Scritto da © Manuela Verbasi - Mer, 25/11/2009 - 18:09
Pierre Auguste Renoir
Sogno
Sogno.
Interruzione. Riluce. La tua luce, appresso. Intermittenza. Buio interrotto. Ascolto, sotto il guscio di una conchiglia. Onde attraverso. Attraverso, e non so nuotare. Gocce infinite di mare cadono e si rapprendono. Cascate di suoni, tamburellano le mie orecchie. Soffia un vento caldo, fra le mie dita spalancate. Le stringo, terra umida scivola inquieta. Scivola inquieta, sul mio quieto palmo. Rotola, e si disgrega sul piano inclinato dell’anima. Scivola, precipita al fondo, della mia anima. Affonda, i fiori più belli fuggono la semina. Nelle fioriere dei miei occhi sono spuntate anemoni tristi. Offrono ciglia bianche al vento d’aprile. Si spengono, nella luce di aprile. Il giorno non è lungo abbastanza e non le chiama mai per nome. E così senza nome e senz’anima, senza pelle, senza vento senza respiro e senza, ancora infinitamente senza, sogno. Ma è una collana di gigli rossi quella che io porto. ©yasmina08 |
Spartito dei ricordi molli
Lisa la fronte
tre pieghe buie di gioventù malvissuta benvessata tasche grandi a non contenere e ambra sui pantaloni coi risvolti buffi di mio padre coi capelli. Il mio guardare di carta-barchetta seguiva la rotta delle lacrimine che ridevo. Nelle pozze mi fermerei ancora a sguazzare come il tuo arrivare in tempo sulla gamba buona. © Glasybolas |
Il senso
S’intralciano le nuvole
in questo tramonto cucito all’orizzonte. Spumano di nostalgia fermentata mentre si spegne il bagliore dei ricordi. Spina nel cielo il senso di quei giorni. ©davedomus |
Silenzio dell'anima
Tra oscuri meandri
vaga il mio pensiero, si inerpica su sdrucciolevoli gradini. Ricerca invano il silenzio dell'anima, il frastuono affatica il passo. L'assenza ristora lo spirito lasciato a desiderare l'oblio per ritemprare se stesso da inutili mormorii. ©marypersempre |
Pierre Auguste Renoir
L'aria del Negév
Com'era delicata l'aria del Negév verso sera,
con quel suo vorticare una idea di oasi. Sotto la tenda del cavaliere Blu il quintetto eseguì una danza sconosciuta. Noi due la udimmo. Ci tremarono le labbra. ©argeniogiuliana |
L'uomo appeso
sono povero di terra
tra le crepe delle mani sono un verso condannato, deriso, violato, ucciso tante volte per essere salvato sono labbra e occhi che cercano cieli di colore sono l'istante venduto sulla sillaba di un bosco l'uomo appeso alle apparenze nell'attesa di partire ©cino720 |
Converse e Cointreau
Il cielo abbottonava il suo cappotto grigio
mentre il bouquet di diamanti della notte diventava l'esca per mille amanti più ghiotti di noi di buio e sortilegi. Le bugie danzavano su tavole e velluto e noi salivamo a fatica gli scalini e le parole avevano il peso di un revolver. Non ebbi mai il coraggio di puntarlo. Ed ero stanco di ricamare chiodi rossi su quella luna macchiata di negroni Non smisi un attimo di fissare le mie converse sporche e logore mentre tu bevevi il tuo cointreau. Sentimmo il peso delle nostre spalle baciammo il gusto di albe con le rughe. Mi sento cieco quando non mi guardi mi sento sordo quando non mi parli mi sento inutile quando non sorridi. ©LePoetClochard |
Per tuo amore
Sono giovane quando mi parli e mi coinvolgi nella tua parola, nel tuo sentire, nella tua indiscussa bellezza e poi intensamente nel tuo splendido corpo! Sono giovane quando vivo la certezza di essere amato, di aver trovato la donna del mio cuore, della mia vita, della mia esistenza. Sono giovane perché adesso vivo con il respiro, con il battito del cuore, con il sangue che scorre nelle vene. Prima abitavo il mio corpo in un’anima vagabonda, pensavo all’amore vissuto con pensiero diverso e non come adesso con te! Come posso non essere giovane dopo l’aver partorito con te la mia nascita, quella vera, quella che forse a pochi è data di conoscere. Nell’assoluta verità di essere giovane ancora porto il segno indelebile dell’elisir di lunga vita che solo tu al mondo hai avuto in privilegio potere e solo io ho avuto in dono.
©frank50 |
Quasi niente
quel poco quasi niente
che porto appresso
come una malattia
una pazzia di sempre
che vesto a cerchi
perché sembri arcobaleno
passa lo stesso muto
tra la gente indaffarata
che ama più i suoni alti
del tintinnio sommesso
di una solitudine.
©brunaccio |
Cieco Caos
Scuoiata la notte
indossò un mantello di pelle lunare brandì una falce d'ombra affilata. Così il cieco Caos dagli occhi infiniti aspettò un'altra aurora da sgozzare. Alla fine grondò d'angoscia rossastra l'alba di un giorno dal sole gelato. ©davedomus |
-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Redazione
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Autori di Rosso Venexiano
-Editing: Antonella Taravella, Manuela Verbasi
-Segreteria: Eddy Braune
-Opere pittoriche dell'Artista Pierre-Auguste Renoir prese in rete [per qualsiasi impedimento alla pubblicazione, per motivi di violazione dei diritti d'autore, contattaci e rimuoveremo le opere]
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