Scritto da © Manuela Verbasi - Sab, 13/11/2010 - 21:45
Francesco Scaramuzza nasce a Sissa il 14 Luglio 1803 da Nicolò e Marianna Benedetta Frondoni. Sin dai primi anni di studio, il giovane dimostrò una spiccatissima predisposizione al disegno tanto da indurre i genitori ad iscriverlo al corso di pittura della Regia Accademia di Belle Arti, dove in seguito ottenne anche un cattedra.
Vinse, durante gli studi, vari premi fra i quali un corso di perfezionamento a Roma, dove realizzò i suoi primi lavori: la grande tela raffigurante Silvia e Aminta (1828, conservata nella Galleria Nazionale di Parma) e San Giovanni Battista nel deserto.
Ritornato a Parma nel 1830, dipinse quadri ed affreschi fra i quali: - La presentazione del tempio (1831, Chiesa della Beata Vergine del quartiere di Parma); - San Rocco guarisce gli appestati (Chiesa di San Rocco a Parma) - La vergine col Bambino e Sant’.Ilario (1832, Chiesa di Sant’Ilario di Baganza); - Amore e psiche (1833, Galleria Nazionale di Parma) e San Martino (1833, Chiesa di Noceto).
Nel 1836 partecipò all’Esposizione di Milano con un quadro rappresentante l’episodio dantesco del Conte Ugolino. L’opera interessò vivamente il pubblico e la critica e fu l’incentivo per concretizzare l’idea, forse già da tempo maturata, di affrontare lo studio dell’intera opera dantesca. L’illustrazione della Divina Commedia, la sua opera più importante, consta di 243 cartoni così suddivisi: 73 per l’Inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso.
Fu esposta per la prima volta a Parma nel 1870, non ancora compiuta ma già a buon punto per poter essere giudicata un capolavoro. Purtroppo però il suo lavoro subì una sosta proprio nel momento in cui Gustavo Dorè (disegnatore, incisore, scultore francese), a conoscenza del programma dello Scaramuzza, pubblicò le proprie illustrazioni dantesche che gli procurarono un grande successo.
Dopo la pubblicazione delle tavole del suo antagonista, Scaramuzza comprese che una sfortunata concomitanza di eventi aveva tarpato le ali alla supremazia della sua opera e questo fu il dramma della sua vita.
Gli encomi, le lodi, i riconoscimenti per quadri ad olio e le decorazioni murali lo lasciavano indifferente. Nello sconforto Scaramuzza continuò nella sua fatica portando a compimento i tre grandi temi del poema dantesco con il dipinto di San Bernardo nel 1876.
Parallelamente all’impegno di illustratore di Dante, Francesco Scaramuzza svolse un’attività pittorica di cui restano valide testimonianze nella Pinacoteca di Parma, in diverse Chiese e in collezioni private sparse in Italia ed all’estero. Francesco Scaramuzza morì a Parma il 20 Ottobre 1886.
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Alcune sue opere | |
Sincerità, china su cartone (cm. 160x110), 1841. Cartone preparatorio per gli affreschi di Selvapiana - Parma, collezione Perizzi. |
La Madonna bacia il Bambino, olio su tela (cm. 100x74), 1868. Parma, collezione Perizzi. |
L'Assunta in cielo, olio su tela (cm. 440x320), 1846 Chiesa Collegiata di Cortemaggiore (Piacenza) |
San Martino, olio su tela (cm. 50x35), 1832 Parrocchia di San Martino a Noceto (Parma) |
Dante uscito dalla selva, |
Dante soccorso da Virgilio Biblioteca Palatina di Parma |
-editing di Anna De Vivo | |
- ricerca sul web di Manuela Verbasi | |
- correzioni di Antonio Ragone |
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