Segreto, Meraviglia, riparte il laboratorio di poesia

«Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.»
 

Questa bellissima lirica di Eugenio Montale mi colpisce nel profondo: la sua particolare ricerca dei termini, il modo di porsi, il dolceamaro sottofondo della morale che ci contrappone fra solitudine e Mondo, fra il bianco e il nero. A questo punto noi diveniamo la sfumatura di quelle parole, noi siamo il concetto inesprimibile che Montale ha espresso magicamente tra i rovi di tenebre introspettive e i raggi che filtrano anche al di là delle nubi. Ed è l'enorme potere che ci ritroviamo in mano, quest'incredibile forza di panna chiamata poesia.

Adesso lancio la palla a voi: commentate, scrivete, esprimete!
Io vi aspetto proprio qui, curiosa e fiduciosa.

Qualche parola chiave per la nuova settimana? SEGRETO, MERAVIGLIA.

A presto, a prestissimo,