Sabrina Marchesi, era in prima media ed era da poco arrivata a Roma. Suo padre, ufficiale dell’esercito era stato trasferito lì e lei e la mamma logicamente lo avevano seguito.
Come odiava cambiare città, casa, scuola, amici. No amici no, perché non ne aveva. Era stufa di dover fare sempre quella vita. Su e giù per l’Italia.
Era una ragazzina timida, scontrosa, diffidente, per questo aveva difficoltà a fare amicizia, ma appena aveva conosciuto Angelica Belli, erano diventate subito amiche inseparabili.
Angelica era fortunata perché era molto amata dai suoi genitori e lei la invidiava molto quando le raccontava le avventure della sua famiglia e pendeva letteralmente dalle sue labbra quando le parlava di suo fratello. Quel fratello più grande di lei di otto anni, tanto noioso e prepotente, come spesso si lamentava, che la tormentava in continuazione, ma bello da morire, pieno di ragazze che lo chiamavano a tutte le ore e questo ad Angelica dava fastidio, non le sopportava.
Era bravo, ambizioso, un genio, faceva già l’università, studiava come un pazzo, tutto il giorno, per dare gli esami necessari ed arrivare alla laurea prima degli altri. Pretendeva che lei lo imitasse per questo la tormentava e la rimproverava a causa del suo scarso impegno nello studio.
Lei invece non aveva nessuno, era figlia unica e fino ad allora aveva trascorso le sue giornate in solitudine, leggendo e studiando.
Lei ed Angelica frequentavano la stessa scuola, la stessa classe, dividevano lo stesso banco, si consideravano praticamente due sorelle. Dove andava una, andava anche l’altra.
A quel tempo Sabrina era una bambina con tanti problemi.
Era cicciotella, portava occhiali dalla pesante montatura con le lenti spesse che nascondevano però degli occhi verdi, stupendi. Aveva l’apparecchio ai denti.
I capelli castani lunghi, crespi e ribelli. Portava vestiti larghi e demodé per nascondere il corpo che odiava. Era impacciata e sgraziata nei movimenti.
I compagni di scuola la prendevano in giro chiamandola con tutti gli epiteti immaginabili possibili, lei stava male e piangeva silenziosamente per questo, ma era coraggiosa e si costringeva a tirare avanti a testa alta, senza dare retta a nessuno.
L’unica che la capiva e la difendeva era Angelica, per questo le era grata e le voleva un bene dell’anima, per lei avrebbe dato anche la vita.
L’estate era appena iniziata, tra pochi giorni la scuola sarebbe finita ed Angelica l’aveva invitata a passare a casa sua quel fine settimana.
Aveva esultato per la gioia, era la ragazza più felice del mondo, finalmente aveva un’amica con cui condividere tutti i suoi pensieri e divertirsi un poco. Mamma e papà le avevano dato il loro benestare raccomandandole di comportarsi come si confaceva ad una signorina per bene. Adesso era in strada, in trepidante attesa che i genitori di Angelica venissero a prenderla per portarla a casa loro. Finalmente la loro macchina si fermò vicino al marciapiede, Angelica scese dall’auto e l’abbracciò saltellando poi prese il suo zaino e lo caricò nel bagagliaio, salirono chiacchierando fittamente sulla vettura e via per la sua prima avventura.
Arrivate a casa senza smettere un momento di chiacchierare, si diressero subito in camera di Angelica che avrebbero condiviso a depositare il suo bagaglio La madre di Angelica raccomandò loro di non gridare e di non fare rumore, perché Adriano stava studiando per un esame.
"Che strazio!" - Sbottò Angelica.
"In questa casa non si può fare niente perché non bisogna disturbare Adriano che deve studiare o riposare. Esiste solo Adriano. Che barba. Beata te che non hai nessuno e puoi fare quello che vuoi, io sono stufa."
"Non dire così. Non sai cosa pagherei per avere un fratello anch’io."
"Se lo vuoi te lo regalo, io non lo sopporto più."
"Magari."
E scoppiarono in una fragorosa risata. Proprio in quel momento la porta della stanza di Angelica si aprì all’improvviso lasciando apparire una visione fantastica, almeno per gli occhi di Sabrina. Il giovane che faceva capolino dalla porta indossava una maglietta con le maniche arrotolate sulle spalle larghe, era alto e magro, muscoloso, segno che amava lo sport, i capelli ricci e neri gli cadevano sulla fronte ampia.
