Il silenzio mi governa © luccardin
nel dolore che percuote
la parola nel suo sangue
Amami quando l’amore si smarrisce
non aver paura di bussare al cuore
prima che mi ami senza amore.
Non ricordo se fu un sorriso © sellyselly
Non ricordo se fu un sorriso
o un angolo di labbro divaricato
Non ricordo nemmeno se gli occhi filavano un senso
o ricamavano le fughe del pavimento verso la porta
Forse le gote erano rosse
e il mento appena rivolto alla gola
Poi pensieri che rotolavano sotto il tuo sguardo,
le gambe un po' a ics
e le mani
Le mani erano bianche e sapevano di talco e cannella
Fu così che rimasi
finché il tuo silenzio non riempì la mia bocca
Erano state piccole cose ... © ComPensAzione
Erano state piccole cose ...
il suo modo di muovere le mani mentre parlava, danzavano intorno al suo volto, le lunghe dita parevano suonassero strumenti invisibili incorniciando le sue parole
i denti che mordevano il labbro inferiore e le sopracciglia corrucciate quando qualcosa turbava, un tocco di tenera eternità infantile
il chinare il capo di lato posandolo sul palmo quando porgeva la sua attenzione, gli occhi socchiusi e il sorriso accennato di apprezzamento
il raccogliere i capelli tra le mani, entrambe le braccia alzate, lasciandoli poi ricadere a cascata, e il gesto di arrotolarsi una ciocca sul dito
... e mi ero innamorato.
Erano state piccole cose ...
le sue mani che con violenza assalivano l'aria, quasi a spazzare il tempo, un invito a sparire, a tacere, a lasciare
la sua voce che si alzava di tono diventando stridula, e il ticchettare delle dita sul tavolo, in ritmo accellerato, quando si irritava
lo sguardo sfuggente della stanchezza, il vuoto dei silenzi di pasti senza gusto, e lo scrollare lento del capo che soffocava le mie parole
i suoi capelli sempre legati, stringati in morsa, allontanati dal volto, lontani dalle sue mani e dalle sue braccia
... e mi ero disamorato
Porgo il tuo sentire... © blinkeye62
Porgo il tuo sentire alle mie coscie leggermente divaricate e il tuo odore si affastella tra mille sguardi di passaggio... Era pronta per partire lungo le spiaggie dei miei istinti più biechi e senza ritegno la guardavo come si guarda una candela che si sta consumando piano. Mi ammiccava. Sapeva bene del mio cuore frantumato, sgretolato, dilaniato e, tuttavia, mi porgeva il suo rancore velato di sensualità... Mi piaceva guardarla con ingordigia. Il suo corpo, così perfetto, rantolava sotto i colpi di un mio pensiero esplicitamente godereccio, uno di quelli che ci confidiamo solo nelle chat per adulti e per incontri facili... Sputavo senza ritegno quella voglia di merlata trasgressione e, con altrettanto poco ritegno, cercavo di aggraziare quel senso di pudore che riuscivo ancora ad indossare... Da lì a qualche istante mi sarei addentrato nelle sue pieghe rosa-carne, mi sarei gettato in un pozzo emozionale di infinità profondità e là, in quel luogo di aberrazione, sarei annegato beandomi oltre modo. E, mentre mi avvicinavo, la fissavo intensamente, solo per puro gioco, anche perché ero cosapevole del fatto che il suo interesse per me si limitava solo a quel lasso di tempo, cio nonostante mi fregiavo come pirata di quella conquista... Oltrepassammo quel vezzo gravitazionale... e il baratro si concretizzò...
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