Si faceva chiamare Divina Imperia e parecchi cardinali si contendevano le sue grazie: il suo vero nome era Lucrezia, nata a Roma da Diana Corgnati, una cortigiana di basso rango; suo padre, Paris De Grassis, era maestro di cerimonie alla corte pontificia e proprio la casa paterna diviene dal 1497 il salotto della cortigiana Lucrezia. La sua bellezza ispirò Raffaello per il dipinto “Il Trionfo di Galatea”; cultura e raffinatezza le assicuravano una clientela eccellente tanto che alla sua morte numerosi furono gli epigrammi scritti in sua memoria. Se Imperia può essere assunta ad emblema della cortigiana raffinata ed aristocratica del Cinquecento, molte sono le figure femminili dedite a questa professione anche nella Roma pontificia del Seicento. Un secolo travagliato anche per la città eterna, in cui papi, cardinali e signori tengono conviti all’insegna del lusso più sfrenato, fioriscono le mode provenienti dalla Francia e dalla Spagna e allo stesso tempo, la popolazione viene falcidiata dalla peste e carestie. “Roma barocca: moda, costume e festosi conviti, cardinali e cortigiane” è il titolo della conferenza che Sandra Fiumi, responsabile della didattica presso la Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le Province di Bologna, Ferrara, Forlì – Cesena, Ravenna, Rimini, terrà il 5 novembre alle 18.00 al Centro Trevi (Bolzano). Un viaggio per parole ed immagini che tratteggerà luci e ombre, grandezze e miserie di Roma città del diciassettesimo secolo, che si svolge nell’ambito della mostra “Respiro Barocco. Un viaggio nella Roma del '600” I capolavori di Palazzo Barberini di Roma, al Centro Trevi di Bolzano, in corso fino al 12 dicembre.
Sandra Fiumi, che cosa caratterizza la vita e i costumi del Seicento e cosa li differenzia da quelli del secolo passato?
I cambiamenti, rispetto al secolo precedente sono rilevanti. Bisogna tener presente che il Seicento è prima di tutto il secolo del soldato: un secolo di guerre, in cui l’Europa conosce solo quattro anni di pace. In un’epoca violenta, in cui la vita perde valore, i costumi diventano ovviamente più rilassati; si perdono le inibizioni, bisogna godere finché si può…
E la Roma del Seicento?
La Roma del Seicento conobbe la pestilenza e la miseria, ma anche il lusso più sfrenato, le feste e i conviti più sontuosi. Il diciassettesimo secolo fu scandito da cinque giubilei, ricorrenze assai importanti, che richiamavano nell’urbe un flusso sterminato di pellegrini. Nel 1650, anno in cui si celebrò il quattordicesimo giubileo indetto da papa Innocenzo X, accorsero a Roma i massimi esponenti politici dell’epoca.
Un esempio?
La Regina Cristina di Svezia, la cui visita in Italia e a Roma è ancora oggi ricordata come un festoso trionfo e per il fastossissimi banchetti offerti dai signori e dal papa stesso. Era nota come donna di eccezionale cultura, detentrice di forti legami con l'Europa dotta e di una biblioteca e quadreria molto fornite.
Che influsso ebbe questo incredibile transitare di persone sui costumi dell’epoca?
Roma, assieme a Venezia era una delle città più mondane e cosmopolite d’Italia: se la Serenissima attirava mercanti da tutto il mondo, la città eterna non era da meno, grazie alla presenza della sede papale e del clero. In queste due metropoli si registrava una grande presenza di uomini soli, il che significava una grandissimo numero di prostitute, o meglio di cortigiane.
Da che ambiente provenivano le cortigiane dell’epoca?
Certamente non provenivano da ceti elevati, altrimenti non sarebbero state costrette a praticare questa professione, ma è indubbio che esistesse una netta distinzione tra quella che già nel Cinquecento veniva chiamata la cortigiana “onesta” e quella che veniva chiamata cortigiana da “candela”.
In che cosa si differenziavano le une dalle altre?
La cortigiana “onesta” aveva un modus operandi, una preparazione accurata, sapeva cantare, suonare uno strumento, a volte comporre in versi, era istruita nelle fini arti dell’intrattenimento. Una di queste fu per esempio Alteria, che si uccise giovanissima. Una professione che come ci insegna Boccaccio, si tramandava da madre a figlia. C’erano poi le cortigiane da “candela” ovviamente più modeste e a buon mercato, che avevano una stanzetta malamente illuminata e non possedevano altra abilità, oltre a quelle richieste ad una cortigiana.
E poi c’erano, ovviamente, delle vere e proprie signore, che potevano appartenere anche alla cerchia della nobiltà, che intrattenevano delle relazioni o delle affettuose amicizie con cardinali o alcuni nobil signori, ma queste ovviamente non erano considerate delle cortigiane!
di Barbara Gambino
a cura di Roberto Rinaldi
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