Scritto da © Manuela Verbasi - Lun, 04/06/2012 - 22:51
Leggendo qua e là, ho letto stò, ho letto stà. Ho visto un quì e pure un va' come terza persona singolare dell'indicativo presente del verbo andare. Per cui ho pensato che potesse essere utile un ripasso sull'accento grafico. Eccolo qui.
dal "Dizionario della lingua italiana" di Nicola Zingarelli:
A seconda di dove cade l'accento, le parole si dicono: tronche, se l'accento cade sulla vocale dell'ultima sillaba, come in Perù, perché, caffè, andò; piane, se cade sulla vocale della penultima, come in pregàre, avànti, accànto, misùra; sdrucciole, se cade sulla terzultima, come in cìrcolo, Gènova, fantàstico, època; bisdrucciole, se cade sulla quartultima, come in lìberaci, dàtemelo, scìvolano; trisdrucciole, nei rari casi in cui cade sulla quintultima, come in èvitamelo, recàpitamelo, rècitamelo.
Quando l'accento è indicato con un segno, prende il nome di accento grafico. In questo caso l'accento può essere acuto (sulla é e sulla ó chiuse: affinché, perché, cóppa, vólgo) oppure grave (sulla è e sulla ò aperte e sulle altre tre vocali: cioè, caffè, perciò, àncora, così, virtù).
L'accento grafico deve essere usato:
•sulle parole tronche con due o più sillabe: lunedì, andò, città;
•sui seguenti monosillabi: ciò, può, già, più, giù, piè;
•su alcuni altri monosillabi per non confonderli con altre parole uguali nella pronuncia (i cosiddetti ‘omofoni’) ma che hanno diversa qualifica grammaticale e diverso significato. Sono:
- dà (verbo dare): ti dà la matita; da (prep.): vieni da me;
- dì (nome): notte e dì; di (prep.): città di Milano. ATTENZIONE: di' (imperativo del verbo dire) è un troncamento e vuole l'apostrofo, non l'accento: di' quel che ti pare!;
- è (verbo): chi è?; e (cong.): marito e moglie;
- ché (= perché, cong.): taci, ché non conosci i fatti!; che (pron. rel. o cong.): can che abbaia non morde;
- là (avv.): rimani là!; la (art. e pron.): apri la finestra; non la conosco;
- lì (avv.): la chiave è lì sul tavolo; li (pron.): non li ho mai visti;
- né (cong.): né caldo né freddo; ne (pron. o avv.): me ne dai una?; me ne vado;
- sé (pron.): fa tutto da sé; da sé stesso (in questo secondo caso, quando sé è seguito da stesso, si può anche scrivere senza l'accento; è tuttavia consueta anche la forma accentata, per evitare equivoci che, nel caso di se stessi o se stesse, potrebbero verificarsi); se (cong.): se soltanto lo volesse...;
- sì (avv.): sì, lo conosco; si (pron.): si alza sempre tardi;
- tè (nome): gradisci un tè?; te (pron.): vengo con te;
•sulle voci verbali do, dai, danno si può segnare l'accento: dò, dài, dànno per non confonderle con do (nota musicale), dai (prep. art.) e danno (nome). Non è sbagliato ma non è necessario, in quanto la differenza di significato rende pressoché impossibile ogni confusione.
L'accento grafico non si usa:
•sulle note musicali: do, re, mi, fa, sol, la, si;
•sui monosillabi (con l'eccezione di quelli indicati in precedenza). In particolare non si mette l'accento su qui, qua, so, sa, sto, sta, va, tra, fra, fu, fa, tre, blu, no, re. ATTENZIONE: i composti vanno sempre accentati. Perciò: re, ma viceré; tre, ma ventitré, trentatré, ecc.; blu, ma rossoblù, gialloblù; su, ma lassù, quassù; sto e sta, ma ristò, ristà; fa, ma rifà, strafà.
•ATTENZIONE: come di' (imperativo di dire, di cui abbiamo parlato sopra), anche da', sta', va' e fa' (imperativi di dare, stare, andare e fare) vogliono non l'accento ma l'apostrofo, così come po' (= poco) e mo' (= modo: a mo' di), in quanto si tratta di particolari forme di troncamento
Quando l'accento è indicato con un segno, prende il nome di accento grafico. In questo caso l'accento può essere acuto (sulla é e sulla ó chiuse: affinché, perché, cóppa, vólgo) oppure grave (sulla è e sulla ò aperte e sulle altre tre vocali: cioè, caffè, perciò, àncora, così, virtù).
L'accento grafico deve essere usato:
•sulle parole tronche con due o più sillabe: lunedì, andò, città;
•sui seguenti monosillabi: ciò, può, già, più, giù, piè;
•su alcuni altri monosillabi per non confonderli con altre parole uguali nella pronuncia (i cosiddetti ‘omofoni’) ma che hanno diversa qualifica grammaticale e diverso significato. Sono:
- dà (verbo dare): ti dà la matita; da (prep.): vieni da me;
- dì (nome): notte e dì; di (prep.): città di Milano. ATTENZIONE: di' (imperativo del verbo dire) è un troncamento e vuole l'apostrofo, non l'accento: di' quel che ti pare!;
- è (verbo): chi è?; e (cong.): marito e moglie;
- ché (= perché, cong.): taci, ché non conosci i fatti!; che (pron. rel. o cong.): can che abbaia non morde;
- là (avv.): rimani là!; la (art. e pron.): apri la finestra; non la conosco;
- lì (avv.): la chiave è lì sul tavolo; li (pron.): non li ho mai visti;
- né (cong.): né caldo né freddo; ne (pron. o avv.): me ne dai una?; me ne vado;
- sé (pron.): fa tutto da sé; da sé stesso (in questo secondo caso, quando sé è seguito da stesso, si può anche scrivere senza l'accento; è tuttavia consueta anche la forma accentata, per evitare equivoci che, nel caso di se stessi o se stesse, potrebbero verificarsi); se (cong.): se soltanto lo volesse...;
- sì (avv.): sì, lo conosco; si (pron.): si alza sempre tardi;
- tè (nome): gradisci un tè?; te (pron.): vengo con te;
•sulle voci verbali do, dai, danno si può segnare l'accento: dò, dài, dànno per non confonderle con do (nota musicale), dai (prep. art.) e danno (nome). Non è sbagliato ma non è necessario, in quanto la differenza di significato rende pressoché impossibile ogni confusione.
L'accento grafico non si usa:
•sulle note musicali: do, re, mi, fa, sol, la, si;
•sui monosillabi (con l'eccezione di quelli indicati in precedenza). In particolare non si mette l'accento su qui, qua, so, sa, sto, sta, va, tra, fra, fu, fa, tre, blu, no, re. ATTENZIONE: i composti vanno sempre accentati. Perciò: re, ma viceré; tre, ma ventitré, trentatré, ecc.; blu, ma rossoblù, gialloblù; su, ma lassù, quassù; sto e sta, ma ristò, ristà; fa, ma rifà, strafà.
•ATTENZIONE: come di' (imperativo di dire, di cui abbiamo parlato sopra), anche da', sta', va' e fa' (imperativi di dare, stare, andare e fare) vogliono non l'accento ma l'apostrofo, così come po' (= poco) e mo' (= modo: a mo' di), in quanto si tratta di particolari forme di troncamento
Siccome non mi andava di riscriverlo, questo l'ho ripreso, pensate un po', da un forum russo sulle lingue (lingvoforum.net). Voglio dire, se lo sanno loro, o almeno cercano di saperlo, forse possiamo saperlo anche noi... :))
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