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Poesia

Caramelle dagli sconosciuti

Alla saggezza del divieto
che suggerisce di non accettare
caramelle dagli sconosciuti,
si fa buon viso, a cattivo gioco
contraccando, dando credito e spago
a priori al nuovo conoscente,
indipendentemente
dall'esito. Difficile sbagliarsi, rimanendo
nel vago. Al massimo, ci si copre
di ridicolo, che è sempre meglio che riempirsi
di botte. Basta non ingozzarsi, come uno
è pur sempre tentato di fare con le
tuttifrutti: amarena, pompelmo, limone,
cedro, mora, lampone,
arancia, mandarino, fragola, melone
e ribes, ognuna un lago di sapore
nel mesencefalo ventrale.
E a proposito di piacere cerebrale,
lo zucchero e l'acido citrico sono
una combinazione di successo, elementare:
forse l'unica eccezione allo sfacelo tremendo
che è l'industria alimentare.
 
Allora d'accordo, tutti i gusti sono gusti:
gli uomini grassi non feriscono, quelli robusti
ci inteneriscono, e via discorrendo, ma
è l'uomo magro che ad abbracciarlo
sporge nei punti giusti.
 
[04102009]

Ti ho mai raccontato...

abbiamo parlato a lungo io e te, ieri sera
l’aria era fredda ma preannunciava primavera
seduto lì sul molo, la voce un sospiro
raccontavo di me prendendomi un po’ in giro
 
ti ho detto di quando, senza colpo ferire
ho visto tutto il lavoro di una vita scomparire
i gesti, le abitudini i sogni mai repressi
finire appallottolati come carta dentro i cessi
 
case, guadagni, successi sul lavoro
andarsene beffandosi del mio nuovo disdoro
l’amore quello no, quello l’ho ancora accanto
è rimasto nonostante affogasse nel pianto
 
forse ho meritato davvero la lezione
sbagliavo e non provavo alcuna emozione
così, mio caro amico stasera ti racconto
di come prima o poi ti si presenta il conto
 
se tutti i tuoi averi hai speso senza freno
del gusto della vita perderai l’ultimo treno
ora perdona se ti annoio con la filosofia
rimani accanto a me ti prego, non andar via
 
ho rivolto la preghiera ormai tardi, inutilmente
ha sciolto le sue ali, volando pigramente
il gabbiano che alla sera mi tiene compagnia
e ascolta sorridendo ogni mia piccola bugia
 

Paradigma

Chiunque agogna
di diventar paradigma
ardisca
d'imparare a tirare
e non spinga

Amar d'esser seguiti
costa il restare soli
nell'ignoto orizzonte
e in spalla
cresce coscienza
fardello
e responsabilità

Un temporale

Finirà questo temporale
notturno
si spegneranno i bagliori
taglienti tra gli scuri
si placheranno i sospiri
e gli affanni
tornerà la magica luna
amica
a sorridere silenziosa
maliziosa a sussurrare piano
‘chiudi gli occhi
e lasciati andare’

tu...

tu, giovinezza del
mio sorriso
 
tu tenerezza del
 momento rapito
 
tu, fresche carezze
nel volto già stanco
che torna a affacciarsi
al balcone fiorito.
 
tu sole e luna  tra
le rughe del mio tempo
 
 
tu sapore di fragole
nel sogno e nel
 mio sospiro.
 

L'altro.

ti ho visto
nudo, rannicchiato
tra le anguste pareti
 
un dolore lancinante
la testa tra le mani
in attesa
 
un silenzio soffocante
mi sono rannicchiato
anch’io tra quelle pieghe
 
accanto a te
spogliato di ogni affanno
nudo come te
 
attendo senza sapere
quanto durerà l’attesa
lento hai alzato lo sguardo
 
mi sono visto
e il silenzio si è rotto
in un fragore di cristalli
 

Solo mia sarà la visione.

Quegli asfalti senza il sebo apparente dei passi
quella chioma di città sferzata delle scomparse orme minime,
dicono di te senza cortili qui - gli occhi tuoi sono i loro
e il viso che occupa il turchese è fuori dal sorriso del cancello -
e ai cortili piacerebbe quel verde
e il ceruleo che portano le pupille a spicchi;
quindi, t’invidiassero i lineamenti
per le sere in cui combineranno i loro rientri,
i cortili,
come il preso a doversi.
 
Sarò rapace e rapido
sulle strade che t’inseguono per fame, sotto i marciapiedi
che panneggiano la tua caviglia frivola.
 
Verrò, come si va lontano, tornando.
 
Solo mia sarà la visione
 
diamante e mora
dalla culotte al cuore.

Night and day (Cole Porter)

ho pensato a te
vita meravigliosa
rosata d'albe e sere
amandone i tanti voli
che promettevi fantastici
spandendomi nei tuoi venti
che profumavano di universo
sempre con gli occhi pieni di luce
aspettavo che passasse quel tale
angelo o demone fascinoso
che seppur d'angoli bui
mi chiamasse dolce
e l'aspetto ancora
anche un flash
solamente
e poi...
Hallo Gabriel!

La mia maschera...

La mia maschera
con frenesia
indosso e,
quando tutto intorno è buio,
nascondo l'io che tanto
mi rapisce...
Allor,
sepolto ogni sentimento,
recito a soggetto
e scroscianti plausi
accompagnan le mie gesta...
Io mi inchino e continuo
a recitar a soggetto...
 

Figli

Lasciali
vivere liberi
e non impedir
loro agli errori
sbattessero
i capi sul muro
il timore
sarebbe più duro

Aiutali
a chiedere aiuto

ma non aiutarli
supplendoli
amali
per quello che sono
giammai
per ciò che daranno

Son figli

non doni di Dio
affidati
a te finché cresciuti
son vite
già con un progetto
non opporti
appartengono al mondo
 

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