Succo d’anguria
Il succo dolce
di polposa anguria
labbra tue tinge.
Io avidamente spengo
con un bacio la sete.
Cenni biografici
Eddy Braune (Ladybea) è nata a Udine il 4/6/1948.
Ha vissuto l’infanzia con i genitori nei campi profughi di Bagnoli, Pagani e Marinaro, dato che la madre esule era fuggita dalla terra natia con la speranza di poter emigrare in America per avere una vita migliore, desiderio questo che non si concretizzò a causa della malattia contratta dal padre durante la guerra. La chiusura dei campi profughi coincise anche con la separazione dei genitori e il ritorno del padre in Germania, questo episodio, inevitabilmente, segnò tristemente Eddy, che con la madre si stabilì definitivamente a Trieste.
Per cinque anni fu ospite in un collegio di suore della zona e frequentò la scuola d’Avviamento Industriale conseguendo la licenza. Era suo desiderio poter proseguire negli studi e, malgrado l’interessamento del suo insegnante per farle usufruire di una borsa di studio, dovette abbandonare quell’intento per dedicarsi al sostentamento della famiglia. Ha lavorato per anni in un asilo in qualità d’assistente. Compiuto il ventunesimo anno d’età decide di sposarsi. Ha sempre coltivato la passione della lettura e scrittura, ma solo ultimamente ha conseguito delle soddisfazioni: alcune sue poesie sono entrate in raccolte antologiche e a Natale esce il suo primo romanzo.
Recensione
”(…) Lei cercava l’amore tra le onde del mare in burrasca e ciò che invece sulla riva trovava era solo tanta desolazione. (…)” questo verso, in tutta la sua semplicità lessicale, racchiude pienamente il messaggio poetico di Eddy Braune, alias Ladybea. E’ una pennellata piena di rimandi antichi, ove la sofferenza si aggancia con la quotidianità vissuta appieno, ove le cose più banali si vivono con orgoglio e vitalità pur sapendo che ci sarà da lottare. Nel cuore si esemplificano metaforicamente tutti quei sentimenti che animano la vita e sono proprio quelle sensazioni che ci conducono in ambiti troppo spesso inascoltati e mai affrontati per pudore d’essere giudicati: come se il mettere a nudo il proprio vissuto sia un difetto inaccettabile, come se parlare di amori vissuti male o non ricambiati fosse un delitto, come se parlare degli sbagli che si sono perpetrati verso qualcuno inficino la nostra intelligenza, come se esaminare le proprie debolezze fosse un atto di vigliaccheria, come se mettere allo scoperto i propri sentimenti potesse renderci vulnerabili…forse, tutto ciò in molti casi è vero, ma non certamente in quest’autrice. Eddy Braune, infatti, attraverso un semplice approccio poetico, ci porta a credere che le situazioni vissute con molta sofferenza siano ormai state assimilate e digerite con grande senso razionale da parte sua. Ci suggerisce altresì con garbo e delicatezza che la sofferenza, spesso, porta a slanci artistici emotivamente forti e carichi di pathos, la cui forza si traduce in versi di qualità e in immagini evocativamente radicate nella quotidianità. Nella sua poesia, che non possiede vincoli d’argomento, si trova appunto tutto ciò, si nota sempre un messaggio di speranza, un raggio di luce, una porta da cui poter uscire e continuare a sperare, il suo afflato è sempre carico di contegno, mai ampolloso, ridondante e pesante… Sa dosare le parole pur nella loro semplicità, è capace di creare sensazioni cariche di sentimento. In “(…) Quesiti ti pongo e tu rispondi con silenziosi comizi che mi assordano. Quel tuo muto parlare è il rumoroso silenzio che mi trafigge il cuore e amareggia la strada per raggiungerti nei tuoi sogni. (…)” si sente, si avverte un dolore pieno, corposo, palpabile, che si tocca con mano. Qui le parole prendono sostanza, si fanno penetranti e raggiungono il profondo dell’animo scotendolo efficacemente e l’immagine, già ben compendiata nel concetto generale, si rafforza con il contrasto del rumore fatto di silenzi. La forza espressiva di questo gioco porta il lettore a sentire o, meglio ancora, a percepire la fatica dell’autrice nel vivere il sentimento pienamente. Il suo verseggiare sciolto raccoglie, in tutta la propria profondità, una sorta d’analisi introspettiva con cui Eddy cerca risposte, desidera in qualche modo esorcizzare quelle paure, quei dolori che hanno segnato la sua vita e, sinceramente, non si sa se quest’operazione di ricerca abbia dato risultati…l’unico dato certo è che ha portato versi di spessore…
Franco Anelli
Baciami
Baciami
scavami la bocca,
marchiami
l’anima di ardenti baci.
