♦Le opere sono visibili a tutto schermo cliccando sulle stesse♦
Enrico Ganassi vive e lavora a Rondinara, un ambiente che gli consente ancora un vivo contatto con la natura e le stagioni. Il tema dell’ambiente e la denuncia della sua distruzione progressiva ad opera dell’uomo sono sempre stati al centro della sua poetica artistica.
Egli opera ne! settore delle arti visive dagli anni Settanta, segnalandosi per la tecnica pittorica curata e progressivamente perfezionata nell'utilizzo della pittura ad olio e per la coerenza dell’impegno civile e morale espresso nelle sue opere.
L’artista non si fa illusioni sul destino dell’uomo e presenta spazi profondi, segnati da colori iperreali, netti, crudeli, senza sfumature, tuttavia dalle crepe di tali paesaggi inquietanti nascono delle cortecce d’albero, delle foglie, dei fiori, gli orizzonti si popolano di tenere immagini di uccellini, simboli di una speranza sul futuro dell’umanità, che non vuole morire.
Gli sfondi delle tele si spalancano in baratri improvvisi, che ci proiettano al di là del quadro, inoltrandoci in dimensioni sconosciute. Ganassi ha voluto penetrare nei mistero dell’ignoto e vi ha trovato le terribili visioni dell’Apocalisse, che egli ha dipinto nei corso di sette lunghi anni di fatiche e di lavoro. Nell’autunno del 1991 ha presentato con grande partecipazione di pubblico le tele sull'Apocalisse in una mostra personale tenuta nella Sala Esposizioni del Comune di Reggio Emilia all'Isolato S. Rocco.
Il consenso caloroso espresso dai visitatori della mostra ha aperto a Enrico Ganassi nuovi orizzonti artistici e offerto nuovi stimoli per continuare nei suo impegno di artista e di uomo anche per gli anni a venire.
Ti mette subito a tuo agio. Ti fa accomodare su di una vecchia sedia di fronte al cavalletto sul quale cominciano a susseguirsi le tele di tanti anni fa o di pochi giorni.
Un attimo prima adagiate contro le pareti di questo minuscolo studio, le tele si sollevano in una danza della vita, animate dalle parole del loro autore.
Lui le riconosce dal tatto, ognuna è come un piccolo figlio prodotto dalla mente.
Dai primi lavori, dove il tratto “impressionista” coglie gli elementi della natura o compone l’autoritratto, si passa presto ad una elaborazione cerebrale delle forme e dei temi sino alla creazione di uno stile personale inconfondibile, intriso di simbologie e di contenuti.
Per lunghi anni, una linea quasi retta frastagliata su un lato ha rappresentato su ogni tela il “baratro”: qualunque soggetto si muovesse al di qua del baratro era consapevole dell’ignoto che attende ognuno di noi.
In una sola linea l’artista ha saputo simboleggiare tutte le angosce, le ansie, le paure del genere umano. Allo stesso modo ha voluto ammonirlo. A volte le tele ci parlano con linguaggi semplice, altre volte richiedono maggiore concentrazione al fine di cogliere ciò che racchiudono. Ricorrono tematiche legate ai problemi di carattere sociale e politico della società contemporanea. Sottofondi grigi e nebbiosi a rammentarci il degrado delle città deformate dal cemento e dallo smog. Una siringa schiacciata dallo scarpone a denunciare
il rischio droga. Il volto di Hitler, per metà teschio, per avvertirci che tragedie quali il nazismo possono risorgere. La “madre di cristallo”, il televisore, come un surrogato di genitore che plasma pericolosamente la mente dei nostri figli. Inquietanti figure semiumane a raffigurare lo smarrimento e la solitudine dell’uomo.
Ma non mancano qua e là segni di speranza, come il sole, il gabbiano che solca il cielo di tante tele, l’inconfondibile rosa rossa a simbolo immortale dell’amore, tre uccellini ancora nel nido a rappresentare i figli di questo amore, l’uovo che è vita, il tutto immerso in colori intensi e definito dal tratto deciso.
Trasformare una muta tela di lino in quadro significa per Ganassi comunicare con la gente, quella lontana e quella con cui vive a stretto contatto le giornate della vita.
E’ come se la sua profonda sensibilità gli consentisse di rubare per un attimo all’animo umano una particella di intimità.
Il processo della rappresentazione richiede così uno sforzo cerebrale talmente intenso da lasciarlo poi svuotato, spossato, solo di fronte all’immensità che lo circonda.
Ora il baratro è scomparso.
Il lungo cammino verso il compimento dell’illustrazione dell’Apocalisse di San Giovanni ha portato l’autore ad andare oltre quella linea spezzata, cogliendo un impulso di vita sempre più forte, alla ricerca di una risposta alle angosce dell’uomo e con la speranza dell’esistenza di un mondo diverso.
Dopo di che, alcuni mesi sono stati necessari per passare ad una fase nuova, un’ulteriore maturazione ed affinamento delle tecniche stilistiche.
Le ultime opere si nutrono di una luce calda, avvolgente, che infonde la suggestione di un mondo nuovo, forse la “terra promessa” o la dimensione eterna.
E’ un passaggio intellettuale a simbologie più sottili ed efficaci, a linee sinuose che creano forme nelle forme, la cui plasticità, sottolineata dal colore, rivela immagini inaspettate, a volte ambigue. Perché ambigua è la realtà stessa. E difficile è capirla.
L’artista ci offre le sue chiavi per interpretarla mettendoci in guardia di fronte a nuovi idoli ingannatori che precludono il cammino verso la purificazione.
Questo è l’intento di Ganassi: un omaggio all’arte per se stesso e per l’uomo, ben lontano dai condizionamenti e dalle regole del commercio.
Una voce sincera, oggi quanto mai preziosa
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-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Editing: Manuela Verbasi, Emy Coratti, Anna De Vivo
-Segreteria: Eddy Braune
-Dipinti di Enrico Ganassi
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