vedi", con cui si apre simmetricamente la terza strofa), senza rinunciare alle spezzature e sprezzature del parlato, come al v. 4: "Io, per me, amo le strade" (anche se il discorso può poi impennarsi nell'uso raro e ricercato di un termine, come la particolare accezione di " riescono agli ", sostituito alla precedente stesura "portano nei fossi / erbosi", con l'ulteriore ricorso alla figura retorica dell'anastrofe).
Rifiuto della poesia aulica: Il significato programmatico del testo consiste nel rifiuto di una versificazione aulica e sublime, qual è quella, ufficiale e tradizionale, propria dei "poeti laureati", fatta di nobili presenze e di termini selezionati. Ad essa Montale contrappone una realtà comune, costituita da un paesaggio povero e scabro, che vive di presenze consuete e concrete: "erbosi / fossi ", " pozzanghere / mezzo seccate " (con " qualche sparuta anguilla "), " viuzze ", " ciglioni ", " ciuffi delle canne ", " orti ".
La parola concreta e oggettiva: E' questo il percorso della poesia indicato da Montale, che (sulla linea proposta dal Pascoli) rifiuta l'uso generico e indeterminato della parola, ma se ne serve per indicare con precisione cose e oggetti dalla fisionomia specifica, nettamente individuale e determinata. Al culmine si pone qui l'immagine risolutiva e simbolica dei "limoni", emblema di una realtà nuda e aspra, ma intensamente viva e colorata.
La natura: La natura descritta in questi versi è una realtà tangibile e animata, seppure nell'immobilità quasi stagnante di un'atmosfera che resta strettamente legata alla sua dimensione terrena, quasi per il timore di smarrirsi in orizzonti troppo vasti e indefiniti. Lontano resta l'"azzurro", in cui le < Realtà elementare e aspra: Solo in questa realtà, così elementare e brulla, è possibile strappare ("a noi poveri") un po' di pace e di felicità ("la nostra parte di ricchezza"), che consiste appunto, emblematicamente, nell'"odore dei limoni"; un "odore" (con evidente ripresa del termine dal v. 15) e una "ricchezza" che sono ugualmente lontani dalla profondità del cielo (l'astrazione di una poesia in cui il soggetto si pone in immediato contatto con l'assoluto) e dal clamore del mondo, dalle "passioni" e dalla "guerra" della storia, con una significativa reminiscenza gozzaniana (dai vv. 181-198 della Signorina Felicita, T67, e in particolare dal v. 197: "Meglio fuggire dalla guerra atroce ").
Significato esistenziale: Nel denso e gravido silenzio della natura, le "cose" sembrano abbandonarsi, come se fossero sul punto di rivelare il "segreto " della loro elementare presenza, lasciando intravedere " il punto " o " il filo " da cui sdipanare il misterioso e incomprensibile disegno dell'esistenza. Come ha scritto Guglielminetti, " la tematica povera di Montale si rivela capace d'insospettabili aperture metafisíche. La scelta di argomenti minori, in altri termini, è in funzione della loro allusività al significato ultimo dell'esistenza: la ricerca d'una verità che sia in grado di rendere ragione delle pause e degli intervalli in cui si libera talora la vita autentica della Natura".
Difficoltà e limiti della conoscenza: Solo di qui, da questa riduzione al "grado zero" di una nuda ed essenziale realtà, quasi vicina alle ragioni di una identità originaria e immutabile, sembra potersi aprire un varco alla conoscenza: quella, difficile e faticosa, cui allude in particolare il v. 31 (<>), in cui l'assenza di punteggiatura sottolinea il carattere affannoso dell'operazione, mentre l'ultimo verbo ne vanifica lo sforzo. Anche gli spiragli che parevano aprirsi non lasciano scorgere, in fondo, la chiarezza di alcuna luce: l'immagine del divino che in queste "epifanie" sembra di scorgere nella natura è ingannevole.
L'esaurirsi delle speranze: L'avversativa del v. 37 segna infatti il chiudersi di ogni prospettiva di speranza ("Ma l'illusione manca…"), che non a caso coincide con il mutare del paesaggio: alla campagna immersa nella calura estiva si sovrappone (e si sostituisce) "il tempo/nelle città" ("rumorose", e quindi tali da impedire ogni capacità di attenzione e di concentrazione), dove la natura è scomparsa e anche il cielo, l' azzurro si mostra/ soltanto a pezzi"; la pioggia autunnale e "il tedio dell'inverno sulle case" soffocano la vita, togliendo la luce alle cose e portando la morte nell'"anima" (si noti il bisticcio " avara " / " amara "). Ma nell'alterna vicenda delle stagioni, e nel loro significato esistenziale, la scoperta dei "gialli dei limoni", che si intravedono all'interno di un cortile, riporta il calore della vita e la felicità di una rinata illusione.
Il rinascere dell'illusione: E' una delle poche poesie dì Montale cui si possa attribuire, alla fine, un significato e un messaggio posìtivi, in quanto lasciano aperta una prospettiva di speranza; ma la speranza consiste unicamente, in Montale, nell'estrema riduzione dell'oggetto del desiderio, in un elemento povero e comune, su cui concentrare, simbolicamente, le certezze limitate di un'effimera gioia, senza ulteriori attese di palingenesi e di rinnovamenti.
I limoni – The Lemon Trees
poesia di Eugenio Montale
translated by William Arrowsmith
tutti i diritti appartengono ai rispettivi autori
analisi di Bruno Baldo http://balbruno.altervista.org
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