Francesco Anelli [blinkeye62] | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Sfoglia le Pagine

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Francesco Anelli [blinkeye62]

Sono Francesco e 49 anni fa questo mondo mi accolse tra le sue spire...
Non so dirvi se per mia fortuna o sua sfortuna, tendo tuttavia per la seconda ipotesi... sta di fatto però che ero venuto al mondo e quindi valse la pena vivere...
Ovviamente, sto scherzando.
 



Vivo a Milano, dove ho conseguito una laurea in lettere parecchi anni or sono, ora comunque mi occupo d'informatica.
Attualmente sono proprietario di un sito che tratta di sicurezza informatica, ove cerco di dare informazioni utili, atte a preservare il proprio computer da attacchi malevoli...
Amo e non disdegno la cultura e per questa ragione, per diletto, scrivo...

 

 
Nato a Sesto San Giovanni in provincia di Milano il 01 – 09 – 1960. Famiglia di ceto normale. Fin dalla tenerissima età s’intuivano le mie qualità artistiche, infatti mia madre raccontava spesso di me, davanti alla televisione, tenere il tempo musicale delle canzoni che passavano…Avevo tre anni…Poi crescendo tutto si è celato dietro la necessità di una vita difficile e dura. Ho frequentato le scuole dell’obbligo con la naturalezza di un bimbo, poi, giunto alle superiori, i miei decisero di farmi frequentare un istituto commerciale per ragionieri e così percepì il diploma con ottimi risultati. La mia vera natura, tuttavia, era la letteratura. Decisi finalmente di mettermi a frequentare la facoltà di lettere presso la Statale di Milano e lì mi laureai con profitto e per qualche anno collaborai con l’istituto di filologia classica. Ora, invece, mi occupo d’informatica.
 
Francesco Anelli
 

 

 
Gli Amanti 
 
Teme testardo del rio destino lo sguardo
lui che codardo d'amor celava il dardo,
ed or che 'l fato ha ceduto disarmato
il velo s'è alzato e un fuoco l'ha incendiato.<
>Con il desio nel cor aspramente s'allaccia
ed il suo andar così  duramente s'approccia,
tra fili sì sottili di lieve rugiada
pronto a gettar arcano stretto alla preda.
E 'l ragno tesse nuovamente la sua trama
perché presto vi cadan le prede a cui brama.
Ma esse a un rosso fil restan silenti appese
inermi e tremule due anime in amor sospese,
i loro occhi si scambian due arcani
e i loro cuori son uno senza domani.
Lo guardano e dicono:
"Aspetta indarno, tu, stolido ragno,
poiché 'l nostro presente scarno
non ti vuole suo compagno"
sugellando così dell'union la tempesta
che divisi li vuole senza protesta,
ma di dolce passion sconvolta la testa
..una sola anima al fin resta. 
 
 
Si coglie in questa prosa un antico ardore fatto di passioni mai sopite. Il linguaggio poetico è denso di materia, calzante nella ritmica, costantemente teso alla ricerca di un suono che si fa parola. La rima è presente, scandita come dei rintocchi di una campana, ai quali fa seguito il suo eco lontano. L'autore nobilita una forma poetica classica ma c'è parvenza di garbata leggerezza, senza mai venire meno  di una composizione  piacevole alla lettura.
 
 
 
Palpito
 
gioco con i tuoi occhi,
puntati sul mio viso,
ormai stanco dal conto chiarore degli anni.
Come vorrei essere un lampo per saettare
nell'oscurità dei tuoi gravosi patemi...
invece sono solo un bacio che muore sulle tue labbra
Palpito,
esito per il tuo seno gonfio di desiderio;
piegandomi scorgo le pieghe mobili della tua gioia...
il cui ansimo dona ai miei occhi stelle folgoranti:
come nell'amore.
tocco senza decenza le tue labbra,
voltandomi mi sfiori come farfalla
e nel rossore del tuo voglioso sguardo
ritrovo l'apice di una notte calda,
come il fuoco della passione... 
 
 
L'autore esprime con tutta la foga e la passione, l'ardore per un sentimento erotico. Poche parole esaustive nell'esaltare una gioia vitale, desiderio, voluttà e sentimento. Ci si immerge nella poesia lasciandosi andare a brividi d'estasi e immagini suadenti. 
 
