I
La finestra della stanza da letto di Ferdy, scandisce ogni giorno il ritmo, il rituale della sua giornata e un po' orienta anche la mia, poichè la vedo da una finestra della mia cucina, quella che dà a nord-est da dove non giunge mai il sole e dove regna quella luce bianca, così bianca che sembra abbagliare senza sole, quella che ti mostra i colori nelle vere tinte e delinea nettamente ogni contorno.
In ogni giorno dell'anno la mia vicina apre questa finestra, disfa il suo letto matrimoniale ed espone all'aria le lenzuola, appoggiando i cuscini allo stipite della finestra... E' il suo modo per accogliere il nuovo giorno e mentre si sporge saluta, con quella voce dal timbro alto,tutti quelli che passano lì sotto e a tutti augura buona giornata. Io la sento, in questo suo modo di comunicare e la approvo... mi piace. Guardo quelle lenzuola che assorbono il fresco del mattino e penso al suo Amore... osservando quelle lenzuola che sembrano ricordarlo, come a ravvivarlo, per il ricordo in ogni giorno.
Ferdy ha avuto un solo uomo, dormiva con lui in questa stanza, finchè non ha dovuto mandarlo via. Era un poco di buono, che la tradiva con le prostitute nere, appostate sulla strada per Bolzano, le ha portate anche in casa, mentre lei era al convento dei frati a cucinare. Gli aveva offerto se stessa, l'ospitalità della sua casa, il suo tempo e le sue attenzioni. Si era indebitata per lui, quando aveva comprato il camion. L'ho conosciuta circa otto anni fa, quando sono salita qui nella parte più alta e vecchia del paese, per vedere questa vecchia casa da ristrutturare, posta in mezzo alle altre e strette a ridosso della montagna, con le case aggrappate l'una all'altra, costruite con le pietre.
Mi ricordo ancora le camicie di lui stese ad asciugare nel rustico che poi è diventato la mia cucina.
Ogni giorno Ferdy ritira dopo un'oretta le lenzuola e rifa il letto, poi a seconda della stagione espone un fiore, una pianta, o un mazzetto di fiori raccolti durante le passeggiate in montagna. Forse lei non lo sa, ma io adoro quei fiori esposti sul suo davanzale; li guardo, mentre bevo il caffè e aspetto di intravederla all'interno della stanza e mi soffermo ad osservare i suoi movimenti svelti, decisi, ripetitivi.
Se ho tempo aspetto che mi veda, lei sorride, mi saluta con la mano, io apro la finestra e cominciamo a parlare...di solito guardiamo il cielo...poi parliamo delle piante. Le piace la mia compagnia, so che in quei momenti la faccio sorridere. Dopo un'altra mezz'oretta Ferdy ritira il fiore dal davanzale, chiude la finestra e accomoda le tende. Sta per uscire, scende in paese per la spesa, per incontrare le persone, per programmare il pomeriggio in bici sulla ciclabile o una passeggiata con la sua amica del cuore. La sento anche in questi momenti, perchè anche sulla strada è un continuo cicaleccio il suo salutare, il suo "gridare" la giornata. A quel punto realizzo il mio ritardo: lei ha già espletato i suoi lavori in casa...io sono ancora in accappatoio...gironzolo...considero la vastità dei miei lavori...sigh...esco in giardino per guardare i fiori...salgo nel bosco per distinguere i versi degli uccelli...fantastico...infine mi rassegno e, pensando a lei, alla sua foga e al suo "chiamare"il giorno, che è giorno, che è benvenuto, che è vita...inizio!
Prima di mezzogiorno sbircio la sua finestra e la vedo nuovamente aperta, il fiore sul davanzale, la tenda scostata...la sento sul ballatoio che coccola la sua gatta...qualche volta è assieme alla sua amica...