Stringimi
fortemente, fondi
il tuo al mio cuore,
legami
per sempre
a sogni e desideri,
chiudimi
ai polsi manette d’oro
e prigioniera
fammi del tuo amore.
Struggimi
col tuo ardore,
grida
il mio nome
e piangi
lacrime di gioia
nel tuo avermi e
felicemente consumarmi,
notte e dì dolcemente
follemente
vivermi.
(lasciandomi alle mie manette ai solitari sogni a labbra aperte senza lacrime. Siediti e baciami.)
Da versi di una poesia di Manfredonia
Assordanti silenzi
Passano giorni, passano notti
che il tuo bel viso
non un sorriso mi da,
gli occhi socchiusi, lo sguardo perso
fissa i muri bianchi della stanza
senza nulla vedere.
Il respiro sospeso nel petto,
non un cenno, immobile,
sei lì ma non lo sei.
La tua mente vaga,
viaggia, vola attraverso mondi
a me sconosciuti, proibiti
perché solitario è il tuo peregrinare.
Quesiti ti pongo e tu
rispondi con silenziosi comizi
che mi assordano.
Quel tuo muto parlare
è il rumoroso silenzio
che mi trafigge il cuore
e amareggia la strada
per raggiungerti nei tuoi sogni.
Musa di passione
Sarò la tua musa ispiratrice,
oh mio dilètto,
tu, il direttore dell’orchestra mia.
Con le tue abili dita
fai vibrare il corpo mio
come corde di violino.
Fai cantare al mio cuore
una canzone appassionata,
ai miei sospiri fa suonare
una musica flautata.
Spegni i miei lamenti
con baci leggeri come ali di farfalle.
Stringimi tra le tue
forti braccia,
strapazzami di coccole,
rendimi schiava di
questa passione,
e poi insieme cantiamo
il soave inno dell’amore.
Amore folle
Abbracciami come sai
Mordimi il cuore
Obliami la mente
Rendimi
Ebbra alle tue carezze
Feconda dei tuoi baci
Obbediente alle tue voglie
Languida e
Lussuriosa alla passione
E amami, amami follemente.
Giorno dopo giorno
Come foglie ingiallite che
il vento d’autunno porta lontano
i pensieri dal capo si dissolvono
e giorno dopo giorno,
ora dopo ora, minuto,
attimo, un soffio…
il tempo se ne fugge,
la vita passa,
tra sospiri repressi,
tra dolori patiti,
tra amori finiti,
tra gioie fasulle
la vita va e passa
tu nemmeno te ne accorgi.
Ma se speri che i giorni
che muoiono possono tornare
ti sbagli, perché
in un istante ti ritrovi
senza ieri né domani
e ciò che tra le mani ti resta
è un pugno di polvere
e quattro mosche rinsecchite.
Credimi se…
Non ho palazzi,
non ho terra,
né gioielli o ricchezze
da donarti.
Son misera
nulla possiedo,
solo me stessa.
Quello che ho e
posso darti sono
occhi per guardarti,
labbra per baciarti,
mani per accarezzarti
e braccia per stringerti forte.
E credimi se dico
che la mia mente,
i miei pensieri,
il mio corpo,
i miei respiri,
il mio cuore e i desideri
ti appartengono.
Credimi se dico
che sono ricca perché
in cambio di questo
possiedo tutto,
ma tutto il tuo amore.
Ricordo
Sul fondo di un cassetto,
sotto un foglio colorato
un vecchio quaderno ho rinvenuto
che da tempo lì avevo scordato.
Tra le sue pagine chiudeva
tristi ricordi di un lontano passato.
Una foto ingiallita,
un sorriso di donna su un viso
fine e delicato che mi guardava
con occhi da cerbiatto smarrito.
Il viso bellissimo della
donna che ho tanto amato.
Un petalo di rosa rossa
che lei mi ha donato.
Il moccolo della candela
della nostra prima romantica cena.
Lo spartito di una canzone
che tante volte danzavamo.
Un fazzolettino intriso di disperato pianto
al nostro ultimo litigio.
Un bigliettino strappato
con su scritto a grandi
lettere solo la parola:
ADDIO.
Mio Dio, mi chiedo, perché
il nostro amore sì miseramente è finito,
io, lo giuro non l’ho ancor capito.
Girando le pagine di quel vecchio quaderno,
che mille e mille volte ho già sfogliato,
per la stanza si spande
l’aroma intrigante del suo profumo,
poi piano si dissolve assieme
a una voluta di grigio fumo,
che esce lentamente dalla pipa
che stringo rabbiosamente con le labbra,
e tra le dita, cosa ormai mi resta,
solo una foto ricordo
e tanto, tanto amaro in bocca.
