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Laurice refles zephyro, undulantur di F.Petrarca

Laurice refles zephyro, undulantur
quae vagae mila nugae convolvebant,
et vagus lumen in ante, nunc incertus,
pietas nobis dicere.
Illa, aetheris visione suaves vultus,
nescio sapueris, si pertinentur
somnium.
Voces Suae ne fuerat, in
fla mortalium rerum,
sed me paruere, in coro,
angelicarum.
Ego, accensus in corde,
meis amorosae sensis,
nihil mirabilia,
avulsus pectore dardis
Voces suarum pareor,
cantum angelicarum.
Et leggiadre moventis,
caelestes angellus.
Spiritus ne diceret,
illud quae visum visi, in sinergia
qui, si ne verum
fuisse, plaga insanantur.
 
 
 
 
Libera versione personale, in sinergia poetica col testo originale, di Francesco Petrarca
 
 
“Erano i capei d'oro....”
 
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avvolgea,
e ’l vago lume oltre misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
 
e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?
 
Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;
 
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’io vidi: e se non fosse or tale,
Piaga per allentar d’arco non sana.
 
 

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