Scritto da © Silvia De Angelis - Mar, 02/11/2010 - 23:10
Eminente figura della letteratura italiana del 900 questo eclettico autore si è distinto nello scrivere, nel poetare ed in altre innumerevoli attività creative.
Grande artista e intellettuale, dotato di peculiare versatilità, ha lasciato inverosimili, validi contributi nelle sue variegate opere.
Si è soffermato profondamente sulla trasformazione della società italiana, dal dopoguerra sino alla metà degli anno ’70, suscitando diatribe per l’estremismo delle sue osservazioni fortemente critiche verso la borghesia e il consumismo, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.
Per Pasolini il friulano rappresenta la lingua essenziale, più intensamente lingua della madre. Troviamo in lui un duplice aspetto comportamentale, in parte molto coinvolto, dall’altra di distacco sperimentale di fronte all’argomento linguistico, definito da lui stesso come coesistenza di “un eccesso di ingenuita” con “un eccesso di squisitezza”.
Nei suoi componimenti si riflette una tematica composta dal triangolo madre – giovinezza – morte.
La presenza dell’essenza friulana si pregna di un mondo leggendario, quasi onirico, vissuto, in parte, come un senso di colpa, da chi non ne è partecipe fino in fondo.
Tantissime le sue opere in friulano fra cui : Poesie a Casarsa, Suite Furlana, Tetro entusiasmo, Tal cour di un fruit e Poesie Dimenticate.
O me donzel di Pierpaolo Pasolini (dialetto friulano)
O me donzel ! Jo i nas
ta l’odòur che la ploja
a suspira tai pras
di erba viva… I nas
tal spieli da la roja.
In chel spieli Ciasarsa
-coma pras di rosada –
di timp antic a trima.
Là sot, jo i vif di dòul,
lontan frut peciadòur,
ta un ridi scunfuartàt.
O me donze, serena
la sera a tens la ombrena
tai vecius murs : tal sèil
la lus a imbarlumìs.
T R A D U Z I O N E
O me giovinetto nasco
nell’odore che la pioggia
sospira dai prati
di erba viva nasco
nello specchio della roggia
In quello specchio Casarsa
come i prati di rugiada
trema di tempo antico
Là sotto io vivo di pietà
lontano fanciullo peccatore
In un riso sconsolato
O me giovinetto, serena
la sera tinge l’ombra
sui vecchi muri : in cielo
la luce accesa
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