 
 
Fata e Gnomo 
 
Difficile interpretare il silenzio, quasi quanto spiegarlo... Racconta cose profonde e sincere. Come ascoltarlo? Chiudendo gli occhi leggendo il cuore … scrutando dentro di sé comprendendo, capendo...accettando! In quel irreale silenzio si muove qualcosa...ombra di dama…Giunge volando, scortata dai raggi di una Luna …lenta incede, trionfando su un giorno che rosso di vergogna con un inchino si congeda...Figlia del vento e della terra del fuoco e dell’acqua...simile a lieve brezza sfiora i petali dei fiori in una muta carezza...in un eterno movimento che ricorda il principio stesso della vita...Si posa sul ramo dell’antica quercia che sovrasta la radura…trae a sé le gambe sottili, vi appoggia i gomiti ed inizia a guardarsi intorno…Il silenzio è il  sovrano di  quella terra, pochi versi di uccelli …un grido fiacco di corvo…Nulla che le paia degno di nota…i capelli rossi disegnano una fiamma viva e gareggiano coi lumi che si irradiano dal suo serico abito viola, paglie di luce che si accendono ad ogni movimento e refolo di vento...Il capo china a lato, mentre un soffio alita verso l’esterno, gocce di candide perle si materializzano per incanto, stende la mano sottile e con una lieve torsione del polso le racchiude nella stessa…Celata  in un alone di bianco incanto è lei, nessun dubbio su chi sia…E’ una fata…Vive da tempo in  questa terra desolata, dove lacrime e tristezza hanno solcato il volto della terra e degli uomini che l’abitavano..Niuno è rimasto qui.. almeno così ella e si dice nel bosco …ove tutti sanno. Densa, acre brezza lambisce le paffute guance di quella fata così gentile. Senz’alcun preavviso lascia quel solido ramo spiccando il volo in direzione del fiume, ambiente a lei molto famigliare. Sbatte le ali velocemente e le traiettorie di quel volo paiono equilibrate e ben dosate. Percepisce in cuor suo che quella natura, da lì a poco, diventerà palcoscenico di vicende burrascose, eppur consapevole di questa verità si porta tuttavia presso il masso vicino allo scorrere dell’acqua, ove è solita riposare…Nel suo volare, da quell’altezza, giungono ai suoi vividi occhietti immagini di un bosco ancora animato da creature gentili e lievi come un sole che riscalda. Una coppia di giovani daini muschiati erra tra i bassi cespugli nella ricerca di germogli freschi per la consueta prima colazione, uno scoiattolo, saltando di ramo in ramo, rincorre una farfalla dall’ali viola e gialle che, svolazzando irregolarmente, rallegra l’aria di quella mattina tersa…Insomma una natura viva, sveglia e pronta a donare respiro al mondo ancora ignaro. Quella creatura del popolo dell’ali abitava quel bosco da tempo immemore e le sue scorribande per le fronde verdi degli alberi secolari avevano conosciuto avventure meravigliose, aveva saputo trarre da esse insegnamenti utili per la vita che stava vivendo…Mentre la sua piccola mente ripercorreva tutti questi ricordi, un refolo di brezza gentile la riporta a concentrarsi sul volo. Vede il masso, che si trova proprio in mezzo al fluire un po’ irruente dell’acqua, pare un’isola in mezzo ad un mare ricco d’anime pronte a donare le proprie esperienze…Con un piccolo cambiamento di traiettoria plana, abbassandosi il più possibile, verso quella roccia, luogo d’avvistamento importante…
 
 
C'è  sempre un intento a dare vita ad una rappresentazione fiabesca dove il lettore può cogliere, se attento, un meta-linguaggio. Non è pura immaginazione di una fantasia libera e sciolta, c'è una profonda meditazione dell'animo universale e la fiaba nasconde significati reconditi, ma svelabili  a coloro vogliano immergersi.   
 
Desiderio sotto pelle
Nella penombra ti vedo...così proverbialmente generosa...con fiumi delicatamente scivolanti sotto gli occhi e con una luce leggermente imbrunita dalla stanchezza del quotidiano, pronta ad accendersi per un bacio e una mia parola....Voliamo nelle parole...nella passione...dammi la mano e aprimi il tuo corpo come un fiore all'alba che porge la sua eterea bellezza...Io, stante in quegli scorci di stelle filanti, mi nutrirò del tuo candore e dei tuoi sottili baci...Dammene con voracità...Io, non satollo, penderò dalle tue pungenti labbra...pronto a gustarne il colore, ebbro di te...Sempre i miei baci ti sollevano e ti schioccano e nella testa e sul corpo caldo ed animoso che vibra di tensione e di laceranti tocchi...E ti porgi a me...in un arco sempieterno, che avvolge il desiderio di me....E con voglia palpitante ti porto in quel gioco che, ogni volta, si rinnova tra languori e rivoli sguscianti di sudore e giace in movenze senza tempo vibrando in un gesticolare appassionato...Sei stupenda, e mentre ti guardo provo euforia indescrivibile...Ti voglio...ti voglio e per sempre. Urlo nella mente...
 