II
I carpentieri altoatesini, come funamboli si aggiravano sulle travi di costruzione del mio tetto, appoggiate appena sugli instabili muri perimetrali... Gridavo di legarsi...li minacciavo di telefonare all'architetto o a quelli della Sicurezza...chiudevo gli occhi per non vederli... e la Ferdy di rimando, ridendo e gridando:"Lasei crodàr zo sti cruchi, che ghe n’è altri dopo!". Tutti ridevano, ma io ero terrorizzata che potessero cadere...
In quei giorni le ho chiesto di approfittare dell'occasione per ristrutturare a nuovo anche la sua parte di tetto che confina col mio... "Dai Ferdy...approfittane, il tuo tetto è vecchio, filtra acqua...non verrà più una gru fin qui..." Ricordo la sua esplosione d’ira in quel momento, sentendo le mie parole di persuasione. "Ti rendi conto che non posso?Ma lo sai che devo pagare i debiti del R, tutti i mesi scadono le cambiali in banca, ho solo la mia pensione...ti rendi conto? "
Diventava tutta paonazza, sudava, gridava...riviveva... in quei momenti di racconto quello che era stata la sua umiliazione, la sua ferita come donna e come persona. Non ha mai pianto con le lacrime la Ferdy, ma tutto il suo viso era un pianto.
Lei ha la durezza apparente, l'orgoglio, l'essere il bianco bianco, il nero nero, la tendenza all'essenziale e alla semplicità assai tipica della gente trentina.
Così il suo tetto è rimasto vecchio... ma il giorno in cui i carpentieri lo avrebbero finito, arrivando su, dal viottolo e ancora a distanza, notai sul tetto un piccolo abete, piantato sul colmo, che rallegrava l'aria con nastri colorati e svolazzanti. E incontrando la Ferdy, che era spesso di guardia... "Ma has vist quel che ià mes 'sti qua sul quert, an pin...! " E giù a ridere, noi due ...
--br--
Seppi poi che è tradizione altoatesina benedire un nuovo tetto così, per indicare che il lavoro è andato bene, soprattutto per benedire la nuova casa e i suoi abitanti sotto quel tetto. E siccome l'abete era collocato proprio sul colmo, che segna la divisione dei nostri tetti, ho pensato che la benedizione prima o poi sarebbe arrivata anche in casa sua.
Durante i due anni necessari per la ristrutturazione della casa, io e lei siamo state a stretto contatto, abbiamo creato un rapporto di buon vicinato e di reciproca simpatia. Lei mi è grata per i lavori fatti sui muri divisori delle case, di cui ha potuto godere i benefici. Ogni Natale arriva con una bottiglia di vino e in primavera raccoglie per noi sugli altopiani le piante di tarassaco, ne porta borse colme di cui siamo ghiotti. Ce li consegna suonando svelta alla porta, poi un saluto e va perché non vuole disturbare. Quando apro la borsa...che meraviglia...centinaia di piantine di tarassaco, già puliti dai rami secchi e lavati... fra raccoglierli e lavarli... sono ore di lavoro!
A Pasqua si è presentata per gli Auguri e io:"Ma senti Ferdy...c'è qualche novità sul quel fronte...su quello degli uomini...?" Lei mi fionda con uno sguardo fra il terribile e il divertito, poi se ne esce con un "CHEEEEEEEEEEE ??" gridato così forte, con un tono così alto che i miei figli sobbalzano sulla sedia ... io sto già rotolando sul divano per le risate ... "No,no...senti questa: l'altro dì ho 'ncontrà uno al bar el m'ha domandà se ghela dago o se me lasso venir su i brigoi (vermi!)...e mi g 'ho respondù che non ghe la dago e che putost me la meno..."
Le nostre risate avvolgevano tutte le case qui intorno e continuando…"No...perchè se ghe vol ancha n'po' de sentiment an ste robe..."
Beh...ogni giorno lei mette all'aria le lenzuola; i primi tempi mi sembravano come un richiamo per un uomo che non c'è. Ora invece penso che stia trovando una sua serenità, all'interno della sua casa e della dimensione della sua vita.
Princess06
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Supervisione Paolo Rafficoni
-Testo selezionato da Francesco Anelli
-Editing: Alexis
-Racconto di Princess06
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