il mò, l’umido, lo spoglio,
il cingolato
che ancora, e ancor, fatica
che a mente prende
© ormedelcaos
le ombre dei giorni
indossano pensieri
di luce vergine,
stesi sulla neve fresca,
che, a dicembre,
attende ancora
comete senza tempo,
a tracciare la vita
mentre grida il suo bianco,
l'inverno che corre.
Angeli o fantasmi,
la voglia di mistero
ricama i sogni più strani,
dov'è curvo l'orizzonte.
schiudermi i capelli
Sono nuvole arruffate
assetate di quella pioggia
che, da sempre, battezza il mondo.
Non ti dirò mai
di fermarti prima del piacere
sarebbe come sfrattare
l'amore dalle mie labbra
odorano di fresco,
custodiscono la vita
nel cavo di una mano.
Le albe parlano di luce
correndo a piedi nudi
fra papaveri di sogno.
Non più il pianto
sui trifogli e,
sulle pavide ginestre
che lasciava sulla pelle
pozzanghere di nulla.
Al mio domani
il senso della vita.
in questa pelle
in mezzo a luci di conchiglia
a girare su profili di cielo,
con un silenzio da schiantare
nelle astuzie della polvere.
Toglietemi la vostra giacca
d'incenso,
il furore assurdo,
l' intreccio di logiche assenti.
E' covo di lampioni
e di tendini sacri
il grigio che sale in labirinto
agli occhi.
Dal nulla una formica
di sangue
parla al cemento robusto
della mia mente.
Ancora delle follie
a fecondare saliva
e l'urlo della sorte.
Quando il corpo si stacca
dalla sua sabbia
la mia natura si sgretola
e la ragione m'ignora.
dopo nient'altro.
Non mi verrà ridato indietro il tempo
che corre inesorabile e semina memorie,
né quei tuoi occhi che ricordo immensi
fissarmi come se si fosse aperto il cielo.
Mi accorgo solo ora che non ho avuto scelta,
per la paura di mostrare fragilità infinite
e che ho pagato un prezzo troppo alto
per un incerto no rotto dal pianto.
Dopo di te nient'altro,
nient'altro prima.
lanciammo ai muri quegli ultimi messaggi
d'una sera.
© ormedelcaos
la neve cadeva e copriva tutta la campagna,
bianco il mondo si fermava sotto la coltre.
Le campane rintoccavano al vento sibilante
che rispondeva colpo su colpo al battacchio,
poche persone sostavano lungo la strada tali
le rovine del mondo erano socchiuse, ereme.
Parlavi quando la sera arrivava ai gelsomini
ed il profumo sostava a lungo sulle tue mani,
le guardavi, desiderando il sole caldo adesso,
scioglierti aprire i pensieri ed i sorrisi, celati.
La mente agitata, il tuo corpo vibrante, i sensi
stornati tra mille pentimenti.. e dannavi.
Cos'è l'amore!!
L'anima tua deserta di sole ora ferita dal rancore.
incalzando momenti eterei
annichilendomi a te
indomita dolcezza Eterna
Delicato sentire
nella tua bocca inginocchiata
gocce del mio piacere
deglutite nella Passione
Posseduto dal tuo essere Mia
E l’ultimo ospite ha già chiuso
dietro di sé la porta
Non rimane che sparecchiare
Piegare ordinatamente
Tovaglioli e lacrime di cera
E spegnere l’ultima candela
rimasta accesa, ignara
del silenzio che ha già spento - tutte le luci
E aprire una finestra
per fare uscire il mio profumo,
disperdere i miei nastri, e i mie gessetti
tra le foglie e la neve del tuo giardino
Non rimane che lasciarti appese
le chiavi di casa e i lucchetti del cuore
e impostare nuovi orizzonti alle tue vele
E un bacio a sussurrarti in una sola
tutte le parole che non t'ho mai scritto
L' urlo disperato di un - ti amo
a inseguire l'eco che si schianta
sulle labbra di un tramontato
silenzioso, ultimo
-addio-
fai quello che vuoi
io non sono
e se sono sono un errore
avvoltolata su me stessa
annidata
mi apro solo -a volte-
per un sorriso del corpo
non c'è altro che rida in me
ed è l'unica cosa che conti
l'anima immortale non esiste
e così non io
io no
fai quello che vuoi
dirmi non dirmi per me
non me è lo stesso
se sapessimo almeno precipitare
precipiteremmo
insieme
sfuma nel rosso del mio sangue la dose odierna di veleno
voglio più luce nelle mie giornate
e limpide vedute di fine inverno
-Direttore di Frammenti: Manuela Verbasi
-Redazione
-Autori di Rosso Venexiano
-Editing MaLaLingua e Emy Coratti
-Segreteria Eddy Braune
-Opere pittoriche dell'Artista Massimo De Carolis e testi di © ormedelcaos che ringraziamo
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