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Fiori

 

Oggi il rosso geranio
ha preso posto tra le rose
ed il più scuro ciclamino
si sposta al sole.
Il verde filo d’erba
color freddo
sa rovesciar le sorti del suo prato
senza profumo se la spassa alquanto
ridendo un po’ di tutti
e sorvolando.
 

Corse

Corse
chissà chi correva
pianti
chissà chi piangeva
risate sottovoce
come per nascondere
anche oggi
l’esser felici
a chi false apparenze
e giganteschi scopi
non ha lasciato.
Il contenuto triste
mi spaventa
di semplicità e gioia
c’è sempre meno voce.
 

 

I colori della notte

I colori della notte
 
 
Nella notte posso dipingermi di tutte le sfumature.
Creo sola:ciò che voglio.
Solo di me tingerò i pensieri.
 
Il buio mi racconta:: io disegno.
Le unghie segnano siluette colorate di ciò
che sono.
 
Lucida anima ignara dalle mille tinte.
Solo ora, nel buio, esistono.
Perché le ho costruite,  in uno sfarfallio
di verità … che sa di bugia.
 
La notte, mi coloro e mi scoloro.
Scelgo di me:
l’ombra delicatamente stinta.
 
 
 
OROFIORENTINO

 

Influenze d'autunno

Anche l'aria
s'ammorba
anche la foglia
trascolora
anch'io mi perdo
in quest'autunno
del mio spirito
e non già
mi consola
il passo nel bosco
o il sole che gioca
raso tra i rami.

Che cosa sei.

 
 
 
Tu sei di cento cose ognuna:
regola e caos, ovvio e sorpresa.
Sei l’intimo dei sogni e una manifesta logica;
roccia di rabbia e sabbia di calmo approdo.
Il buio intenso e l’invadente luce.

Cose Così [di fiati il buio]

Le bocche punteggiano di fiati il buio
  denso di boschi radi, profumi dolci

Incantevole visione l'ultimo sudore
  fragranza odorosa, leccando il viso

Tessuto vivace l'istante e la seta
  farfuglio baci salvia, invasa dalle mani

So di fiori distesi, di purezza accorta
  disordino un sorriso, l'appendo su te

 

Manuela

Segesta

Il panorama era di quelli che non si possono dimenticare. L’auto correva sull’asfalto dolcemente come se planasse, le piante ai bordi della strada, giravano nei nostri occhi come se fossimo noi ad esser fermi. Le colline s’innalzavano nell’immensa distesa e giocavano con l’aria tersa e chiara per mostrare tutta la loro maestosità, sembravano come legate alla nostra Leggi tutto »

Pozzo della memoria

Da un cielo sereno,reclusa
nel pozzo della memoria
oltre la grazia del capelvenere
a tratti,tu,ancora
mi sorridi,tremulo ricordo
più bella di Ermione.

 

I mangiatori di patate

Vincent van Gogh - I mangiatori di patate -  1885

 

Troppa terra.
Alla sera si torna
con le mani indurite dal gelo
per sfamare di essenziale il silenzio.

l’aria immobile fiocca
con la luce che cade dall’alto
come un raggio sconfitto sui volti
che scurisce l’infanzia inquieta

e non c’è ribellione
nelle mani giganti, negli sguardi raccolti
nelle facce deformi
che raccontano la fatica del giorno

Come l’ultima cena
il banchetto servito con rito solenne.
Taciturne patate scolorano l’ombra
di un inverno mai morto.

nella casa di fango
si raccontano cose
con le labbra accostate,
troppo grosse per esser baciate

I mangiatori di patate
forse sorridono ai sogni
e si attardano intorno alla tavola
nel rumore del buio colorato di terra.

e poi

e come si fanno scivolare, quelle illusioni che separano la realtà dal mistero quando ad occhi bassi guardiamo la terra con la vergogna nel cuore di essere troppo piccoli per rivelarci al cielo. quella speranza cieca ha una luce selvaggia, e mi domando, quanta sia la luce che abita in queste orbite nere quando brucia sulle pupille dell'indiferenza.

qualche volta l'aria. il soffio sui polmoni. e non c'è via di scampo. neppure un cuore artificiale. solo il don delle campane. una messa di spighe. un vento sui paveri. e poi, l'agonia dei versi in cui sostare.

 

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