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Edoardo Sanguineti

poeta omaggio Sanguineti
 

«La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina»

Sanguineti: un genovese.
Figlio unico di Giovanni, impiegato di banca, nato a Chiavari e di Giuseppina Cocchi torinese, si trasferì all'età di quattro anni a Torino, città nella quale il padre aveva trovato un nuovo impiego come amministratore cassiere presso la tipografia Doyen & Marchisio. Era ancora bambino quando, durante una normale visita di controllo, gli venne diagnosticata una grave malattia cardiaca. La diagnosi si rivelò in seguito errata ma questo episodio ha condizionato per lungo tempo lo stile di vita del poeta. A Torino abita uno zio di Edoardo, Luigi Cocchi, musicista e musicologo, che aveva conosciuto Gobetti e Gramsci e aveva collaborato alla rivista L'Ordine Nuovo e che sarà il primo punto di riferimento per la formazione del giovane. A Bordighera, dove il giovane trascorre le vacanze estive, Edoardo frequenta il cugino Angelo Cervetto, appassionato di musica che gli trasmette la passione per il jazz. Nel frattempo, in seguito alla pertosse che aveva contratto, il giovanissimo Edoardo viene visitato da uno specialista che individua l'errore diagnostico del quale era stato vittima. Edoardo è sanissimo e da quel momento deve fare intensi esercizi fisici per recuperare il tono muscolare. Ginnastica, bicicletta, tennis saranno da quel momento gli sport che dovrà intensamente affiancare allo studio anche se deve rinunciare alla sua primaria ispirazione: quella di dedicarsi alla danza.
Recensione
Come si può scrivere una recensione dopo che tutti i media hanno detto e pubblicato su Edoardo Sanguineti tutto il possibile dello scibile umano? La notorietà e l’importanza del poeta travalicano i confini della comune necessità di comunicazione. Aldilà delle poche note biografiche che potrei pedissequamente inserire ma che ritengo essere inutile esercizio di ripetizione, poiché è sufficiente attingere da qualsiasi recensione già pubblicata o dal web direttamente, cercherò, da umile lettore e utilizzatore della enorme bravura interdisciplinare del maestro, di descrivere emozioni, considerazioni e insegnamenti che il poeta ha profuso durante più di 50 anni di scritti e composizioni. Talmente grande è stato il suo apporto sia dal punto di vista di autore sia dal punto di vista d’intellettuale impegnato socialmente e politicamente nell’analisi della società, che ogni spezzone, ogni frammento delle sue opere o dei suoi interventi invitano a riflessioni profonde e tuttora attualissime. Dotato di un’ironia feroce e sottilissima, che spesso usava nelle analisi degli avvenimenti storici e di costume, amava dissacrare anche il suo aspetto fisico particolare. Il suo paragonarsi al “Gatto Lupesco”, animale immaginario tratto da un sonetto scritto da anonimo del ‘200, dalla conferma, ove ne fosse bisogno, della divertita e divertente capacità intellettuale e dissacratoria del poeta. Così ha scritto Andrea Satta su L’Unità del 19 Maggio scorso in un breve articolo ricordandolo:“…. saperlo al mondo mi faceva venire coraggio  … maglia a strisce, nasone, mento sporgente per ascoltare le sue parole …” Lui ha avuto la fortuna di conoscerlo.
 

Note bibliografiche (*Poesie.ReportOnLine)

 

