"Non ricordo quando fu,
ma venni preso un giorno dal desiderio d'una vita vagabonda,
dandomi al destino d'una nuvola solitaria che naviga nel vento." (Bashō)
Cenni biografici
Livia Aversa nasce a Roma il 26 maggio 1987, città nella quale cresce e studia. Sin da piccola subisce il fascino delle culture straniere ed inizia a studiare il francese. Nel 2001 si iscrive ad un liceo linguistico della sua città natale, dedicandosi allo studio dell'inglese, del tedesco e dello spagnolo. Compie vari viaggi in giro per l'Europa (Francia, Spagna, Germania), trascorre circa un mese in Inghilterra e partecipa ad uno scambio culturale con una ragazza ungherese. In questo modo approfondisce il suo interesse per culture e civiltà diverse dalla sua.
La sua curiosità non cessa mai di crescere e di allargare i propri orizzonti, così, conseguito il diploma, la sua passione per i viaggi, per lo studio delle lingue e per la conoscenza di culture straniere acquisisce una nuova forma: quella della passione per il mondo dell'Estremo Oriente. Attualmente frequenta l'Università di Studi Orientali a Roma dedicandosi allo studio del giapponese. Sin da piccola coltiva i suoi hobby: la passione per la lettura (che la spinge ad approcciare libri dei generi più disparati), per la poesia, per la fotografia e per il disegno.
Personalità introversa, sensibile e complessa individua nelle varie forme di arte un mezzo per esprimere il proprio mondo interiore.
Recensione
…Ed è un mondo interiore molto ricco quello di Livia, ragazza di oggi affascinata dalla cultura nelle sue varie manifestazioni, dai viaggi, dai paesi lontani, ma soprattutto dalla vita. Si definisce “curiosa” e questa curiosità è il punto di partenza delle sue riflessioni,che denotano la sua maturità, ma anche la freschezza della giovane età. Nelle sue poesie le parole scorrono fluide e leggere, toccano con delicatezza emozioni, sentimenti profondi, ricordi, speranze. Esprime la consapevolezza della fragilità dei sentimenti umani, le contraddizioni che ne derivano, e l’innegabile innato bisogno d’amore.
Livia scrive di sentimenti senza scadere nel sentimentalismo. Le note di malinconia si stemperano sempre nella speranza: “un sole tiepido…..cicatrizza le ferite”. Ricorrono spesso nei suoi versi immagini legate alla natura, - il sole, il vento, il volgere delle stagioni, il mare - e ai suoi colori, natura compagna del nostro percorso attraverso la vita. La mia preferita (tra i testi qui pubblicati)- Plasson- in cui Livia coglie in pieno l’essenza del personaggio di Oceano mare, la sua infinita ricerca, la sua sfida e conclude con una domanda a cui si può rispondere solo in modo sottilmente ironico …..questione di musica…
Anestetico
Il vento sfiora i tuoi capelli
accarezzando lievemente il contorno dei tuoi occhi,
trascinando con sé
l’espressione corrucciata del tuo sguardo.
[Mi farò vento]
Un sole timido
si fa scudo di nuvole cineree
In una malinconica mattina d’inverno.
[Mi farò sole]
Sistemi il giacchetto
a ripararti dal freddo,
ad arrestare il gelo.
[Soffierò via il gelo dal tuo cuore]
Un’attesa che sa di vuoto,
uno scorrer di lancette che è nulla
poiché neanche il tempo
riparerà ciò che è già stato.
[Cambierò il corso degli eventi]
Gli alberi sono spogli,
a richiamar la morte,
eppure tutto intorno procede,
indifferente.
[Mi farò primavera]
Ogni strada è una sola strada,
ogni pensiero è solo un pensiero
ogni istante è sospeso
nel gelo malinconico di questa mattina d’inverno.
[Vorrei anestetizzare il tuo dolore]
L’assenza
Dipingo tele bianche
alla ricerca dell'essenza umana,
dipingo tele bianche
tentando di coglier gli occhi del mare.
Il quadro è ben preciso,
è ben inquadrato
ma un particolare sfugge
ed è il principio,
l'essenza delle cose.
Ed il vuoto
pervade l'anima senz'occhi,
invade l'infinito,
oltraggia l'animale
senza principio né fine.
Ed in questa titanica sfida
vittoria e sconfitta sono obsolete,
lo sconfitto è l'uomo sfinito
o l'essere di cui è stata carpita l'essenza?
Questione di musica.
Poesia ispirata dall'omonimo personaggio di "Oceano Mare"
Riflesso sul fiume
Notte.
Magia d'estate
magia di vita
anime che si intrecciano
in trame tessute dal destino.
Silenzio di un attimo
suggellato dal chiaror di luna
timida spettatrice
di magie ancestrali.
Timidamente
due mani si intrecciano
due destini si rincorrono
due labbra si sfiorano.
E la luna
intanto
riflette la sua sagoma triste
sulle scure acque del fiume.
Lacrime di luna
avvolgono ricordi sbiaditi
cicatrici roventi
pensieri ovattati.
E lei
unica testimone
di sogni spezzati
dagli errori del tempo
custodisce
segretamente
la magia di un batter d'ali
in una lontana notte d'estate.
The end
Crepuscolo.
L'aria delicatamente si posa
sulla sabbia tiepida.
Granelli di sabbia si innalzano,
lievemente,
creando impercettibili
vortici di pensieri
nell'aria.
Un sole tiepido
intorpidisce i sensi,
culla i pensieri,
cicatrizza le ferite.
Un raggio di sole
timido
accarezza l'ondeggiare
lieve,
increspato,
delle ultime onde
che si infrangono sulla battigia
all'estremo confine del mare.
Ricordi di viaggio – carri a Firenze
Corre veloce il drago,
occhi grandi e spalancati
fauci enormi e possenti
intessute d’oro splendente
a dare il “la” per le danze.
E il lungarno s’anima
di segreti e bugie
sorrisi e misteri
-alchemiche magie-
con indosso sete scintillanti
e bandiere plurilingue,
svolazzando con candide ali
o cavalcando destrieri medievali,
incrociando finissimi broccati
dall’orlo di gonne infinite
come la scia di un sorriso.
E tutto è concesso
a questo mare in piena di colori,
poiché regina della festa
è sua signoria la Vanità,
in abito verde foresta
ed azzurro mare
-il suono della libertà-
Indossa ali di pavone
-mille sguardi fieri ed altezzosi-
rapisce il vuoto attorno a sé
cancellando i confini del tempo.
E con sguardo penetrante
fissa i suoi occhi nei miei
in un sorriso che è il mondo
-in un mondo di nulla-
finché il candore della notte
non porrà fine a tal giostra di colori
-portando via la tua mano dalla mia-
costringendoti a tornare
maschera.
Il cielo su Berlino
Bianco compassionevole
di un'arcana cecità
come un demone incombe
sul risveglio della malinconia.
Irrequiete tracce
di una luce surreale,
cielo macchiato d'indifferenza
velata d'un tacito consenso.
Alle porte di un incontro
con l'oblio della propria anima
abbandonarsi alla silenziosa solitudine.
Quiete surreale
calma che affligge
e rende ciechi
in uno spazio adimensionale.
Intensità e contrasto
sul suolo bagnato
dal candido gelo della neve.
Senso di abbandono
in una città che corrode l'anima.
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione: P. Rafficoni
-Autore di Rosso Venexiano: Livia Aversa
-Recensione: Mari de Cristofaro
-Editing: Anna De Vivo [Ande]
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