Alle 7.30 di un giorno, di una settimana in un mese di un anno qualunque, il Re si sveglia, e quando si sveglia il Re, si sa, tutti nel Reame, devono svegliarsi, oppure essere già svegli, e se per caso qualcuno di questi non sono svegli alle 7.30 massimo 7.40, gli succede di tutto.
Per prima cosa, perdono il bonus del bus, che il Re dà a chi è puntuale e solerte a svegliarsi, a lavarsi a fare colazione eccetera, eccetera, eccetera, eccetera, mò, ho fatto il quartetto!
Tu mi chiederai, “Ma che centra il quartetto Cetra”.. centra, centra …., il quartetto Cetra c’entra per la porta principale, è celeberrimo per le sue mirabolanti canzonette, ed è dal Re designato ad apparire in sogno a chi, ancora addormentato tra le 7.30 e le 7.40, non accenna a svegliarsi.
Un danno alle orecchie, incalcolabile!! Che non ti fa calcolare la bile che ti si forma per la rabbia.
Allora, immagino che ora vogliate sapere come fa il Re ad essere informato se qualcuno non s’alza, oppure se è malato, o perché..? Beh, fate un po' voi! Bene, ora ve lo trasmetto su questa parabola. Alzate le antenne, che ve lo dico immantinente, che vuol dire subito!.
Il Re amava peregrinare in resta al suo cavallo color crema, trotterellando via per la prateria, e trotterella che ti trotterella, arrivò in una terra piena di luce e di mare di sole e di turismo, voli charter A/R ed over-booking a parte, era una terra di pernottamento in tenda o in roulotte, motel, on the road, hotel, camere con vista, fornita di bicchieri d’acqua a iosa, GRATIS, e bibite, patatine salatini musica, ed è party. Partì appunto per la strada maestra, verso la città. Sbrigate poi alcune formalità, come essere salutato con la mano dal gran visir, oppure fare un giretto in bicicletta reale, ma non lungo, perché il Re non s’affatica, tanto è restio agli sforzi, ma non agli sfarzi, che si concede di gran lunga durante la giornata reale, o al mare per remare e visto che il Re non rema mai! remerai tu caso mai, se ce la fai. Aleggiarono così nell’aria le dolci reminescenze del passato del Re. (tranquilli … non è una minestrina).
Fu così, che il Re decise di andare a fare alcune compere nel bazar della città Vecchia, e proprio in fondo all’ultima tenda, ove erano esposte mille e più chincaglierie in legno, ottone, argento, oro, in rame e di ferro battuto 2 a 1 ai rigori dal freddo acciaio, che per la durezza della partita i due si fusero insieme. Là, trovò una sveglia antichissima, che forse risaliva dai fantastici fiumi Misuri, o dal Me-Gong appunto, importanti e lunghi da percorrersi anche con i ferry boat, o risalendo a piedi per centinaia di km, oppure in canoa, male che vada in aereo, per poi prendere la corriera delle 5e30 più o meno in due ore, sei al fiume tranquillo e beato come un Re. Arrivato al Bazar il Re, decise di camuffarsi per dare un’altra immagine di sé. Non voleva continuamente fermarsi a concedere autografi a iosa ed a manca. Era un abitudine per lui scoprire di nascosto come si sarebbero comportati i suoi sudditi, in sua presenza, senza che lo potessero riconoscere. Sacco vuoto alla mano, decise di avventurarsi tra i dedali di quel Suk pieno di profumi di colori, di sapori diversi. Tutti erano animosi e trafelavano con le mercanzie più disparate. Il Re, ora irriconoscibile come Re, aveva assunto le sembianze di un pastore, che per caso passava di li e attratto dal brusio di voci festanti si era incamminato con baldo cipiglio, e maestoso incedere. Troppo maestoso incedere, non poteva cambiar pelle completamente e non aveva il passo lento del pastore che accompagna il suo gregge. Il suo dinoccolare continuo a passi lunghi e lenti e la mano che alta teneva a lunghe dita affusolate disgiunte, lasciavano trasparire quel che di regalità che un pastore non poteva permettersi, tanto la sua esistenza era priva di quelle frivolezze regali che non servivano al suo umile ed itinerante mestiere.
Il primo ad avvicinare il Re fu il pistore, che guardando ridacchiava bofonchiando sotto i baffi e colpendo con i gomiti Dorina che era intenta a vendere pagnotte fresche agli avventori, allietandoli intonando un canto.
Ehi, disse Edoardo il pistore, Dorina! Guarda chi sta arrivando .. Dorina, si fermò a guardare il buffo passo ad allungare in avanti, che era proprio uguale a quello che fa il gallo tra le galline nel pollaio, ed esclamò sicura.. “Se quello è un pastore io sono la pecora!” Scoperto l’ingannevole trucco Edoardo Il pistore annuì a Dorina e capì che quel pastore non poteva essere che il Re. A questo punto, pensò bene di trattarlo nei migliori dei modi possibili, immaginando di essere già possessore di una lauta riconoscenza magari in oro, che gli avrebbe elargito in futuro. Buon giorno, buon pastore, avrà fatto molta strada e sarà affamato vuole una fragrante pagnotta? Il Re pastore, annui con un ampio cenno del braccio e rispose, si mia dolce e leggiadra damigella, camminai per la strada molto a lungo, prima di arrivare a questo conviviale e festoso raduno di dame e cavalieri …, Dorina sgranò gli occhi .. Ma che dite mai mio ricco R ….. e si stava facendo scappare la parola Re..., ma se ne accorse in tempo e continuò. Mio buon R..R …. R …, ma ancora non sapeva cosa aggiungere alla lettera R, tanto era la sua emozione sapendosi davanti al Re. A quel punto fu spinta con il gomito da Edoardo che la corresse a sua volta, voleva dire, mio buon R. R..R…R…. ma anche Edoardo non seppe più proferir parola che si accostasse con significato, senza far comprendere che già mezza frase era detta.. erano in trappola.. si guardavano l’un con l’altro negli occhi e capirono di essersi svelati nel loro intento di ingannare l’ingannatore. A quel punto, si misero a litigare facendo così svelare al Re le loro intenzioni truffaldine. Il Re si tolse il vello di pecora che portava come copertura, ed esibì con maestosa imponenza il suo scettro ai due bottegai ormai confusi e con fare altisonante proferì: Visto che avete svelato il mio travestimento e altresì avete cercato di carpire i miei servigi con l’inganno ed il sotterfugio, sarete puniti con cento frustate e vi saranno tolti gli averi che fino ad oggi avete tratto con il frutto del vostro lavoro. E così il Re sentenziò!
Morale della favola … Meglio vivere accontentandosi di ciò che si ha, piuttosto che perdere tutto per troppa avidità!
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