Due occhi azzurri, limpidi come il cielo di una giornata d’agosto la stavano squadrando.
La risata le si strozzò in gola, fissò il giovane con gli occhi spalancati a bocca aperta, incapace di respirare dallo shock. Dio, che schianto!
"Sabrina, ti presento quello scocciatore di mio fratello Adriano."
Lei deglutì ripetutamente, chiuse e poi riaprì la bocca cercando di parlare, ma non riuscì ad emettere nessun suono.
Adriano si appoggiò al riquadro della porta incrociando le braccia e le gambe all’altezza delle caviglie, gli occhi azzurri continuavano a fissarla. Un sorriso radioso si allargò sulle sue labbra.
"Ciao, tu devi essere la nuova amica di quella smorfiosa di mia sorella."
Gli fece di si con la testa.
"Scusa fratellone noioso, se ti abbiamo disturbato."
"Non importa, stavo andando in cucina a farmi uno spuntino. Poi volevo conoscere la tua amica."
"Bene, adesso che l’hai vista te ne puoi andare e lasciarci in pace.
"Sicuro. Ciao peste, ciao cicciotina occhialuta."
Uscì dalla stanza scoppiando a ridere allegramente. Angelica furibonda gli tirò un cuscino che lo colpì alla schiena, lui si girò, le mostrò la lingua e continuando a ridere si allontanò.
"Stupido!….Sveglia Sabrina. Se ne è andato."
"Ah, si…..peccato. Quello, veramente è tuo fratello?"
"Si, perché?"
"E’ bellissimo!"
"Si, certo. Ma è stupido."
"Perché?"
"Ma non hai sentito come ti ha chiamato."
"No. Come mi ha chiamato?"
"Cicciotina occhialuta, ma come si permette quello?"
"No, no, mi piace."
"Ma che sei scema? Quell’orribile nomignolo?"
"Nooo, Adriano."
"Oddio, apriti cielo! Ce ne scampi e liberi, un’altra che è caduta ai suoi piedi. Non posso fidarmi neanche della mia migliore amica. Cosa devo fare con te?"
Sabrina le rispose con uno sguardo ebete e con un sospiro profondo.
Quella fu la prima volta che vide Adriano e da allora lui si era insinuato nel suo cuore, nella sua mente, non passava giorno e notte, che non invadesse i suoi pensieri, i suoi sogni.
Era entrato in lei attraverso la pelle, e si era radicato così in profondità da essersi fatto della sua anima una fissa dimora, difficile per un estraneo da scovare, difficile per lei da distruggere.
Aveva provato, oh si, quante volte aveva provato, da che era partito e per tutti gli anni che era rimasto lontano, a strapparlo via dal suo cuore, senza riuscirci mai.
Non perché non né avesse avuto l’opportunità, anzi, né aveva avute fin troppe, ma non né era stata capace.
Quando aveva incontrato Mark Holt, era più che convinta e sicura di essere finalmente riuscita a dimenticarlo una volta per tutte.
Credeva fermamente di essere innamorata di Mark a tal punto che dopo pochi mesi dal loro incontro, aveva accettato di sposarlo.
I suoi genitori felici, avevano organizzato una cerimonia in grande stile con più di cento invitati, un rinfresco sontuoso nel più famoso ristorante di Roma. Angelica era la sua testimone, Clara e Virginia le sue damigelle.
Tutto era stato preparato con cura, la chiesa era addobbata magnificamente con una profusione di fiori. Lo sposo impaziente, attendeva che lei entrasse trionfante, percorresse la navata ed arrivasse fino a lui e pronunciasse il fatidico si.
E lei così aveva fatto, ma a due passi dall’altare si era fermata di botto guardandosi in torno, come se all’improvviso avesse visto un fantasma, poi convinta, aveva sollevato l’ampia gonna di pizzo, girato sui tacchi e correndo a perdifiato, era fuggita via lasciando tutti i presenti sorpresi e stupiti a chiedersi il perché di quel insano gesto.
Solo in quel momento Sabrina, si era resa conto che le era impossibile appartenere ad un uomo se prima non aveva regolato i conti con Adriano.
Ora che lui era tornato avrebbe fatto di tutto perché si accorgesse di lei. Era una promessa, una promessa solenne che faceva a se stessa o non si chiamava più Sabrina.
LadyBea48
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Paolo Rafficoni
-Supervisione: Manuela Verbasi
-Editing: Rita Foldi
-Racconto di Eddy Braune
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