Il volto di Sonia - Miresol | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il volto di Sonia - Miresol

Ore 7.30, Lambrate, bar della stazione, sono arrivata in anticipo. Mentre bevo senza fretta il mio cappuccino, osservo volti, capto discorsi, rubo indiscreta la vita degli altri.

“Lo sai che mi chiamo Sonia, allora non dirmi cara, lo vedi che mi fa arrabbiare. Ti prendi troppa confidenza. È vero, ci conosciamo da tempo, ma tra noi non c’è mai stato niente, forse ti piacerebbe, mi accorgo da come mi guardi”.
La ragazza al tavolino ha voce risoluta e gambe lunghe, magre, fasciate dai jeans stretti e sbiaditi. Sta parlando con un uomo, lui mi dà le spalle e non gli vedo l’espressione, né lo sento rispondere.
“Questo nome l’ha scelto mia madre, perché non perdessi i sogni. Io non sono come l’Annina, non mi accontento di poco Così ho smesso il lavoro al locale, ogni sera stessa vita di merda, portare drink ai clienti, sentirmi chiamare cara, sì come fai tu adesso, magari farmi toccare il culo”.
Ha un viso allungato, Sonia, dai tratti forti, irregolari e i capelli raccolti ne accentuano la disarmonia.
“Ho conosciuto un tipo,  sai quello delle foto, me ne ha scattate tante, una l’ho appesa sopra il letto, di fianco alla Madonna. Già, a sinistra la sua faccia, a destra le mie tette, sì solo quelle ché non mi si vede in viso.”
Ride sfrontata, ma ha occhi scuri, sporgenti, vivi e l’espressione tragica da teatro greco.
“Mica me l’ha fotografato, mi ha fatto mettere un velo nero, per lui così sono misteriosa, mi trova più eccitante. Poi mi ha ripreso di spalle, diceva che ho una bella schiena, ma guardava più in basso, già, siete tutti uguali. Però è un artista, me l’hanno garantito, ieri ho mandato le foto a quel concorso, adesso sto aspettando”.
Si accende una sigaretta, ha dita secche e nervose; aspira avidamente, quasi non le bastasse l’aria, poi si alza, va al bancone a chiedere qualcosa.
L’uomo la segue con gli occhi, soppesa, misura, forse scommette su come e  quando l’avrà davanti a sé, nuda.
 
Non so se a far parlare Sonia in quel modo è l’orgoglio per il corpo o il desiderio che qualcuno l’ami finalmente per il viso. Potrei avvicinarmi a lei, dirle che l’ho osservata a lungo, che sulla sua fronte ho cercato di indovinare la sua storia, ma non saprebbe che farsene del mio sguardo complice di donna. Mi guarderebbe con diffidenza, leggerebbe nei miei quarant’anni, nelle mie parole, una qualche forma di invidia, un’allusiva ironia.
Così rinuncio all’idea un po’ bislacca che mi era venuta di scattarle una foto con la macchinetta che mi ero portata in viaggio, per poi regalargliela. Avrei restituito alla sua immagine gli occhi scuri, le sopracciglia aggrottate, il viso malinconico, perché certi misteri rimangono e continuano a incantare anche senza il filtro banale di un velo.
Avrei: condizionale presente che declina rapidamente al passato.

Ore 8.00, il diretto per Fidenza è in arrivo: là mi aspetta un’amica. Partiremo per una vacanza benessere, andremo a santificare il corpo, con fanghi, massaggi, creme e tutto il resto, ché bisogna contrastare il tempo.
“Cara Sonia, in fondo non siamo così diverse” sussurro tra me e me, prima di salire sul treno.

Miresol


Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Editing: Alexis, Livia Aversa
-Immagini tratte dal Web
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