Siamo tutti viaggiatori
alla ricerca di un volto
Cenni biografici
Francesco Ballero [Franta], classe 1949, ha recentemente pubblicato la silloge poetica Scenderò in cortile presso le Edizioni Kimerik (www.kimerik.it).
La pudicizia che fa muovere Francesco Ballero incanta, egli attraversa le pagine di questo volume con la serena convinzione di amare i propri dubbi.
E’ come se tra i versi di questo libro trasparisse un dolce sorriso, il sorriso dell’Autore che ama la poesia delle cose banali, ritorni alla mente “la poetica della semplicità” di Umberto Saba.
Non vogliamo fare paragoni, Francesco Ballero ne rimarrebbe ferito, non si sente un Autore affermato, teme di apparire irriverente verso la “Poesia”, arte che ama e lo ha condotto fin qua. Queste incertezze appartengono a chi sa affrontare la vita.
Il dado è tratto, Francesco Ballero entra nell’arena della vita, ma attenzione, non scende in campo, egli scende nel cortile:
"Quale uomo sono
che non so capire
gli indizi su nel cielo
e l’interior brusio?".
Recensione
La decisione di eleggere "franta" ad Autore Eccelso di turno di questa nostra vetrina è risultata facilissima: tutti gli elementi della redazione, infatti, sono unanimi nel giudicare Francesco Ballero un forgiatore di versi che è capace, oltre a suscitare emozioni, a far risuonare, tramite quella propria, le voci ormai distanti ma per fortuna mai trascorse dei grandi cantori della mediterraneità. Più difficile è risultato decidere quale suo componimento "premiare". Già il 31 agosto proprio qui in redazione era stato proposto (dal sottoscritto) 'Il lamento di Giobbe', al che tutti avevano espresso parere favorevole. Ma colleghi di redazione, avevano anche "eletto" in alternativa le poesie 'Adesso l'aurora' e 'Inno ad Afrodite', che posseggono in effetti la medesima bellezza di taglio "classico", e dunque imperitura. Insomma: c'è stato l'imbarazzo della scelta. "Il lamento di Giobbe" ricopre in tal caso un ruolo per così dire meramente rappresentativo dell'arte di Ballero. Come ha già osservato qualcuno prima di me, vibrante musicalità e raffinata ricercatezza linguistica caratterizzano i versi di questo poeta. Non ci si può limitare a scorrerli distrattamente: essi catturano all'istante, ridestando in noi fantasmi che forse credevamo sopiti per sempre (la natura stessa delle nostre innegabili origini ellenico-latine!), facendo dono di suggestioni davvero magiche.
"Pennellate sulla tela del cuore" le hanno giustamente definite. A ciò non si può aggiungere altro. L'invito, rivolto non solo agli amanti della poesia ma anche e soprattutto a chi sostiene che la Musa della lirica abbia di gran lunga abbandonato il nostro (Bel)paese, è quello di visitare il blog di Francesco Ballero: http://franta.splinder.com .
Franc'O'brain
Adesso l'aurora
Scorgo adesso scrutandoti negli occhi
la sincera fiammata dell’aurora,
l’ora soave in cui la rugiada irrora
l’irta selvatica rosa canina.
Colgo adesso quel fiore tra le spine
lo serberò con me sino alla sera.
Scordo adesso le mie notti affilate,
mi sono amiche Pegaso e Canicola.
Porto adesso i miei carichi leggeri
lungo le strade che guidano a te.
Or la civetta tace i suoi presagi
e l’allodola intona il canto biondo
Inno ad Afrodite
Sarà per il mistero
penetrante
che Zefiro feconda
effervescente
su lo spumeggiar di onde
vigorose
per le striate conchiglie
variegate
che ti hanno consegnata
luminosa
all’ornata stagione
degli amori
su piume di passero
e colomba
sarà per Babilonia
per Fenicia
e la tua pandemica
acqua sorgiva
sarà per l’ampio abbraccio
con la terra
le celesti ragioni
d’intelletto
e l’anima assetata
da colmare
l’allettante smarrirsi
e l’indagare
la rotonda attrattiva
callipigia
le melodiose poppe
delicate
e cicaleccio e inganno
e voluttà
le tante ore trascorse
e l’avvenire
sarà perché sei amica
nel cammino
e vedi ove non giunge
il mio guardare
perché confondi e turbi
i calmi spazi
che io ti cerco madre
amante e sposa
Il lamento di Giobbe
Ma dov’ero io
quando non c’era margine
al tempo
o vela
strappata dal vento?
dov’ero quando
bastavan le stelle
ad irradiare
corone d’onore?
e non avevano argine
gli oceani
né l’orgoglio dell’onda
alcuno scoglio?
dov’ero quando
il pensiero era muto
e poi fu detto
"arriverai sin qui
ma non oltre oserai"?
Ma ora dove sei TU
ora che si sgola il dolore
e la bestia frantuma
ossa innocenti?
È sì tanto impotente
l’onnipotente Amore?
solitudine immensa
tra sudore ed angoscia?
abbandonato sangue
inchiodato al mio pianto?
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione: Paolo Rafficoni
-Autore di Rosso Venexiano: Francesco Ballero [Franta]
-Recensione: Franc'O'brain
-Editing: Anna De Vivo [Ande]
quindicimarzoduemilanove
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