Speciale Natale | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Sfoglia le Pagine

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Speciale Natale

In questi giorni, al di là della tradizione e delle spese compulsive dalle quali ci lasciamo conquistare, tutti noi nutriamo, chissà perchè, nel profondo, il desiderio inconfessato di essere davvero "più buoni", di ricevere e dare coccole, affetto e amore. E quale modo migliore della poesia per "parlare d'amore"?
Le immagini e la musicalità dei versi sono infatti il tramite più adatto per esprimere la gioia profonda che nasce dalla scoperta di questo sentimento.
Nessuna poesia sul Natale, dunque, da parte mia; in giro per blog ne ho già lette tante, di bellissime, sull'argomento e siamo solo a metà dicembre. Nel mio pacchetto con il fiocco rosso, un piccolo dono per tutti quelli che vorranno, metto alcune poesie, famose e meno famose, legate al tema dell'amore. Alcune sono legate a esperienze personali degli autori, altre contengono riflessioni più generali.

Dichiarazioni in versi
Fare una dichiarazione d'amore, lo sappiamo tutti, è difficile. Scriverla in versi può essere più difficile ancora, ma può anche essere un modo per vincere la timidezza e l'imbarazzo.
Quelle che seguono non sono semplici dichiarazioni d'amore. Certo, in ciascuna di esse un poeta si rivolge alla donna amata e le dichiara il proprio sentimento, ma scopriremo che contengono anche una riflessione sull'amore.
Vediamo ora quante forme diverse può assumere il sentimento che chiamiamo amore.

  • Govoni riflette su ciò che lo affascina nella donna amata, sulle ragioni semplici, naturali, per cui gli appare bella
  • Montale descrive l'innamorata come una creatura ultraterrena, angelica, sovrumana
  • Bertolucci immagina come sarà la sua ragazza in futuro, diventata donna
  • Saba ricorda com'era la moglie quand'era una ragazza 
 

Corrado Govoni
"Bellezze"

IL campo di frumento è così bello
solo perché ci sono dentro
i fiori di papavero e di veccia;
ed il tuo volto pallido
perché è tirato un poco indietro
dal peso della lunga treccia.

 In questa poesia, del 1924, il poeta paragona il volto della donna amata a un campo di grano e sviluppa una riflessione sulla bellezza: non la perfezione, ma la presenza di piccole irregolarità, è ciò che lo affascina.
Corrado Govoni (1884-1965) è un poeta italiano del Novecento. La sua opera si caratterizza per la ricerca di metafore originali e intense, ma anche per il carattere ironico di molti testi, come quello appena letto.

Eugenio Montale
"Ti libero la fronte dai ghiaccioli"

Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l'alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.

Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l'ombra nera, s'ostina in cielo un sole
freddoloso; e l'altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.

Negli anni Trenta del Novecento Montale scrisse una serie di poesie per Irma Brandeis, una donna che si era trasferita negli Stati Uniti ed era quindi per lui irraggiungibile. In questa poesia Montale immagina che la donna amata lo raggiunga segretamente, trasformata in un angelo meraviglioso.
Eugenio Montale (1896-1981) è uno dei poeti ermetici del nostro Novecento e molte delle sue poesie più famose sono dedicate al tema dell'amore.

Attilio Bertolucci
"La rosa bianca"

Coglierò per te
l'ultima rosa del giardino,
la rosa bianca che fiorisce
nelle prime nebbie.
Le avide api l'hanno visitata
sino a ieri,
ma è ancora così dolce
che fa tremare.
E' un ritratto di te a trent'anni,
un po' smemorata, come tu sarai allora.

Questa poesia è tratta da una delle prime raccolte di versi di Bertolucci. Il poeta si rivolge alla ragazza che ama e le promette in dono una rosa in cui gli sembra di riconoscere alcuni tratti della ragazza stessa che egli ha di fronte. Davanti al suo sguardo poetico, però, la giovane amata si trasforma nella donna che diventerà in futuro.
Attilio Bertolucci (1911-2000) scoprì la propria vocazione poetica fin da bambino. Giornalista, insegnante, traduttore e sceneggiatore, ha scritto molte poesie legate alla propria esperienza autobiografica, ai luoghi dove ha vissuto (Parma e la campagna circostante) e al tema degli affetti familiari.

