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Sensuali melodie

In questa notte
dall'aria limpida
la luna disegna
corde d'argento
sulla tua pelle nuda.
Per me e le mie dita
un invito a comporre
sensuali melodie
da scrivere insieme
sul pentagramma dell'amore.

Franco

golosa

mezzogiorno di sbieco
resta, ma vattene
anzi dimmi che vuoi?
-t'ho portato una moneta di latte-
lo berrò a piccoli sorsi
scaldandolo tra le mani

 

Le prime tracce del tempo

Filigrana bianca accartocciata
fra i capelli neri già diversi.
Insinuanti raggiere di spine
agli occhi e in mano assolutamente
niente o qualche speranza e una paura.

Graduale

Di tua radice e cenere rimane,
tra terra ed aria,
solo un profilo in controluce
con un ultimo battito di fiamma,
in sospensione fievole.

Coi miei brandelli e lividi ritorna,
tra rancori e anima,
un sogno sorto al plenilunio
nei lieti canti di giovani sguardi,
col timbro di un miraggio.

Del loro soffio d’uomini mi penetra,
tra volti e voci,
un suono che trema nella notte
con un amore in bilico nel sangue,
attaccato alla vita.

Da un qualche vento rigido d’inverno
mi assolve il volo grigio dei passeri
col fuoco dei bivacchi per la strada.

Al Castagneto

Risveglio Nel Castagneto

E' assieme quel soffio di fresco autunno
con le grida dei bimbi al mattino
a inaugurare il nuovo giorno

Negli occhi un carosello di colori
e quell'oro dei castagni che prende
dentro gli occhi e in fondo al cuore

Infinitamente
Un abbraccio

 

Quando ti svegli.

 
 
Quando ti svegli hai occhi minuti
per la lente del giorno che li ingrandirà
e gesti infantili che si aprono lenti all'agguato del sole.
 
Schiarito il velo della notte,
appaiono le orme dei tuoi sogni
fuggiti come prima della neve nel letargo fino a sera.
 
Poi, supponendo che la brezza del mattino
sia giunta fino al letto a sollevarti,
ti osservi dalla sponda aprir le ali
e come braccia nude muoverle in volo.
 
Così,
andando dal tuo sonno ad un sorriso,
addormentata donna
ti svegli come cigno.

Io sono l'amore rinnegato

 
Io sono lo scirocco caldo
che invade la tua pelle-poro
dilatando a dismisura ogni piacere

sudore – brivido- tentazione

ho una rosa di sale tra le gambe
e l’umido tepore della notte
una risata tra i capelli e l’opale nel cuore

sudore – brivido – calore

ho un veleno intrigante e maturo
un tocco che sa penetrare la rugiada
una poesia ammaliante che trapassa

sudore – brivido – eccitazione

La mia ragione intinge sensazioni
rimescola nel ventre la pioggia con la neve
e si fa brina ogni spalla che offre

sudore – brivido – tremore

Sono il peccato primordiale
l’invito del serpente tentatore
la vocazione della spiga e del papavero

alito-sussurro-carezza

Io sono femmina e pure maschio
la bramosia dell’ambrosia
il labbro che incatena il labbro

sospiro-musica-fruscio

Sono l’umido che lubrifica i silenzi
il brivido che non conosce povertà
sono la tentazione della penombra

palpito-gemito-graffio

Sono l’eccitazione della trasgressione
il tremore di un attimo senza dolore
il sogno che si bacia in bocca

passione - erotismo -  ardore

Io sono lo scirocco dolce
la fede a cui si crede privatamente
quando la notte colora le lenzuola.

 

Il momento delle ombre

È nel tempo che s'addensano le ombre
e ogni cosa pare sprofonda in un ciclo concluso

se qui vicino si leva un volo di cornacchie
e più distante, da velati pensieri,
nelle conchiglie il rumore del mare
e inaspettati versi di gabbiani

allora forse restituiscono la speranza
raffigurando passaggi rocciosi
percorsi da un fanciullo in un nascente giorno.

Antonio Ragone (Da "I passi sul sentiero sconosciuto - luglio 2009)

Osservando le stelle

 
La mia strada si allarga
Verso la collina,
mentre il sole si accascia
molle,
fra nuvole di sangue.
 
La mia strada è deserta,
solo io vi cammino,
guardando all’insù.
Inciampo su piccoli sassi,
mi graffio un po’ il cuore
con spine sottili,
sospinta dall’aria.
 
La mia strada va avanti,
si vede dai monti.
Non finisce nel nulla di un prato fiorito,
non si schianta su un masso
che impedisce l’uscita.
 
La mia strada è lucente,
sotto i raggi lunari,
io cammino da sola,
osservando le stelle.
 
               Danila Corlando

Soffio del fato

Soffio impetuoso, su l’angosciosa vetta
inchinate a lui, serve, son le alte fronde
inciso ed improvviso, come l’accetta
miete l’incanto d’un tempo senza spazio

Danzanti for da la lor culla, cadon giù
i puri figli nella bufera sua
in un dolce turbinio di decadenza

Scaturenti in voi o sciocchi, desii al più;
pur la morte sboccia da la furia sua.
Soffocante, tormenta, è ‘sì la su essenza

Ribollir di sfida cova ‘d aspetta
pe’ color ai quali timor non infonde
pe’ gli altri, creator di tomba in su la vetta:
Mirate e godete il portator di strazio.

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