Scritto da © lunasepolta - Sab, 27/02/2010 - 22:16
Finirà febbraio, noncurante
di un tempo tutto perso, d’una luna sghemba
dove a una tomba degna d’orizzonte, fu l’apertura sul costone
a rendere respiro agli anni occlusi, e fiori, e sete
e voci
diventare adulte
ed altre stanche, amate voci
silenzi amati su
per gli angoli operai
I fermi alle clavicole aspetteranno ancora
gli abiti succinti, la spalla che cade e quell’odore di pane
quando ce ne staremo fuori a raccontarci
dallo svettare d’aceri fino
a litigarsi l’alba
Non diserto notti a licenziare
acque su acque, croci sull’orgoglio
approdi sconvenienti d’anni ammanettati a tacche
e luci inclini del sapermi
verande e rosmarino
Tu, che m'imprimi dormiveglia ai tarli
d’immagine scomposta e misticanze
che pendono dai treni
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