Scritto da © Mariella Soldo-... - Dom, 28/02/2010 - 14:28
Malinconica nostalgia
Tocco oggetti violentati dalla
tua assenza…
un misto di cannella e acqua marina.
Sento crescere silenziosa la pienezza
di quei giorni: il porto diventa acquatico
cimitero delle mie lacrime.
Vedo il danzare lento della nave,
il suo cullarsi beffardo.
Sapore di malinconia nei miei occhi…
Poesia pubblicata nell’antologia “Nostalgia. I grandi temi della poesia”, a cura di Giulio Perrone Editore, 2008
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Scritto da © Anonimo - Dom, 28/02/2010 - 13:02
Quando manca.
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Scritto da © Alexis - Dom, 28/02/2010 - 12:34
Sunshine
Perché oggi c'è un sole che sorride
di una felicità piena
che trasforma i colori
li rende materia densa
dolce lana che avvolge i corpi
o brezza estiva
su una spiaggia che non conosce scoglio.
di una felicità piena
che trasforma i colori
li rende materia densa
dolce lana che avvolge i corpi
o brezza estiva
su una spiaggia che non conosce scoglio.
Alexis
28.02.2010
28.02.2010
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Scritto da © stellasenzacielo - Dom, 28/02/2010 - 12:15
Il giorno
Il giorno in cui la libertà
venne negata
molti piansero,
alcuni risero sommessamente
per soffocarsi
e trovare poi
altra via
per la felicità.
Il giorno in cui la libertà
venne contesa
molti lottarono,
alcuni guardarono
solo
per paura
dell'ennesima
illusione.
Il giorno in cui la libertà
venne concessa
molti scapparono
per timore
di perderla,
alcuni non smisero
mai di correr
lontano
per riabbracciarla,
questa libertà.
E il giorno in cui la libertà
rinacque,
araba fenice
risorse
dalle ceneri,
molti la rinnegarono,
tanti non ricordarono
più chi fosse
e solo alcuni
volarono
ancora
con lei.
Caterina Manfrini
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Scritto da © redazione - Dom, 28/02/2010 - 11:26
Un'idea di ormedelcaos
Proviamo a fare qualcosa di diverso questa settimana?
tag: parole-mobili
Cosa scrivereste su un tavolo?
I testi e le immagini più interessanti saranno parte di Frammenti. I testi o parte degli stessi, sprovvisti di immagine, se possibile, saranno inseriti come vedete, a cura di vanzyrock.
Vi invitiamo a sperimentare senza timori questa proposta di ormedelcaos. Un caro saluto a tutti!
redazione
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Scritto da © giuseppe diodati - Dom, 28/02/2010 - 10:19
La spiaggia dei ciliegi a mare
Sotto la collina
dove le capre
raccolgono i sospiri
delle pie donne
illuse da una preghiera;
s'andava a mare
per nuotare
rubando le ciliegie
alla donna del lentigginoso.
dove le capre
raccolgono i sospiri
delle pie donne
illuse da una preghiera;
s'andava a mare
per nuotare
rubando le ciliegie
alla donna del lentigginoso.
Sua figlia
non diceva nulla,
ma lasciava fare,
lei
con le ciliegie alle orecchie
in vanità
rubata.
non diceva nulla,
ma lasciava fare,
lei
con le ciliegie alle orecchie
in vanità
rubata.
Così un giorno
la presi per mano
e scendemmo ripido il sentiero
a nuotare tra saraghi e cefali
sino a un bacio di sale.
la presi per mano
e scendemmo ripido il sentiero
a nuotare tra saraghi e cefali
sino a un bacio di sale.
Le pie donne
sul bordo della maldicenza
con i loro rosari di peccatrici
di voglie mai vissute
andarono a rifere al padre
quel che la loro lingua perfida
non tratteneva.
sul bordo della maldicenza
con i loro rosari di peccatrici
di voglie mai vissute
andarono a rifere al padre
quel che la loro lingua perfida
non tratteneva.
La spiaggia dei ciliegi
ora è coperta da una villa
e di quella donna
ho perso folgorazione,
ma una cosa so
che le pie donne son tutte morte
con il loro rosario tra le mani
e nessuno mette fiori
sulle loro tombe.
ora è coperta da una villa
e di quella donna
ho perso folgorazione,
ma una cosa so
che le pie donne son tutte morte
con il loro rosario tra le mani
e nessuno mette fiori
sulle loro tombe.
