Effetti sonori
Osserviamo la poesia "L'uccellino del freddo" di Giovanni Pascoli (poeta italiano 1855-1912)
Viene il freddo. Giri per dirlo
tu, sgricciolo, intorno le siepi;
e sentire fai nel tuo zirlo
lo strido di gelo che crepi.
Il tuo trillo sembra la brina
che sgrigiola, il vetro che incrina ...
trr trr trr terit tirit ...
Il significato della poesia:
Lo scricciolo è un uccellino molto piccolo, con il becco appuntito e sottile, con le piume rossicce e biancastre.
Il poeta dice che sta per arrivare il freddo e sembra che lo scricciolo giri attorno alle siepi per dirlo a tutti. Con la sua voce, l'uccellino fa sentire i rumori dell'inverno: il suo zirlo, cioè il suo verso acuto, fa sentire il rumore secco e stridente di un ghiaccio in cui si aprano delle fessure; il suo trillo ricorda il rumore della brina che scricchiola, e sembra il rumore di un vetro che s'incrina.
Il linguaggio della poesia:
Allitterazioni: il poeta ripete tante volte la i per rinforzare l'idea della piccolezza dello scricciolo.
Ripete tante volte la r per far immaginare meglio e quasi sentire il verso dello scricciolo, il ghiaccio che si spacca, la brina che scricchiola, il vetro che s'incrina.
Per i suoni stridenti utilizza parole con fr (freddo), sgr (di sgricciolo e di sgrigiola), str (strido), cr (di crepi e di incrina), tr ( trillo e vetro), br (brina) e diversi tipi di onomatopee: alcune fanno sentire il verso dello scricciolo (trr terit tirit), altre invece lo ricordano con il suono di certe lettere ( sgricciolo, strido, trillo, zirlo). Per gli scricchiolii del ghiaccio, della brina e del vetro crepi, brina, sgrigiola, vetro, incrina.
Infine abbiamo le rime: dirlo/zirlo; siepi/crepi; brina/incrina.
Vediamo ora La fontana malata di Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, poeta italiano 1885-1974), famosissima proprio per la quantità e la ricchezza delle onomatopee:
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch
E' giù nel
cortile,
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace
di nuovo
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla.
Si tace,
non s'ode
romore
di sorta,
che forse ...
che forse
sia morta?
Orrore!
Ah! no.
Rieccola,
ancora
tossisce.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch ...
La tisi
l'uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire.
Un poco
va bene,
ma tanto!
Che lagno!
Ma Habel!*
Vittoria!*
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno
tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari ...
Magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci,
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch ...
* Erano i domestici.
Vediamo ora Rondone di Giovanni Giudici (poeta italiano contemporaneo):
il pazzo troppo savio
rondone che il suo volo
spezza sul fermo vetro
Così da te mio vero
pavido cuore arretro.
Per capire, dobbiamo ordinare le le parole in questo modo: il rondone pazzo, troppo savio, spezza il suo volo sul fermo vetro: sfiora un destino e (lo) sfugge. Così (io) arretro da te, mio vero pavido cuore.
Il rondone è pazzo, perché vola furiosamente, ma è anche saggio (savio) perché cambia rotta (spezza il volo) per non schiantarsi contro un vetro ben fermo: sarebbe destinato alla morte, ma sfiora soltanto il suo destino e lo sfugge.
Come il rondone si allontana dal vetro, così il poeta si allontana (arretro) dal proprio cuore, che è pieno di paura (pavido) ma capace di riconoscere la verità (vero).
Il poeta evita, cioè, di provare sentimenti ed emozioni che lo farebbero soffrire: così sfugge al suo destino, come il rondone.
IL linguaggio della poesia:
Il poeta fa una personificazione (di cui parleremo meglio più avanti) attribuendo al rondone qualità umane (pazzo e savio); una similitudine: il rondone riesce ad allontanarsi dal vetro ed evita il pericolo; come il poeta sta lontano dal suo cuore. Usa l'enjambement: troppo savio -+- rondone; il suo volo -+- spezza; mio vero -+- pavido cuore.
Una zeppa: vero/vetro. Allitterazione: ripetizione di s (7) e di v (5) e una rima: vetro/arretro.
Interessante è
Campana di Lombardia
di
Clemente Rebora
(poeta italiano 1885-1957):
voce tua, voce mia,
voce voce che vai via
e non dai malinconia.
Io non so che cosa sia,
se tacendo o risonando
vien fiducia verso l'alto
di guarir l'intimo pianto,
se nel petto è melodia
che domanda e che risponde,
se in pannocchie di armonia
risplendendo si trasfonde
cuore a cuore, voce a voce -
voce, voce che vai via
e non dai malinconia.
Il poeta sente il suono di una campana che gli ricorda la Lombardia, la sua terra tanto amata.
Però non prova nostalgia, anzi, si sente rasserenato e vive un momento di pace intensa.
Non sa come avvenga, ma quella campana, con le pause di silenzio (tacendo) e con i rintocchi (risonando) fa crescere in lui la fiducia verso Dio (verso l'alto), capace di guarire il suo tormento interiore (l'intimo pianto).
Non sa come avvenga, ma quel suonoriecheggia nel suo animo (petto) come una melodia, che fa domande e dà risposte al ritmo dei rintocchi.
Non sa come avvenga, ma quel suono si diffonde nell'aria con una tale intensità che sembra di poterne vedere e toccare l'armonia nell'aria.
Il linguaggio della poesia:
Pare addirittura che le vibrazioni del suono si condensino, diventino cose concrete, come i chicchi di granoturco, ben solidi e strettamente uniti nelle pannocchie.
La poesia è una composizione musicale dolce e melodiosa: la voce del poeta si confonde con quella della campana, anzi, le due voci diventano una cosa sola grazie al suono delle parole e al ritmo cantilenante dei versi, che ricalca quello dei rintocchi del campanile.
Tecnicamente possiamo notare che si tratta di versi ottonari di otto sillabe poetiche. Ci sono molte parole ripetute e un verso ripetuto due volte (voce mia, voce tua, vai via; e non dai malinconia ...); allitterazione della v; anafore: alcuni versi iniziano con la stessa parola (voce ... voce; se ... se ... se); 9 rime in -ia; 4 rimalmezzo (-ai); una consonanza (endo - ando); assonanze come ando - alto - anto e una rima risponde/trasfonde.
Maila prof. Meini
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