L’anacoluto di dio
Che la luna si trasmuti
di suo o che un chiodo di luce l'àncori allo sfondo dell'ora nera smaltata che la pentola lassù procrastina al turnover dello scuro e del chiaro. Che le nubi Sempre troveremo saremmo in quell’assoluto l’anacoluto di dio? © Gil
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I colori delle vocali
In una sua poesia Rimbaud assegna un colore diverso a ogni vocale. Secondo il poeta, il senso delle vocali si può riassumere così: A, nero; E, bianco; I, rosso; U, verde; O, azzurro. Egli usa poi questa tabella con paralleli basati sull'esperienza sensoriale. A tale proposito, Ernst Junger nel suo saggio L'elogio delle vocali fa questa considerazione: "Poiché Rimbaud possiede uno sguardo che sa spingersi anche al di là della pura sfera artistica abbiamo qui un sintomo della profonda diversità fra le lingue. In ogni caso, ci sentiamo piuttosto inclini ad associare la A e la O al rosso e al giallo, colori di luce, mentre la I e la U sono più vicini ai colori della terra". E ancora: "Nella sua Filosofia della composizione Poe definisce la O la più sonora delle vocali. La A è l'aquila, la O è il falco dell'universo sonoro". "Noi usiamo per la O un ideogramma che riproduce la forma dell'occhio". Secondo Junger, infine, la A significa verticalità e ampiezza, la O altezza e profondità, la E il vuoto e il sublime, la I la vita e la putrefazione, la U la generazione e la morte. Nella A invochiamo la potenza, nella O la luce, nella E l'intelletto, nella I la carne e nella U la terra materna, i sepolcri, l'età remota di Saturno. Concludiamo con la bella frase di Jacob Grimm, secondo cui "alle vocali nel loro insieme va attribuito un carattere femminile, alle consonanti un carattere maschile".
© flymoon
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D'aspre gemme
Giallo di foglie cadute
ottobre ha tutto il colore da stingersi intorno. Nel folto di un sentiero aperto da un raggio pungente e caldo di luna. Occhi rossi di braci Lungo le gambe nude © Clivia
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Rosso
Ecco adesso il quieto lavacro di sole
la calda carezza insistita che trascolora di rosso lo sguardo Indifferenziato gesto d'amore © francaf
Pareva una stagione
Pareva una stagione, questa tua, di blu
parentesi adottata con la vita che cammini scevra/ feste d’imperio al rosa astaride La fragile inquietudine rovesciata a fronte/ per guardarsi gli occhi ancore di sera © taglioavvenuto
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il senso scarlatto del potere
aveva l'odore della carne e dell'aurora. se le due cose si fossero potute sentire vicine, sullo stesso piano, si sarebbero confuse inalando lo stesso senso roseo e sensuale. si muoveva ondeggiando e stemperandosi nelle lenzuola come fanno le bianche nuvole di marzo quando girano sopra la testa sfilacciando il cielo blu. sulle labbra era apparso un movimento appena percettibile di vittoria, sì, il colore rosso ne aveva proprio la forma. La forma del potere. una linea appena allungata divideva la bocca e si rialzava agli angoli creando due minuscoli punti ombrosi. piccoli, ma unici, nel resto del rosa. due piccoli punti potevano spiegare, contenere, realizzare... tanto senso scarlatto di potere? ma poi, se si seguiva il suo sguardo, indugiando lentamente... lentamente.... lentamente...e si raggiungeva l'altra sponda del giorno, dove i raggi aranciati zigzagavano sulla schiena inerte, dove il respiro raccontava ancora di guerra, dove il calore si confondeva con la resa.....beh, proprio lì stava il suo sigillo. il suo regno. allora si, che si riusciva a capire quell’insostenibile, rosso, turgido, sorriso di conquista.
© greamer
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Vinile
sono vinile a solchi,
che le tue mani suonano con questo motivetto di musica da camera e l'antracite accorda allora a verde mela, o forse a sole caldo in una tammurriata rossa di tramonto sono una nota di colore autentico © prato sintetico
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Vi siete mai chiesti
Vi siete mai chiesti
di che colore è il silenzio quando lascia le sue pause quando vibra nell’ignoto o si trastulla su un sorriso quando sbaglia il suo linguaggio Di che colore è il silenzio? © iry50
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Dipinto incompiuto
cento telai ho rotto
e cento tele lacerato mille tubi di colore ho già schiacciato pennelli e spatole buttato e questo imbiaccato teso immacolato rimanda il mio sguardo perso impallidito. tirato l'orizzonte alla metà di getto spando lo sfondo azzurro sfumato in celestino ma erutta, su dall'anima tocco dopo tocco pervinca viola blu scuro profondo e allora le montagne vengon nere i ruscelli scorrono di lava gli alberi scheletri da altrove e nulla di vivo mi viene da pittare. Allora un taglio al centro uno spacco da allargare porta a un mondo altro che non so pigliare se vita è quella che vivo ed ho vissuto di lì potrà passare. © brunaccio2
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Il viola
Dovessi scrivere un colore, deciderei il viola, lo porrei a spirale come un valzer lento, gli darei un'anima di vetro, lo intingerei di mirtillo. Avrebbe la forma dell'uva e il gusto pieno e ripetuto del mare in tempesta. Baluginato e diluito in boccette rifinite come fianchi, sottomesso agli slanci ellittici, in variabili spaziali di funzioni lisce, sarebbe ordigno prugna a coinvolgere o sconvolgere.
© Manuela
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- Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
- Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi - Selezione testi a cura di Alexis - Autori di Rosso Venexiano - Editing: Anna de Vivo -tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto |
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