C’era una volta e forse c’è ancora Pepita ,una gatta bellissima e nera.
Aveva sposato il re Tartaruga e viveva in un regno incantato,dove tutto era perfetto.
Dove tutto sembrava perfetto.
Mille bachi da seta erano i suoi sarti.
Un folto gruppo di orsetti lavatori tenevano in ordine le stanze.
Un porcellino rosa cucinava i piatti più buoni e stappava con la codina i vini migliori.
Farfalle le facevano vento muovendo le alucce come ventagli multicolori.
Aveva proprio tutto. O almeno così credeva.
Nel suo giardino l’erba era polvere di smeraldi, i papaveri avevano petali di rubini e fiorivano ametiste sul glicine.
Un giorno, era luglio forse, se ne stava a crogiolarsi sotto il sole e sentì un miao.
Un gatto era appollaiato sull’alta recinzione di cristallo e la guardava.
Era tutto nero ma aveva gli occhi più blu che avesse mai visto.
"Che fai?" le chiese.
"Sto qui" miagolò lei.
"Da quanto tempo sei qui?"
"Non lo so più." disse Pepita "So che vedo lune e soli. So che mangio. So che bevo. So che sono bella. Sto qui da sempre. Non vedi che splendore la mia casa? E tu chi sei?"
"Sono Fiomisò,un randagio curiosone e vengo da molto lontano. Non ho denari, ma conosco gli odori e i sapori del mondo."
"Odori? Che sono? Credi di essere più ricco di me? E’ impossibile" sfrigolò lei stizzita.
"Domani tornerò e ti porterò un fiore vero. Ne sentirai il profumo e poi decideremo chi possiede di più tra noi due."
Fiomisò tornò il giorno dopo col bocciolo più odoroso che riuscì a trovare.
Il giorno dopo ancora. E ancora, e ancora. E ogni giorno quel micio impertinente le portava un fiore nuovo.
Pepita sognava di giorno e la notte, mentre tutti dormivano, scivolava furtiva nel giardino ad attenderlo.
L’estate passò e Fiomisò doveva ripartire.
"Scappa con me" le disse" o almeno per una notte fa onore alla tua razza felina e supera questo recinto. Ti porterò ad annusare le stelle."
Per una sola notte.
Per una notte sola.
Pepita aveva paura, ma la voglia di sentire ebbe la meglio.
Si preparò con cura e con un balzò fu nel mondo.
Lui le diede la zampina e lei provò l'ebbrezza di una stella che cade.
All’alba Pepita tornò nel suo mondo di vetro e Fiomisò ripartì sul suo triciclo giallo.
Nessuno sa se un giorno si rivedranno ma, insieme, quella notte sotto la luna, erano più belli del sole. E forse la libertà ha lo stesso profumo di una stella cadente in una notte di luglio.
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