Edoardo Sanguineti nato il 9 dicembre 1930 a Genova, morto a Genova, il 18 maggio 2010. E' stato un poeta e scrittore italiano, che ha fatto parte del Gruppo 63*, Edoardo Sanguineti, Carlo Cassola, Giorgio Bassani, Gruppo 63.
Ha insegna letteratura italiana all'Università di Genova
Tra i teorici più importanti del Gruppo '63, ha collaborato con Alfredo Giuliani alla celebre antologia dei Novissimi (1961).
Esordisce nel '56 con Laborintus.
Nel 1960 pubblica Opus metricum, nel 1962 K e altre cose, raccolta di poesie, teatro e testi teorici, e nel 1964 Triperuno.
Sono degli anni '60 anche due romanzi, Capriccio italiano (1963) e Il gioco dell'oca (1967), e un'antologia della Poesia italiana del '900 (1969).
Nel '69 esce anche un volume di scritti teatrali, Teatro. Per il teatro ha inoltre tradotto Le baccanti e Le troiane di Euripide, Fedra di Seneca e per Luca Ronconi ha curato la riduzione teatrale dell' Orlando Furioso di Ariosto.
Nel 1971 pubblica un nuovo testo teatrale, Storie naturali.
Di nuovo poesia nel '72 con Wirrwarr, nel '78 con Postkarten, nel 1980 con Stracciafoglio e nel 1981 con Scartabello. Mentre nel 1974 era uscita la raccolta Catamerone 1951-1971 in cui sono ristampate le poesie di Trip~runo e Wirrwarr.
Notevoli i frutti del sodalizio con il compositore Luciano Berio per il quae ha scritto i libretti delle opere Passaggio e Laborintus Il, e i testi di Esposizione e A-ronne. Intensa l'attività di critico e pubblicista.
I suoi articoli per "Paese Sera" sono raccolti in Giornalino (1977).
Nel '79 è eletto deputato al Parlamento come indipendente nelle liste del PCI.

Franco Pucci
Premessa
in principio è il silenzio:
(poi si è fatto saliva, muco, sangue, sudore, orina):
(si è fatto sperma, merda): (e gesto): e un gesto è la parola: è voce che,
tangibile, ti tasta: (si è fatto borborigmo, fischio, gemito):
ma, a me,
la poesia già non mi piace (quasi quasi) più: e veramente, poi, da sempre,
io ho cercato di affondarmi e affogarmi, zavorrandomi, morbido e muto,
qui, dentro la prosa pratica del mondo:
adesso, per finire, torno,
annaspando stanco, verso il mio primo principio: (gesticolando): (in silenzio):
 
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
 

Siamo tutti politici
Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di
[catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare,
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi, lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali):
 
Fin de siècle
avrò un tre versi, un sei secondi, ancora:
millennio mio, mi è finito il cammino:
ero un file:
e il tuo bug qui mi divora:
Sopra il proprio ritratto
...fioco la faccia, fusiforme il femore,
obeso l'occhio, ostricaceo l'orecchio,
marcio le mani, e le mascelle, e il mento,
eroso l'epicardio e gli epididimi,
zufolante le zanne, un zombi, un zero; (...)
 

(da ECFRASI)

...coniuge cara mia, la lettera che ti ho scritto sull'Atlantico, piangendo come un vitello
moribondo (e che ti ho spedito a Medellìn, per posta celere intercontinentale), di me
ti ha detto, io dico, ormai, tutto il dicibile:
(ti ha detto l'indicibile): (mi sono scorticato,
sanguinandomi le mie lacrime vere, con il rasoio del più fino amore): (con questo mio iperscalpo
chiude, credo, una mia terza giovinezza estrema):
sono un sene felice, tanto, troppo: (...)
 

(da COSE)

beveva, e rideva, e beveva,
la giornalista Gisela:
si è divertita enormemente,
alla dotta boutade del mio primogenito malizioso:
un "ist mir vergällt,"
(seguirono chiarimenti intorno all'etimologia
della poesia, figlia della memoria:
perché scrive soltanto chi non sa ricordare,
per non dimenticare):

si è entusiasmata di fronte alle mie lunghe dita,
alla salute di mia moglie,
alla bellezza sensibile del mio terzogenito
che ha fatto la sua minima epifania
nel pieno di una storia di couvades:

(e il secondogenito è rimasto in secondo piano,
un po' in ombra, in un atteggiamento
terremotato, e dolente).

ma nel rapido addio,
quando io, un Liebling der Schnaken,
mi sono travestito come un Liebling der Götter,
è scoppiato il suo complimento di commiato
ma con delicatissime censure:

(per un ipotetico Liebling der Frauen,
in sospensione prematrimoniale);
(e il momento più felice della mia vita,
ho risposto, sono stati tre momenti:
e ho detto quali); (...)

(da REISEBILDER)

Omaggio al Poeta
 
In memoria: Edoardo Sanguineti
Chiunque ponga a chiodo la parola
riformulando le risalite al verbo
si direbbe liscio
di cadute in vie ferrate.
Egli era, ora diremo alle parafrasi,
dicendolo per quanto è ancora a mente,
ma dal suo verso
un monte di discorsi non più sale
giacchè la vetta è sotto
ed è per noi la posta
in gioco.
 

