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Siamo tutti latinisti 9°

DE CUIUS
 
 
La locuzione completa è "de cuius hereditàte  àgitur" della cui eredità si tratta. Il "de cuius", in altre parole, è il testatore. Estratta dalla cassaforte una busta, generalmente gialla, il notaio legge ai condolenti, reduci dalla mesta cerimonia, ancora odorosi di candele e crisantemi, le ultime volontà del morto. Il quale, grazie alla ricchezza della lingua italiana,fruisce di una varietà di appellativi che da vivo nemmeno si sognava:

Per la famiglia è l'indimenticabile papà
per i parenti il caro estinto
per i colleghi lo scomparso compagno di lavoro
per le pompe funebri il defunto
per la burocrazia il deceduto
per la Chiesa il fratello che ci ha preceduti nel bacio del Signore
per la cella mortuaria la salma
per il notaio….il "de cuius"
 
 
 
DE FACTO
 
Di fatto, concretamente, in realtà. Nel linguaggio dei legulei si intende una situazione di fatto, che però non ha rilevanza, non è riconosciuta nell'ordinamento giuridico. Due coniugi sono
stanchi di vivere insieme e si separano senza ricorrere al giudice? La loro è una separazione "de facto". Se invece si rivolgono al giudice perché stabilisca chi è il colpevole della rottura e quale assegno deve passare all'altro coniuge, si ha la separazione legale "de iure", secondo il diritto. Un generale golpista si impadronisce del potere? Diventa "de facto" padrone dello Stato. Passa un po’ di tempo e le altre nazioni, per motivi di interesse economico o strategico, riconoscono "de iure" il nuovo regime imposto dal rivoluzionario, dandogli una patente di rispettabilità internazionale. Se la morale coincidesse con la politica, dovrebbero i fatti ispirarsi al diritto, non viceversa. Invece,
quattro volte su cinque, è il diritto che si inchina e legittima il fatto compiuto.
 
 
DEFICIT
 
E' il latino più assillante per i ministri finanziari, per gli amministratori di aziende pubbliche in eterno disavanzo, per i dirigenti delle industrie cassaintegrate. Deriva dal verbo "deficere", mancare, ed è la terza persona del presente indicativo: manca. Cioè quello che manca perché le entrate pareggino le uscite. Si ricorre al latino come spesso avviene con le cose vergognose su cui è bene sorvolare, ma l'eufemizzazione non ha retto all'urto della dura realtà e oggi, "deficit" è vocabolo non meno crudo di disavanzo, passività, scoperto di cassa, ecc..
La parola fu usata per la prima volta dai francesi nel Cinquecento, per indicare negli inventari la merce che mancava. Poi è entrata con sempre maggiore insistenza nel vocabolario della finanza.
Ma già in Giovenale (primo secolo dopo Cristo) essa annunciava disavventure economiche, e precisamente nella satira settima dove si legge:

  "sic Pèdo contùrbat, Màtho deficit"
così va in rovina Pedone, e Matone fallisce.

Non è detto che chi è in deficit vada in fallimento, però è sulla giusta strada……
 

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