L'erotismo che traspare da questa breve composizione è prepotente e allo stesso momento ha qualcosa di soave, di sussurato, quasi volesse apparire ma non svelarsi completamente, con la forza delle immagini evocate dalla fervida creatività del narratore. 
 
 
Viaggio 
 
"non respiravo aria solo per dimostrare al mondo che esistevo,respiravo il tuo respiro per dimostrarti che esistevi,concreta più di una quercia secolare.Eravamo pronti a partire, il luogo era imprecisato.....la partenza ci aveva messo addossouna frenesia incontenibile, il tuo picchiettare sulla mia spalla mi aveva convinto che il viaggioora era concreto.Ti guardavo come si guarda una bimba e l'aria.....benedetta aria....scompigliava le  tue ciocche inconsulte di profumo di bosco, quello che mi aveva fatto sempre impazzire....quello che avevi al nostro primo incontro.Inalavo, inalavo profondamente e, in quel gesto vitale,percorsi il tuo pratofatto di pelle soffice, vellutata, rosea e pazzamente eccitante.....Io ero lì, davanti al bancone, che guardavo la hostess dal nasino all'insùe pensavo al tuo corpo gesticolante......lì a due metri da dove ero.Aria, aria, aria........un sguardo d'intesa, un occhiolino provocante, un ammiccamento di natura......e noi, tra qualche ora, distanti da qui....su un'isola piena di sole, piena di mare, piena di natura, piena di tranquillità………..lontano da tutto...ma soprattutto piena di noi.........Aria nuova, aria di felicità....."
 
 
La libertà dell'autore si fa sentire in questo brevissimo e intenso racconto. C'è sempre il registro dell'ammaginazione che spazia e si concede per visioni senza confini. Un inno alla libertà del proprio animo in cui prende forma l'inno alla gioia.
 
 
 
La partita

 

La lieve brezza spirante portava con sé le voci festanti di bimbi in vacanza; ed io, altresì quella mattina, mi trovavo nel cortile di casa. Sorridevo al sole, già alto nel cielo azzurro, e speravo di conquistare nel gioco le sicurezze di un bambino di quell’età.  Mi sarebbe piaciuto moltissimo prendere parte alla partita di calcio di quel giorno. Il gioco del pallone era la mia grande passione e, anche se non avevo la certezza di parteciparvi, ero ugualmente entusiasta. L’eco delle voci provenienti dagli altri cortili, divenuti anch’essi campi da gioco, alimentava il mio desiderio di giocare. Dopo le solite discussioni d’inizio partita, l’incontro ebbe il via. Mi gettai subito nella mischia e la mia squadra, anche quella volta, vinse con un mucchio di segnature……..
 
 
Un ricordo della propria infanzia diventa pretesto per evocazioni d'altri tempi. Sono sprazzi di un'anima candida e nel gioco descritto traspare tutta la proropente vitalità di una giovane vita.
 
 
Estate

 

Nelle estati torride e afose, quando il sole riscalda la natura festosa, mi piaceva guardare il fieno pieno d’insetti ronzanti e i riflessi abbacinanti dell’acqua del torrente. Coricandomi lungo le rive di quel rivo, ascoltavo il vociferare degli uccelli, appollaiati sui rami degli alberi circostanti, e amavo cercare di svelare i possibili segreti racchiusi in quel loro frenetico dialogare, senza comprendere tuttavia che lo stesso racchiudeva un mistero insondabile, impenetrabile e agli umani sconosciuto. Ero ancora troppo piccolo per intuirlo. Amavo altresì volgere gli occhi verso il cielo stellato, sorprendendomi ogni volta per la sua bellezza e l'oscurità punteggiata. Spesso piangevo davanti alla crudeltà di un roboante temporale estivo e, ad ogni feroce colpo di tuono, mi andavo a nascondere nelle gonne di mia madre, che con serenità amorevole, stringendomi forte al petto, nell’orecchio dolcemente mi sussurrava: “E’ Gesù che gioca alle bocce, non devi avere paura”. Solo ascoltandola e guardandola negli occhi provavo meno timore………..
 
 
Un racconto agreste e meditativo. Il pensiero dell'autore è piacevolmente nostalgico e a tratti malinconico, dove lascia spazio a ricordi dolci della sua infanzia. Gli occhi del bambino registrano quello che l'adulto trasforma in prosa narrativa. Brevissimo racconto con un finale struggente che regala il sorriso a chi si sofferma alla lettura. L'autore esprime costantemente nella sua opera complessiva, un forte attaccamento a valori e principi , in cui pare evidente l'esaltazione e la difesa di sentimenti puri, gioiosi, vitali. C'è amore per ciò che appassiona e sa trasmettere al lettore una calma interiore e meditativa.  
 
