Scritto da © Sohbro - Ven, 17/12/2010 - 23:55
Può un tribunale avere la pretesa di "mondare" un libro di versi cancellando alcune bellissime poesie? Può la legge, con i suoi codici, giudicare la poesia o un artista in genere, senza compiere un atto improprio e violento?
Il 21 giugno del 1857, presso gli editori Poule-Malassis et De Broise, vedono la luce "Les Fleurs du Mal" di Baudelaire. Pochi giorni dopo, un'architettata campagna giornalistica su "Le Figaro", scatena un'offensiva morale pari a quella avvenuta, qualche mese prima,contro un altro capolavoro letterario "Madame Bovary"di Gustave Flaubert. Nella denuncia presentata alle autorità,quattro poesie sono accusate di oltraggio alla morale religiosa e altre nove di oltraggio alla morale pubblica. Il primo atto della magistratura è l'ordine di sequestro dei volumi pubblicati,mentre il processo viene fissato per il 20 agosto presso il tribunale di la Seine. Pubblico Ministero è Ernest Pinard, lo stesso che, mesi prima, aveva pronunziato la requisitoria contro"Madame Bovary". Difensore di Baudelaire è l'avvocato Gustave Chaix d'Est-Ange che, come risulta dagli atti processuali,appronterà una fragile linea di difesa. E forse è per questo che il Pubblico Ministero non infierisce più di tanto e a conclusione della sua requisitoria dice: "Siate indulgenti con Baudelaire, che è persona inquieta e priva di equilibrio.(....)Ma condannando almeno alcune poesie del libro,date un avvertimento resosi necessario". Il processo si concluderà con la condanna del poeta e dei suoi editori al pagamento di una consistente ammenda e ben sei poesie, tra le quali Abel e Cain, Les Litanies de Satan, Le reniement de SaintPierre, saranno espunte dalla prima edizione. Ci sarà poi una seconda edizione, alla fine di agosto del 1857, ma il volume presenterà un vuoto di versi, una ferita all'armonia musicale e all'eloquenza poetica di una grande opera letteraria. Si dovrà aspettare quasi un secolo prima che il 31 maggio del 1949, una Corte di Cassazione annulli quella vergognosa e indebita sentenza. Nella memoria difensiva che aveva preparato per il suo avvocato, Baudelaire aveva sottolineato che: "Un libro di poesie dev'essere valutato nel suo insieme e attraverso la sua conclusione" , e ancora "Ci sono diverse morali. C'è la morale positiva e pratica alla quale tutti devono obbedire. Ma c'è la morale delle Arti. Che è tutt'altra e, da che mondo è mondo, le Arti lo hanno dimostrato bene". E per concludere si scagliava contro la morale bigotta e conformista dicendo:"Ormai si faranno solo libri consolanti, libri che servono a dimostrare che l'uomo è nato buono e che tutti gli uomini sono felici. Ipocrisia abominevole!"
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Il tempo dirà tutto alla posterità. E' un chiacchierone, e per parlare non ha bisogno di essere interrogato.
(Euripide)
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