Comincia in un punto oscuro © Pinotota
Comincia in un punto oscuro
all'improvviso
iniziazione, sortilegio, gioco,
elevazione, fervore, inquietudine,
volo frenato di rondine immobile
me ne chiedo la ragione
di me stesso esposto all'infinito
nell'attesa appendo le unghie
aggrappato ancora una volta
ad un mondo da vetrata sporca.
Finalmente colgo folate di libeccio
che incalza come un delirio
proveniente da un turbine di sogni
e mi innalzo nell'impalpabile azzurro
lasciandomi alle spalle il nulla
ancora una volta di più inutile.
Proverei a volare… © Max
Proverei a volare…
Se spostassi la tua vanità
dietro l’ostacolo del mio dire
e ti soffermassi ad illudermi
con le vanterie del mio amare,
se confondessi la mia sincerità
con la stretta delle tue carezze
e ti adagiassi ad ascoltarmi
con i sussurri del mio agire,
volteresti le pagine rannicchiate
dei miei richiami in amore,
testardo inno dedicato al mio fare.
Imparerei a volare,
unico fardello due ali
sulla schiena della perdizione,
semplice cuore alato
imparerei a volare
a disperdere le ceneri
della tua maledizione.
Cadeva piena, fine, fitta © sellyselly
Cadeva piena, fine, fitta
tanto da non riuscire a trattenerla
Si fermava alle mani per stendersi
facendo lago nel liscio del palmo
Persa in occhi chiusi,
dentro spaccati di mente
ritornava là,
dove i passi saggiavano l'umido
diventando vele fra sassi o
timoni in urgenza dell'onda
Sedeva sul bordo vivo dell'acqua
immaginando la casa sul fondo,
gli alberi mossi da bagni di corrente
e i frutti, morbidi frutti,
farsi pane
Un azzardo di voce offriva
al canto la felicità di abitare abiti e misure
e al fiato l'audacia di svestire parole
Poi arrivò il momento del sole,
arrivò da lontano
E fu come spillo a bucare le onde
come giro di vento ad alzare le gonne
aprendo ali ai sorrisi
oltre la schiuma dei tanti capelli
Conto le © giuseppe pittà
conto le
anime al
passaggio del
buio
cercando la
piu’ giusta tra le
certezze
volendo
esitare poco in
verità
arrogante e
presuntuoso per
buttarmi giù a
capofitto
nell’aria di
quest’altra
giornata di
solito cielo
Un segreto © luccardin
Un segreto
ha più lacrime
di un peccato d’amore
e tu mi chiedi in quale dolore
si nasconde
Nel tuo guardare
non saprà mai
dove la mia anima vola
e va a morire.
Le aveva ancora, sotto ai jeans © ComPensAzione
Le aveva ancora, sotto ai jeans calati sui fianchi, le ginocchia sbucciate, come quelle d'un ragazzino d'un tempo, quelli che navigavano nelle campagne a caccia di salamandre e raganelle, o che giocavano partite in campi occasionali. Il tessuto ruvido gliele grattava fastidiosamente ad ogni passo ricordandogli la sorpresa e il dolore. Non le aveva creduto, a scuola, quando durante la ricreazione all'angolo del cortile gliel'aveva raccontato, pensava, come tanti, che lei avesse il sangue malato di follia, credeva si burlasse di lui o che costruisse favole per rendersi interessante. - L'ho fatto davvero ! - Lo guardava fisso negli occhi con i suoi così chiari da imbarazzarlo. Aveva preso lui, allora, un'aria da sfida e le aveva chiesto di mostrarglielo. Lei aveva sorriso, sembrava non aspettasse altro. - Sull'argine del fiume questo pomeriggio. - E se n'era andata con il suo passo leggero.
Gli argini erano alti, ad una distanza di circa tre metri uno dall'altro, il fiume scorreva pieno delle ultime pioggie. La guardava perplesso mentre si concentrava seduta a gambe incrociate sull'erba. Si chiedeva come avrebbe preso la rincorsa per il salto, ancora convinto che quello non sarebbe stato altro che un salto. Ascoltava il respiro di lei farsi profondo, poi la vide rialzarsi tenendo gli occhi fissi sull'altro argine, si chinò appena in avanti nella posizione da tuffatore e si lanciò, librandosi in aria, le braccia aperte, il suo corpo sottile proteso, e volò fino all'altra parte. I piedi nuovamente a terra, si voltò sorridendo verso di lui, rimasto a bocca aperta - Hai visto ? - E lui era scappato, di corsa, scivolando più e più volte, rompendosi i jeans e le ginocchia, senza mai girarsi, spaventato da quella magia che non voleva riconoscere.
L'avevano ritrovata più a valle, trasportata dalla corrente, dopo ore e ore di ricerca affannata. I compagni erano andati tutti, poi, al funerale, lui no. L'immagine di lei che volava da un argine all'altro lo tormentava, più delle ginocchia sbucciate, meno del pensiero che la sua fuga era stata la causa del mancato ritorno
Progettazione grafica e web editing: Anna De Vivo