Taluni pensano io sia una principessa, in realtà sono una fata...
Ai primi di maggio il cielo finalmente sgombro ha lasciato il posto al sole che ha Così lo chiama fuori dal gruppo dei bambini tenendolo vicino a sé e guidandolo nelle esplorazioni ambientali che faranno oggi. Gigino adora la sua mano, dalle dita sottili, ed è ammaliato dall'anello ricchissimo, che la fata porta all'anulare sinistro, questi, ha un' età antica e splende nella luce circolare delle tre corone di 36 diamanti. Nel grosso diamante solitario, al centro, si raccoglie tutta la saggezza delle fate che lo hanno avuto, prima di lei. Ora lo custodisce con estrema cautela perché sa che ogni desiderio degli uomini potrà essere esaudito, soltanto sfiorando il diamante, con lo sguardo delicato dell'amore e della saggezza. Gigino lo sente, mentre le stringe la mano, e prova una sensazione di sicurezza che si mescola all'oblio delle cose più tristi. La fata chiede ai bambini se sono pronti a salire sull'acqua e a visitare il mondo sottolacustre. E' un grido di gioia la loro risposta. Sanno già che nessuno si bagnerà, nessuno annegherà, ma sarà una passeggiata a pelo del lago per scorgene la vita lì sotto e i pesci che guizzano quasi a contraccambiare i loro sorrisi.
Le alghe si muovono lente e danzano salutandoli al loro passaggio. La fata racconta, e Gigino sfiorando il diamante con la punta delle dita, riesce a vedere ogni cosa, ogni colore, ogni riflesso e ogni anima vagante nel liquido verde smeraldo del lago. Ora ha occhi fuori dagli occhi, e prova quella gioia sottile e prolungata che solo il contatto vero con la Natura può dare. Anche gli uccelli sono attratti da quella visione insolita e inaudita: la fata guida i bambini, cantando nenie e canzoni, attraverso tutta l'estensione del lago. I volatili si avvicinano, abbassandosi quasi a sfiorare quelle piccole teste, a lasciarvi un cinguettio e un frullio d'ali. Gigino alza gli occhi, sfiora l'anello e riesce a vedere le ali degli uccelli nei loro mutevoli colori. Sono rimasti sul lago a vagare felici per un tempo indefinito.
Quando ogni bambino ha visto e compreso la vita e la voce del lago, la fata li porta nel bosco circostante. Fa togliere a tutti le scarpe e con un tocco sulla terza corona di brillanti si ritrovano bendati. Si mettono a ridere e a scalpitare. Come possono entrare nel bosco così? A piedi nudi e senza gli occhi? Ma la fata cantando una nuova canzone fa in modo che il desidero di farlo si impossessi dell'animo dei bimbi e lì dilaghi, facendo scomparire ogni paura. I bambini si son messi in fila indiana tenendosi l'un l'altro sulle spalle, di modo che, il precedente guidavi il successivo e via di seguito. Gigino si tiene ai fianchi stretti della fata e ciò che prova in quei momenti, nel bosco, è un sentimento che non dimenticherà mai più. I piccoli piedi camminano, da prima incerti sul terreno sconnesso, ma, con un soffio fugace d'occhi sull'anello, la fata trasforma ciò che pestano in uno strato di soffice muschio che solletica i piedini, facendoli ridere.
Ella intanto racconta ogni cosa del bosco, descrive gli alberi e le piante del sottobosco, sbirciando tra l'erica e l'edera rampicante, raccoglie i fiori dell'edera terrestre e li infila fra i capelli dei bambini e delle bambine. E i piccini, senza occhi, vedono ogni cosa...
Sono elfi e fate, sono entrati anche senza vedere, nella magia del bosco e ... se guardate bene, li potrete ancora scorgere, poiché sono rimasti lì, e ancora...rimarranno in quel luogo per molto, altro tempo.
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