Scritto da © Ezio Falcomer - Mar, 14/09/2010 - 10:39
Testo e video: Antonio Nazzaro
Voce: Ezio Falcomer
Produzione: Accademia dei Sensi - Centro Cultural Tina Modotti di Caracas
Capitolo 1/9. "La foto"
Le scale sono azzurro-celeste come quelle del balneario di Noli dove quando bambino andavo in vacanza quindici giorni non più e portavano a quelle terrazze lanciate tra spiaggia e mare.
Qualcosa non torna il cielo che si stagliava azzurro è nero mal dipinto luci rotonde bianche neon piastrelle alle pareti di un beige reso evidente da nere fenditure che non riesco ancora a trovarle sessualmente attraenti il pavimento righe nere evidenziano mattonelle un tempo forse marroncine forse color sabbia. Le sbarre sono di ferro lucido di mani sporche non arriva odore di salmastro ma di piscio lasciato lì ad annegare l'anima. Non sono a Noli quindi sono ancora a Caracas le piastrelle finiscono di fronte al bagnasciuga della cella di sicurezza metro 1,78 x 2 mi ritorna il dubbio d'essere in spiaggia. Il clangore del lucchetto apre l'orizzonte. "El Chino" ben tarchiato è accusato di resistenza all'arresto come me gli occhi di crak che scrutano ogni millimetro di cella sono di un tipo che trovata la nipote a scopare ha deciso di cospargela di benzina e darle fuoco cosa da niente dice e si rinchiude per il troppo sole. Un ragazzino 15 anni ha violentato e accoltellato una ragazza è solo stato un malinteso gli altri due si sono fatti beccare rubando un black barry. E lei che fa qui? È un professore dice uno dei due black barry ha fatto resistenza all'arresto ad un certo punto della giornata eravamo entrambi ammanettati alle sbarre di una porta solo un paio d'ore in piedi per una piú che piacevole conversazione mentre i poliziotti scrivevano i loro rapporti. Professore di che? D'Italiano. Davvero? Prof, come si dice in italiano lamame la totona/ leccami la figa ho di nuovo il dubbio d'essere in spiaggia Vorrei poter resistere ma devo pisciare prendo con le mani il secchio da pittura che condividiamo con la cella di fianco attraverso un bottiglia di coca cola bevi la coca cola che ti fa bene tagliata quasi a meta e di traverso per raccogliere le eventuali perdite come le gocce di dignità che cadono sulla punta delle scarpe e una cosa è certa per 16 ore non potrai cagaretela immagino la coda per entrare al bagno in spiaggia a Noli ma qui non c'è coda né bagno solo la speranza di non avere diarrea.
(Antonio Nazzaro, insegnante e mediatore di Italiano in Venezuela, videoartista e coordinatore del Centro Cultural Tina Modotti di Caracas, cctinam@gmail.com )
"Il Vision-Book"
Il lavoro sui testi di Mario Benedetti ha aperto un cammino fuori dagli schemi della videoarte, della videopoesia e della piana lettura degli audiolibri. Il vision-book realizza piuttosto il progetto del teatro in voce e fa incontrare gli artisti di discipline multiple, con una contaminazione tra videodidattica e altre discipline. Le immagini ritraducono la traduzione dell’interprete del testo, in una sorta di dialogo fra tre visioni (testo, immagine, voce) e nel comporsi di una sola opera-prodotto.
Siamo lontani dalla videoarte perche’ il vision-book si autoimpone un limite: non genera immagini nuove ma si appropria dell’immaginario altrui in un montaggio di sequenze e spezzoni che generano nuove immagini o, per meglio dire, metaimmagini. Un processo di costruzione basato sull’archivio di immagini e video preso dalla rete o dalla vita privata; in un gioco di richiamo e decodificazione tra parola e immagine in cui i significanti di entrambe spesso non coincidono e aprono un gioco talvolta ironico e imprevedibile.
Nel vision book lo scambio fra gli artisti/artigiani del testo, della voce e dell’immagine fa perdere ad ognuno la titolartita’ dell’opera complessiva. Il risultato e’ la fusione armonica o disarmonica di visioni plurali e dialoganti fra loro. La fruizione diviene metafruizione, puo’ essere unica o tripartita. Il vison book puo’ essere anche visto senza audio, puo’ essere ascoltato senza visione, puo’ essere letto solo come testo.
Siamo lontani dalla videoarte perche’ il vision-book si autoimpone un limite: non genera immagini nuove ma si appropria dell’immaginario altrui in un montaggio di sequenze e spezzoni che generano nuove immagini o, per meglio dire, metaimmagini. Un processo di costruzione basato sull’archivio di immagini e video preso dalla rete o dalla vita privata; in un gioco di richiamo e decodificazione tra parola e immagine in cui i significanti di entrambe spesso non coincidono e aprono un gioco talvolta ironico e imprevedibile.
Nel vision book lo scambio fra gli artisti/artigiani del testo, della voce e dell’immagine fa perdere ad ognuno la titolartita’ dell’opera complessiva. Il risultato e’ la fusione armonica o disarmonica di visioni plurali e dialoganti fra loro. La fruizione diviene metafruizione, puo’ essere unica o tripartita. Il vison book puo’ essere anche visto senza audio, puo’ essere ascoltato senza visione, puo’ essere letto solo come testo.
Ezio Falcomer e Antonio Nazzaro
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