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blog di Mariella Soldo-Notterrante

Rauche stelle

 
Rauche stelle
 
Livida notte,
di foglie disperse
nel liquore dell'inganno.
Rauche stelle cantano
la follia del cielo che
disperde i suoi tersi colori.
E le ombre diventano
la realtà dell'anima.
 
Mariella Soldo-Notterrante

Malinconica nostalgia

 
Tocco oggetti violentati dalla
tua assenza…
un misto di cannella e acqua marina.
Sento crescere silenziosa la pienezza
di quei giorni: il porto diventa acquatico
cimitero delle mie lacrime.
Vedo il danzare lento della nave,
il suo cullarsi beffardo.
Sapore di malinconia nei miei occhi…
 
Poesia pubblicata nell’antologia “Nostalgia. I grandi temi della poesia”, a cura di Giulio Perrone Editore, 2008

Il miele della menzogna

 
Il miele della menzogna
 

È il vischioso inganno del “sublime” a intrappolare l’uomo prima di ogni altra cosa, per poi farlo sospirare con intollerabile pazienza, dopo l’immensa, indicibile chiarezza”
Mishima Yukio, Il tempio dell’alba Leggi tutto »

Antonella Taravella e la sua poesia di “ruggine e miele”

 
Antonella Taravella e la sua poesia di “ruggine e miele”
 
“Vertigini scomposte” (Edizioni Smasher, 2009) è la seconda silloge di Antonella Tavarella, dopo l’esordio con “Gravida è la notte” (Lulù, 2008).
Avere fra le mani questa raccolta è come sentirsi rannicchiati all'interno di una parentesi quadra, sì, perché è proprio questa la prima caratteristica che salta all’occhio sfogliandone le pagine: i titoli dei versi sono tutti racchiusi fra parentesi quadre. Un modo per dire che la poesia è una pausa nello sporco del quotidiano o della propria anima?
Le atmosfere che circondano le poesie della Taravella sono spesso cupe, malinconiche, fredde. La scrittura si perde in lande desolate e nebbiose, prive della presenza fastidiosa degli umani. Le frasi sono una fuga verso gli anfratti del reale, verso un universo che poggia inconsapevole sul pericolo di un’imminente vertigine: “l’ombra mi freme/in collassi di nuvole” (p.55).
Il mondo che abita questi versi è spesso “friabile”, sempre in decomposizione, come la lingua che la poetessa utilizza, “screpolata parola”, parti del corpo, “[…]labbra/ sbavano memorie/frantumate d’inverno” (p.20) o ancora “scalfire nelle notti salate/la friabile dentatura” (p.17).

Fuga

 
Fuga

Il tuo sorriso fugge dal
mio sguardo,
sento la timida ombra
del pudore
posarsi su desideri
appena sfiorati.
Ti scosto una ciocca
di capelli,
e nel silenzio scuro
degli occhi, indovini le
mie parole.
In quel tocco fugace,
i nostri pensieri, simili
a due fiori solitari,
tacciono nel sapore
mescolato delle
nostre bocche.

Giordano Criscuolo e il gioco dell’equilibrista

 

Giordano Criscuolo e il gioco dell’equilibrista

“Come su un solco di Morrison Hotel” (Arduino Sacco Editore, 2009), il nuovo romanzo di Giordano Criscuolo, è in stretta relazione con il precedente “Le parole che non scrivo” (Il Filo, 2008), per i temi affrontati e per la passione che impregna queste candide pagine di inchiostro.
Il protagonista, Cristiano, è un blogger. Racconta la sua vita e le sue emozioni attraverso il web, e i fogli virtuali diventano un luogo lontano in cui poter sfogare il proprio veleno.
L’autore evoca con malinconia la magia che solo un passato “ingenuo”, spoglio dell’artificiosità di un presente assente, riesce a regalare con naturalezza.
La storia di questo romanzo è un pretesto. Ciò che conta è il potere dell’emozione, il suo fluire, il suo divenire anima.
Canzoni-cult ( E ti vengo a cercare, Love affair, Pelle) accompagnano la vita del protagonista, sostituendosi alla voce del narratore, che, davanti al dolore, necessita della musica, culla ovattata in cui soffocare il proprio pianto.
Criscuolo si cimenta anche con temi delicati, in particolare la droga, dimostrandoci che la vera trasgressione, in un’epoca che non è più rock, è la stabilità.
“Come su un solco di Morrison Hotel” è un libro che profuma, dall’inizio alla fine, di qualcosa che si è perso nel tempo.

“Cosa sono in questo momento? Un equilibrista mascherato da Pierrot, un funambolo del presente.
È proprio così che mi sento:
in bilico,
come su un solco di Morrison Hotel” (p.67).

Mariella Soldo

Raffaele Piazza e l’emozione del sogno

Giochi innocenti

Le ciliegie sono troppo piccole quest’anno. Nel cesto consumato di vimini, sembrano macchie rosse di peccato. Il loro colore acceso, quasi arrogante, compensa l’insipido sapore che portano in bocca.
Osservo le loro foglie di velluto verde, dalle forme irregolari. Cerco di nascondere un pensiero, mentre un raggio di sole fruga nei misteri di quel frutto.
Sento il fischio di un treno. Il mio cuore si ferma.
Immagino binari che mi ospiteranno, braccia tremanti che mi imploreranno di restare. Ma la mia anima sarà già di pietra.
Ho dimenticato la passione in quel cesto di ciliegie. L’ho abbandonata come un’infante nel fiume sicuro.
Non sono più responsabile dei miei sentimenti. Il fuoco ha bruciato quando il corpo era giovane.
Scopro con dignità che la vita mi è nemica. Leggi tutto »

Isabel e il naufragare dei sentimenti: Apnea di Paola Tinchitella

Isabel e il naufragare dei sentimenti: Apnea di Paola Tinchitella

Avere fra le mani Apnea (Il Filo 2009), romanzo d’esordio di Paola Tinchitella, è come sentire fra le dita il calore dell’acqua. La copertina marina di Loretta Anna Pagliacci fa immergere immediatamente il lettore nell’idea del mare e nel suo concetto di molteplice infinito.
Per la Tinchitella, la metafora dell’acqua è fonte di vita: è un dono speciale, un momento di riflessione. Ma che valore avrà l’acqua nel suo romanzo? Leggi tutto »

Nel momento della tua voce

Frammenti di corpo,
come briciole di dolore,
scavati nel tempo,
da forme distratte.
Dissoluzioni di parole,
strati di ricordi che si ripetono
per dare un senso al vuoto
che passa inosservato.
Lacrime d'inchiostro
sul tuo sorriso,
che scrivono
di un rosso mattino
su carte sottili,
nate dalla seta.
Sento i tuoi pensieri
svanire,
come timidi raggi
sulle pagine
di libri impolverati.
Ti ascolto e
nel momento della tua voce
mi perdo.

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