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Scritto da © Bruno Amore - Dom, 28/02/2010 - 10:08
Asia è la mia stella.
Sarà perché ero triste
molto sperduto lì presente
forse più fragile di sempre
come quelli che girano attorno
alla propria esistenza
senza farci niente.
e nasci così morbida fresca
dolcissima dagli occhi persi
di quelli che ha chi si fida
e guardano più là
della punta delle dita.
ridenti curiosi sempre
fu per me subito amore
caldo forte imprudente per chi
sa di affetti quasi niente.
sentisti il mio bisogno
come un elfo eri il buongiorno
la tua manina lieve fu d'acciaio
fuori mi portò da quella vita mesta
fissata ormai all'arcolaio.
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Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 28/02/2010 - 07:33
Dioniso e la follia
il calzare che batte il suolo
il corpo inarcato
la testa gettata all'indietro
celebro te, Dioniso,
che m'hai regalato la follia
per dimostrare d'essere un dio
ah, concittadini tebani,
voi che non gli credevate
guardate noi donne adesso,
come impazzite,
inebriate di vino, piacere e danze,
che corriamo tra i monti.
folli sì, folli di consapevolezza!
si può vivere così,
insieme alla natura e agli dei,
godendo della pioggia e del sole
dell'erba che ci accarezza la pelle facendo l'amore,
del piacere d'esistere.
io non voglio guarire
: lasciatemi qui, nel tiaso del nato due volte,
Dioniso figlio di Zeus e di Semele,
strappato al grembo della madre,
partorito dalla coscia del padre,
lui, che conobbe la pazzia e fu schiavo,
che lottò per rientrare nell'Olimpo.
e se il senso di colpa rimasto
ci trasforma in belve sanguinarie,
se come Agave uccidiamo i nostri figli
e ne infilziamo la testa su una lancia
allora ammazzateci, si.
ma non riportatemi dietro l'arcolaio
o nella casa a prendermene cura,
a vivere la vita ordinata di Tebe.
io non voglio la vostra civiltà
: voglio battere i piedi sul suolo
e danzare, danzare, danzare!
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Scritto da © lunasepolta - Sab, 27/02/2010 - 22:16
Aperture
Finirà febbraio, noncurante
di un tempo tutto perso, d’una luna sghemba
dove a una tomba degna d’orizzonte, fu l’apertura sul costone
a rendere respiro agli anni occlusi, e fiori, e sete
e voci
diventare adulte
ed altre stanche, amate voci
silenzi amati su
per gli angoli operai
I fermi alle clavicole aspetteranno ancora
gli abiti succinti, la spalla che cade e quell’odore di pane
quando ce ne staremo fuori a raccontarci
dallo svettare d’aceri fino
a litigarsi l’alba
Non diserto notti a licenziare
acque su acque, croci sull’orgoglio
approdi sconvenienti d’anni ammanettati a tacche
e luci inclini del sapermi
verande e rosmarino
Tu, che m'imprimi dormiveglia ai tarli
d’immagine scomposta e misticanze
che pendono dai treni
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Scritto da © Anonimo - Sab, 27/02/2010 - 16:42
Dei balconi, delle terrazze
A sbalzo, come respiri profondi ai ritorni,
i balconi sono nasi soffiati dal vento:
il respiro, si direbbe, che cementa ai palazzi.
Diversamente dagli oceani,
le terrazze sono minute piazze ferme.
Vi girano bande di volo - filibusta dell’aria -
In testa hanno le musiche affini alle gole,
quando la laringe alle impennate stringe.
I balconi setano sui passanti
la superiore acqua alla sete dei gerani, delle gardenie;
di tutte le rocche che fanno le piante nei vasi angusti
e, sui passanti, lasciano il grido della loro terra
a gocciole.
I balconi sono tasche sui grembiuli degl’intonaci, però.
Ma le terrazze!, le terrazze mantengono il cielo nella sua posizione.
Sono gli aeroporti del pensiero:
sembrano gridare “al decollo, uomini!, ai sogni!”
Sono le zolle degli aviatori.
I balconi, le terrazze, non si scontrarono mai,
né si uniranno le loro corporazioni:
solo, stanno alle case
per andare lontano
rimanendo a quelle uscite.
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