Scritto da © Alexis - Dom, 13/06/2010 - 17:40
I rintocchi dell'orologio emanavano la propria eco fra le fenditure del legno che ammantava la stanza.
Il silenzio, fitto come una coltre di nebbia, impediva che i rumori divenissero assordanti, ovattava quel ticchettio trasformandolo nell'unica colonna sonora possibile per quei pensieri tumultuosi, ma al contempo incredibilmente vuoti, orfani di voce.
Ed era così che lo sguardo si perdeva fra le trame di una luce fioca, ma calda, entro cui l'occhio vagava e cadeva di tanto in tanto pur non vedendo nulla all'infuori di sé.
- La proiezione di un pensiero circolare, che aggrotta la fronte e spegne la percezione dell'intorno per ritorcersi sulle proprie spire, come un voluttuoso serpente che si annoda sulle travi, lasciando di sé solo una lieve, umida, traccia. E quando finalmente la coscienza si distoglie, si osserva la solitudine di una stanza piena di urla e priva d'emozione. -
Il silenzio, fitto come una coltre di nebbia, impediva che i rumori divenissero assordanti, ovattava quel ticchettio trasformandolo nell'unica colonna sonora possibile per quei pensieri tumultuosi, ma al contempo incredibilmente vuoti, orfani di voce.
Ed era così che lo sguardo si perdeva fra le trame di una luce fioca, ma calda, entro cui l'occhio vagava e cadeva di tanto in tanto pur non vedendo nulla all'infuori di sé.
- La proiezione di un pensiero circolare, che aggrotta la fronte e spegne la percezione dell'intorno per ritorcersi sulle proprie spire, come un voluttuoso serpente che si annoda sulle travi, lasciando di sé solo una lieve, umida, traccia. E quando finalmente la coscienza si distoglie, si osserva la solitudine di una stanza piena di urla e priva d'emozione. -
Rembrandt, Philosopher in Meditation, 1632.
Alexis
13.06.2010
13.06.2010
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