Se potessi
Se potessi amarti
così tanto,
tutto il mondo
intorno a te cancellerei.
Con un solo bacio
un marchio permanente
sul tuo cuore di serpente
a fuoco imprimerei.
Tu avido peccatore,
di lussuriosi umori
mai sazio,
con catene d’oro
prigioniero del mio calore
sarai.
Con la mia essenza
di donna ti profumerò,
striscerò sulle tue cosce
i miei lisci fianchi,
a dolci torture
con il corpo ti sottoporrò
fino a che
una sola goccia di pianto
scenderà a bagnarti
il bellissimo viso
e il mio nome invocherai
allora, solo allora
con il mio amore
da ogni peccato
ti assolverò.
L’alba splendeva
L’alba splendeva di mille promesse
sui nostri corpi addormentati.
Il mattino pregno di cento profumi
ci sorprese ancora felicemente abbracciati.
La luce chiara del meriggio
scaldava i nostri visi già imbronciati.
Il vento gelido della sera
con un soffio segnò
l’amaro destino
ne addii, ne inutili pianti
e per sempre fummo divisi.
Mare di vetro
Parole rabbiose
come venti artici
aleggiano
su un mare di vetro
dai contorni opachi,
spezzano come fossero uragani
le vele di dolci ricordi.
Lo sbattere furioso
delle onde scure
ferisce ed uccide
i cuori romantici.
Lei cercava
Lei cercava l’amore
ogni notte con affanno
ma nei sogni il suo volto
mai non vedeva.
Lei cercava di giorno l’amore
sulle facce stanche della gente
che frettolosa di lì passava
ma ciò che trovava era solo indifferenza
Lei cercava l’amore
tra le rose profumate del giardino
e ciò che invece trovava
erano spine e foglie secche.
Lei cercava l’amore
in cima alla montagna
più alta del mondo
e da lassù il suo nome invocava
ma il vento dell’ovest per dispetto
le parole dalla bocca le rubava
e tutto muto rendeva,
con mulinelli di polvere
gli occhi le feriva.
Lei cercava l’amore
tra le onde del mare in burrasca
e ciò che invece sulla riva trovava
era solo tanta desolazione.
Lei cercava l’amore
negli angoli più remoti del mondo
e ciò che invece trovava
era illusione e tristezza.
Lei cercava l’amore
sulla pallida luna ma solo
solitudine e silenzio trovava.
Lei cercava l’amore…
Lei cercava…
Ma nel suo cuore mai contemplava,
niente di ciò che vicino aveva
lei vedeva.
La dolce voce della mamma
non udiva.
La tenera carezza del padre
non sentiva.
E nemmeno guardava il sorriso
sul viso dell’amico
che paziente in disparte
un suo cenno attendeva.
Lei cercava l’amore
ma nulla di nulla mai trovava
perché il suo cuore era spento e più non
viveva.
Voltati
“Voltati”
e tu ubbidisci subito
pronto per me.
Fulmini di passione
t’accendono gli occhi,
il respiro sospeso
mentre ti tocco.
Golosa
bevo i gemiti
dalla tua bocca.
Lunghi cammini
tracciano le dita
sulla pelle accaldata.
L’incendio divampa
dentro di noi.
Il profumo di lussuria
e passione,
qual dolce brezza
si sparge dai corpi
intrecciati d’oblio.
Allora basta attese
e basta giocare.
Guardami,
ora così,
ti faccio mio.
Niente di più intossicante
dell’affogar in lui dolcemente.
Vibrante strofinar di mani
lungo il corpo caldo.
Inebriarsi del profumo
della sua pelle.
Cullarsi nella musica
dei respiri affannati.
Bruciar di passione.
Drogarsi d’amore.
Zitto ascolta
Zitto non parlare
ascolta solo il cuore,
odi come batte,
palpita così forte che
pare voglia uscire dal petto.
Io sono folle,
pazza d’amore per te
e tu non mi vuoi ascoltare.
Ora stai zitto
senti i miei deliri,
o sarò costretta
a danzare nuda
attorno al fuoco
come i neri selvaggi d’Africa.
O mi butterò dall’alto
di una scogliera giù
nelle acque irrequiete
dell’oceano Pacifico.
Non essere un uomo
crudele, toccami.
Solo quando mi tocchi
mi sento donna.
Solo quando sorridi
sento più forte la vita.
Solo quando mi ami
mi sento in Paradiso.
Su cosa aspetti ancora
amami.
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: P. Rafficoni
-Supervisione: Manuela Verbasi
-Autore di Rosso Venexiano: Eddi Braune ladybea48
-Recensione: Francesco Anelli
-Editing: Emy Coratti, Manuela Verbasi
ventinovenovembreduemilaotto
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