Umberto Saba
"Quand'eri giovinetta ..."

Quand'eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t'era un'arma, o selvaggia.

Eri difficile a prendere.
                               Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.

Saba in questa poesia, scritta alle soglie della vecchiaia, parla della moglie e confronta la figura di lei ragazza, ribelle, di carattere difficile, con quella che vede ora: ancora giovane e bella, agli occhi del poeta, ma tanto più dolce e cara, perché i segni lasciati dal tempo sono la traccia delle esperienze vissute insieme.
Nella poesia di Umberto Saba (1883-1957) l'amore per la moglie Lina è uno dei temi dominanti, dalle raccolte della giovinezza fino a quelle scritte in tarda età.

Ieri e oggi

Dell'amore si può parlare al presente, al futuro e al passato. Parlarne al passato ci fa subito pensare a toni tristi, ad amori finiti. In molti casi è così, ma si può ricordare il passato anche con uno stato d'animo diverso, più sereno, più allegro addirittura. Il ricordo di un amore lontano, a dispetto della malinconia, può illuminare ancora, a distanza di anni, la nostra vita, e farci capire che non abbiamo vissuto invano.

William Butler Yeats
"Nei giardini dei salici"

Fu là nei giardini dei salici che io e la mia amata ci incontrammo;
ella passava là per i giardini con i suoi piccoli piedi di neve.
Mi invitò a prendere amore così come veniva, come le foglie crescono sull'albero;
ma io, giovane e sciocco, non volli ubbidire al suo invito.

Fu in un campo ai bordi del fiume che io e la mia amata ci arrestammo.
E lei posò la sua mano di neve sulla mia spalla inclinata.
M'invitò a prendere la vita così come veniva, come l'erba cresce sugli argini;
ma io ero giovane e sciocco, e ora son pieno di lacrime.

Questa poesia è stata scritta nei primi anni del Novecento. Il poeta rimpiange un amore che non ha saputo cogliere e che ormai è passato per sempre. Ma alcuni indizi ci fanno capire che la storia raccontata dal poeta debba essere interpretata in senso più simbolico che reale.
William Butler Yeats (1865-1939) è un importante poeta irlandese. La sua opera in parte è ispirata ai problemi dell'Irlanda, che in quegli anni lottava per la propria indipendenza; in parte affronta temi come l'amore, il passare del tempo, la riflessione sulla morte.

Konstantin Kavafis
"Lontano"

Dire vorrei questo ricordo ... Ma
s'è così spento ... quasi nulla resta:
lontano, ai primi anni d'adolescenza, posa.

Pelle di gelsomino ...
E la sera d'agosto (agosto fu?) ...
Ormai ricordo appena gli occhi: azzurri, forse ...
Oh, azzurri, sì! come zaffiro azzurri.

Il poeta tenta, con difficoltà, di mettere a fuoco un ricordo lontano: i particolari risultano sfuocati, la memoria sembra tradirlo, ma a un tratto un dettaglio, in cui si condensa tutta l'intensità dell'esperienza vissuta, emerge con nettezza e si impone all'attenzione.
Konstantin Kavafis (1863-1933) è un poeta greco moderno, ma le sue poesie si ispirano, in molti casi, alla mitologia antica, agli eroi dell'epica classica e alle vicende narrate da Omero e dai grandi poeti del passato. In altri casi, però, Kavafis esprime in maniera più immediata i propri sentimenti personali, senza richiami espliciti alla tradizione antica.

Eugenio Montale
"Ho sceso dandoti il braccio"

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto a ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Il poeta ha scritto questa poesia in tarda età e l'ha dedicata alla moglie: è una delle più belle poesie d'amore che io abbia mai letto, un amore che supera ogni cosa.
Drusilla Tanzi, detta "Mosca" per gli spessi occhiali che doveva portare, era una donna molto miope, ma Montale afferma, in questi versi, di essersi lasciato guidare da lei, nella vita, perché la moglie sapeva vedere anche ciò che gli occhi non percepivano: era dotata, come dice l'autore, di una specie di "radar di pipistrello". Solo gli ingenui, infatti, possono pensare che la realtà coincida con quello che si vede.
Vi lascio, per ora, con l'augurio di essere amati in questo modo almeno una volta nella vita!
 
Maila Meini

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 3086 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • webmaster