 
 
Tutte le opere di questo autore sono segnate dall'intenso rapporto che si percepisce nei confronti dell'amore per la vita, declinata nelle sue espressioni. Vitale e nostalgica, malinconica e felice, sensuale, dove tutto nasce dal cuore e dall'animo di una persona attenta  al suo passato, presente e tesa verso nuove aspirazioni e conoscenze. La scrittura è poetica e di facile presa, dalle tinte pastello, paragonabile  ad una  raffigurazione pittorica

 

Roberto  Rinaldi

 

 

C’era una volta un professore universitario a cui i genitori diedero un nome santo: Francesco, il signore degli Anelli. Non sapendo bene a cosa andasse incontro, ebbe l’intuizione magnifica di accettare l’invito d'una sorridente Manuela di entrare nella redazione di Rosso Venexiano verso ottobre 2006, quindi se non erro, conobbe i redattori della prima fase di Rosso, una gran bella squadra di st... upendi poeti molto capaci e un matto  vero, che la perseguitò per due anni, si affezionò profondamente a Manu, penso proprio per aver vissuto tale periodo.

 

Egli entrò nella sopracitata redazione ed accortosi che di Francesco ve n’erano almeno altri due, decise di farsi chiamare Franz, anche per darsi un tono militaresco da buon professore, pensando di metterci tutti in riga. Ben presto, fu sommerso da decine di recensioni da fare agli autori di Rosso Venexiano, a volte, coi suoi occhi azzurri alla Paul Newman, pianse lacrime di sangue per trattenersi dall’esprimere il suo vero sentire limitandosi a rigettare alcune proposte davvero difficili, oggettivamente impossibili, del resto, pensava, vabbè essere cortesi e comprensivi, ma non tutto quello che si scrive è poesia, non tutti coloro i quali scrivono, sono poeti, ed io lo faccio gratuitamente,  non ho peccati gravi da scontare, quindi c’è un limite a tutto.

Per fuggire alle recensioni impossibili, escogitò e propose di occuparsi di didattica che inizialmente fu relegata in un blog aperto apposta, una specie di Harlem lontanissimo da Frammenti (poi naturlamente e giustamente, a gennaio 2009 integrato per decisione di Manuela)   ed un laboratorio letterario, di scrittura narrativa, sempre su Frammenti che prese il volo e si diede un tono (un bel rosso vivo). Terrorizzato  perché quasi azzannato al polpaccio da Manuela, iniziò a scusarsi già nella prima riga per quanto avrebbe scritto nella seconda, dopo che ben due brave quanto permalose autrici lasciarono il Rosso, perché aveva espresso, ritenendo d’avere a che fare con persone normali, dimentico che qui di normali ce ne sono davvero pochi (e vuoi che siano proprio tutti da noi?) una opinione peraltro legittima e con cognizione, non supponendo che alle autrici e agli autori spocchiosi non devi far sapere quanti calci meriterebbero nel sedere.
Ridendo e scherzando, il laboratorio ebbe grande successo, non tanto quantitativamente che sinceramente è la cosa che ci preme di meno, quanto qualitativamente, giacché dapprima  trattato con diffidenza (quando uno si mette a fare il prof, tutti i prof lo stroncano)  e poi via via con trasporto ed amicizia, seppe legare i “geni di Rosso”, quattro figuri che sono un grande tesoro per noi,  di cui vi racconterò nei prossimi giorni. Questo racconto per farvi conoscere il nostro amato, buono e preparato nonché gran bel gnocco, Franz alias blinkeye62 (ma lui è del 60), al quale la sottoscritta deve moltissimo a livello umano soprattutto, ma anche per aver elevato culturalmente il nostro salotto che grazie ai suoi interventi e ai suoi banchi, di sicuro può fregiarsi d’essere culturale. Grazie amore di un Franz, non commuoverti che è tutto vero… ti abbraccio forte.

Francesco è persona di grande umanità. Nella nostra redazione dal 2006 ha visto nascere e collaborato alla formazione di Rosso Venexiano dando un contributo importante in momenti davvero difficili ,  creando e gestendo il Laboratorio di scrittura narrativa, dando una mano alla selezione della prosa per la biblioteca Frammenti, preparando le lezioni di didattica, e regalando commenti precisi alle opere degli Autori di Rosso Venexiano. Da parte mia e di tutta la redazione, un sentito ringraziamento e un fortissimo abbraccio di stima ed affetto sincero.

 

Tua amica Manuela

 

 

 

 

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Autore di Rosso Venexiano: Francesco Anelli
-Recensione: Roberto  Rinaldi
-Editing: Manuela Verbasi
 

-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

 

 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 3171 visitatori collegati.