2010 - lezione 1 | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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2010 - lezione 1

La poesia e il mondo intorno a noi

Nelle pagine che seguono incontreremo poesie tutte dedicate alla rappresentazione del paesaggio e della natura, nelle sue varie manifestazioni e nei vari momenti del giorno e dell'anno. Come sappiamo, per i poeti il modo di descrivere la realtà circostante è anche un modo per esprimere la propria specifica interiorità. Tale espressione è spesso affidata alla particolare costruzione delle frasi e al suono stesso delle parole che, singolarmente o nel loro insieme, danno forma, espressione e voce al mondo naturale e ne ritraggono le caratteristiche salienti.

I suoni della poesia

Nei testi poetici il suono delle parole ha una grandissima importanza espressiva: esso, infatti, contribuisce a esprimere il senso del componimento tanto quanto i significati delle singole parole e delle frasi intere. Qualcuno addirittura ritiene che la poesia sia una forma d'espressione a mezza strada, per così dire, tra la letteratura e la musica.
In poesia le caratteristiche sonore dei testi sono dovute a vari fattori, alcuni dei quali ci sono già noti, come:

  • la rima, ossia l'identità di due versi (o di due parole) a partire dalla loro ultima vocale accentata
  • la rima imperfetta della consonanza, in cui sono uguali solo le consonanti delle parole in rima (per esempio: lesti / costa / piste / fusto)
  • la rima imperfetta dell'assonanza, in cui sono uguali solo le vocali (per esempio: credi / mesti / perdi / steli)
  • il ritmo dei versi, cioè la particolare alternanza, in un verso, di sillabe su cui cade l'accento tonico e sillabe su cui l'accento non cade
  • il ritmo dell'intero componimento, dovuto ai vari tipi di ripetizioni in esso presenti (di sillabe, di parole, di intere espressioni)

La sonorità di un testo poetico dipende, inoltre, anche dal suo timbro. Il timbro di una poesia, cioè la sua particolare "coloritura sonora", è dovuto alla prevalenza di determinati fonemi (che sono i suoni corrispondenti alle lettere dell'alfabeto) rispetto ad altri.
Per esempio, una poesia che parla della gioia di correre all'aria aperta o del piacere del vento sul viso mentre si naviga su una barca a vela può essere caratterizzato da molte vocali aperte (a, è, ò). Una poesia che parla di cose cupe e tristi può darsi che presenti soprattutto vocali chiuse (o', é, i, u).
Una lirica, inoltre, può essere caratterizzata dalla frequenza di consonanti "nasali" come la m, la p, la t e la f.
La sonorità di un componimento, inoltre, dipende anche dal fatto che le vocali siano numerose rispetto alle consonanti o che prevalgano queste ultime, unite magari tra loro in catene di suoni come nelle parole: astrusi, aspri, scricchiolanti, sbrindellati.

Le figure di suono

Le particolarità espressive utilizzate dai poeti per dare determinate caratteristiche espressive ai loro componimenti vengono dette figure retoriche. Quando tali particolarità espressive riguardano il suono delle parole, si parla appunto, di figure di suono.
Eccone, per ora, alcune delle più usate.

Allitterazione:
si ha quando una stessa lettera, o un certo gruppo di lettere, si ripetono all'inizio di varie parole consecutive o comunque tra loro vicine, oppure all'inizio o all'interno di uno o di più versi successivi.

Di tempo in tempo
torna il temporale
(R. Piumini)
Apòcope: è la caduta di una lettera o di un'intera sillaba alla fine di una parola. E' un fenomeno particolarmente frequente nella poesia italiana dalle origini all'Ottocento. Corrisponde a ciò che in grammatica viene detto, a seconda dei casi, troncamento (signor, dottor, fior, cuor) o elisione (bell'amico, c'è)
... caro mio ben
credimi almen!
Senza di te
languisce il cor!
Il tuo fedel
sospira ognor,
cessa crudel
tanto rigor!
(G. Gozzano)

Onomatopea: sono chiamate così le parole che "somigliano" alla cosa a cui si riferiscono. Per esempio, la parola zig-zag somiglia, nella sua forma grafica, e anche nel suo aspetto sonoro, al tipo di movimento che indica.
Di solito, tuttavia, sono dette parole onomatopeiche, o onomatopèe, quelle parole il cui suono è simile a quello prodotto dalla cosa che indicano: tali sono, per esempio, parole come scricchiolio, rimbombo, sciacquettio.
Sono di questo tipo anche i vocaboli di origine americana, tanto frequenti nei fumetti: splash, bang, gulp, sigh ...
A volte l'onomatopèa non è limitata a singole parole isolate, ma riguarda intere frasi o addirittura tutto il componimento. Un esempio di ciò sono i versi seguenti:
Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscio che fan le foglie
del gelso ...                             
(G. D'Annunzio)
Paranomàsia: è l'accostamento di due o più parole con una sonorità simile.
Un lungo lago d'oro
nella valle.
Mille onde molli
alle sponde.
(R. Piumini)

 

Maila prof.Meini

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