Scritto da © Pinotota - Mer, 01/06/2011 - 19:38
ERGO
EX ABUNDANTIA CORDIS
Dunque, perciò, in conclusione. "Cogito ergo sum" diceva Cartesio: penso, dunque sono. Nel linguaggio dei filosofi scolastici medioevali, "ergo" introduceva la conclusione finale del sillogismo, tipico ragionamento del metodo deduttivo, col quale la logica aristotelica deduceva dall'universale il particolare. Il sillogismo consta di tre proposizioni:
1) una premessa maggiore che enuncia un principio universale "Tutti gli uomini sono mortali"
2) una premessa minore, che esprime un fatto, una situazione particolare "Socrate è un uomo"
3) e una terza proposizione, che applica il principio universale alla situazione di fatto, al caso singolo e si chiama conclusione "ergo Socrate è mortale".
1) una premessa maggiore che enuncia un principio universale "Tutti gli uomini sono mortali"
2) una premessa minore, che esprime un fatto, una situazione particolare "Socrate è un uomo"
3) e una terza proposizione, che applica il principio universale alla situazione di fatto, al caso singolo e si chiama conclusione "ergo Socrate è mortale".
ERRARE HUMANUM EST
Errare è umano. Aggiunta facoltativa. " perseverare diabolicum" perseverare è diabolico. Tanto l'errore intellettuale quanto l'errore morale sono inseparabili dalla condizione umana; di qui l'indulgenza quasi assolutoria dell'assioma latino.
Si dice che, esaminando i nostri difetti, impariamo a perdonare gli altrui. Cosa poco probabile, perché noi, sempre benevoli verso noi stessi, siamo severissimi con il prossimo. I suoi errori li chiamiamo colpe; i nostri preziosa esperienza. L'importante è, appena ci accorgiamo d'essere usciti dalla retta via, non insistere nella direzione sbagliata, tenendo presente che l'errore è tanto più affascinante e pericoloso, quanto maggiore è la porzione di verità che contiene.
Cicerone, che non credeva nel diavolo ma credeva nella razionalità, dice che perseverare nell'errore " è da ignoranti".
Si dice che, esaminando i nostri difetti, impariamo a perdonare gli altrui. Cosa poco probabile, perché noi, sempre benevoli verso noi stessi, siamo severissimi con il prossimo. I suoi errori li chiamiamo colpe; i nostri preziosa esperienza. L'importante è, appena ci accorgiamo d'essere usciti dalla retta via, non insistere nella direzione sbagliata, tenendo presente che l'errore è tanto più affascinante e pericoloso, quanto maggiore è la porzione di verità che contiene.
Cicerone, che non credeva nel diavolo ma credeva nella razionalità, dice che perseverare nell'errore " è da ignoranti".
EX ABRUPTO
Improvvisamente, senza alcuna introduzione. Si dice di un discorso a braccio, non meditato, in cui esplode la spontaneità del pensiero e del sentimento.
Letteralmente significa "dal (discorso) spezzato, rotto". Molte sono le categorie che non possono permettersi il lusso di parlare "ex abrupto": i diplomatici in missione ufficiale, i politici in questua di voti, gli impiegati quando chiedono al principale un aumento di stipendio, le reclute quando il colonnello domanda se il rancio è buono.
Invece usano e abusano dell"ex abrupto" gli scaricatori di porto, i mariti che sorprendono la moglie con l'amante, i tifosi della curva sud….
Invece usano e abusano dell"ex abrupto" gli scaricatori di porto, i mariti che sorprendono la moglie con l'amante, i tifosi della curva sud….
EX ABUNDANTIA CORDIS
Dall'abbondanza, dalla pienezza del cuore; dal profondo dell'anima. La locuzione proviene dal vangelo di Matteo.
" Dal frutto si conosce l'albero. Stirpe di vipere, come potete dire cose buone essendo cattivi? Dalla pienezza del cuore parla la bocca ( ex abundantia cordis os lòquitur) L'uomo buono dal buon tesoro trae cose buone; l'uomo cattivo dal cattivo tesoro trae cose cattive" (XII,33-35)
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