Ferdinando Giordano

Sblob a Edoardo Sanguineti
Insulsano florilegi e tradizione
della televisione i barbari talks.
Amai la Nebula Trifix
buco nero della mia disperazione.
Parole, polluzioni,
infette siringhe scagliate
su mentecatti uditori,
tra London's Burning
e Should I Stay or Should I Go.

I rai del sollucchero cortese
mantecati di Nespolo Berio Baj.

Evvai!

Accelerare fonemi come al Cern.

Mi spiace solo che eri
una beghina veterocomunista
e ti bruciò, la rogna,
davanti a i ragazzi gioiosi
di Muro e Tienanmen.
Dogmatico seminatore di dubbi.
Avessi letto meno Marx e più Gian Burrasca...
Mi sei maestro e macchietta.
Mi fai cagare
se restaurare vuoi
l'odio di classe;
ma mi fai sborare
quando blobbi e contamini
e fingi sulla finzione.

 

Ezio Falcomer

"Se per un istante
dicessi quello che penso
penserei tutto quello che dico
darei valore alle cose
non per quelle che valgono
per quelle che significano”

Immacolata Cassalia

Era definito "nasone"....
Era definito "nasone", a causa della protuberanza in eccesso. E' stato consigliere comunale nella sua città e deputato al parlamento.

Passeggiando per Genova ci si poteva imbattere in lui che camminava frettoloso con il giornale sotto il braccio oppure con un gruppo di amici, intento in calorose discussioni...

Quando lo si vedeva lo si indicava con ammirazione malcelata e un certo orgoglio campanilista.

Anche al supermercato, col carrello della spesa della Coop, sembrava un uomo come tanti che faceva acquisti in compagnia della moglie.

Ebbi la fortuna di incontrarlo quando non era noto ai molti: era la routine che lo faceva salire sullo stesso autobus che ogni mattina lo portava al lavoro nel centro della città

Antonella Santoro

 

Bibliografia:
Laborintus (1956)
Triperuno (1960)
Interpretazione di Malebolge (saggio, 1961)
Tra liberty e crepuscolarismo (saggio, 1961)
Capriccio italiano (1963)
Ideologia e linguaggio (saggio, 1965)
Il realismo di Dante (saggio, 1966)
Guido Gozzano (saggio, 1966)
Il giuoco dell'oca (1967)
Teatro (1969)
Poesia del Novecento (antologia, 1969)
Storie naturali (1971)
Wirrwarr (1972)
Giornalino (1976)
Postkarten (1978)
Stracciafoglio (1980)
Scartabello (1981)
 
*Il “Gruppo 63”, di cui è stato modello il “Gruppo 47”, è una sigla di comodo dietro alla quale c'era un movimento spontaneo di vivace insofferenza per lo stato delle cose letterarie. Ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama letterario piuttosto chiuso, ma il suo aristocratico distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento elitario, accusato di cerebralismo. All'epoca opere decorose, ma prive di vitalità e di rilievo stilistico, innescavano prolungati dibattiti critici. (Come accadde per Metello di Pratolini del 1955, blando romanzo tradizionale che fornì agli addetti ai lavori l'occasione di eccitate analisi e discussioni che divamparono per mesi e mesi come ultima fiammata del neorealismo in letteratura).
Alcuni autori e scrittori del Gruppo 63 furono : Alberto Arbasino, Achille Bonito Oliva, Alfredo Giuliani, Furio Colombo, Umberto Eco, Enrico Filippini, Elio Pagliarani, Michele Perriera, Gian Pio Torricelli. Si richiamava alle idee marxiste e alla teoria dello Strutturalismo. Senza darsi delle regole definite (il gruppo non ebbe mai un suo manifesto) diede origine a opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa trama, talvolta improntate all'impegno sociale militante ma che in ogni caso contestavano e respingevano i moduli tipici del romanzo neorealista e di quello tradizionale, perseguendo una ricerca sperimentale di forme linguistiche e contenuti.
Ignorato dal grosso pubblico, il gruppo suscitò interesse negli ambienti critico-letterari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori all'epoca già "consacrati" dalla fama quali come Cassola e Pratolini, ironicamente definiti "Liale", ( con riferimento alla scrittrice di romanzi rosa). Il gruppo si sciolse nel 1969 e diede origine alle riviste Malebolge, Quindici, e Grammatica.
 
 
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- Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
- Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
- Editing:  Anna de Vivo
 
 
 

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