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blog di Franco Pucci

Parlami

Parlami.
Il silenzio ferisce più di mille parole.
Insultami, non lasciare la tua rabbia appesa ai denti.
Ho riempito mille spazi bianchi con parole inutili
che avrei voluto dirti e poi ho cancellato.
 
Ma tu parlami.
Riempi la distanza che avvicina l’odio all’amore
con le parole che avrei dovuto dire.
Il tuo silenzio rimbomba dentro di me
come il tuono che annuncia un temporale.
 
Parlami.
E potrò asciugare le mie lacrime
al sole delle tue parole.
 

Un Martini Cocktail?

 
Seduto svogliatamente al tavolino,
fisso con intenzione il mio Martini
mentre tu parli, parli di te, di me, di noi.
Veleni versati nel mixer dei ricordi
e shakerati a dovere, inducono all’oblio.
 
Non ascolto…
 
“otto parti di ottimo gin
due parti di martini dry
versare il martini nello shaker
shakerare con abbondante ghiaccio
mettere il martini da parte
versare il gin nello shaker
shakerare nuovamente
servire il tutto guarnito
da una verdissima oliva…”
 
Non ascolto…
 
L’oliva galleggia pigramente
nel liquido profumato ed incolore.
Precipita a terra la tua sedia
l’insulto mette a fuoco la situazione.
Sul tavolino è rimasto il tuo Martini.
 
Peccato.
 

Dammi la mano amore

giovani strade percorse senza riparo
superate di corsa mano nella mano
a volte disuniti per fughe improvvise
poi ritrovati al ritmo di un unico battito
 
mano nella mano nel tepore primaverile
attraversando cautamente amori materni
le doglie inesitate dell’autunno della vita
con passi incerti ma dolcemente sincroni
 
calpestando le foglie caduche dell’età
abbiamo aperto e chiuso porte al dolore
ora la neve imbianca, l’inverno si avvicina
dammi la mano amore, il passo è stanco
 

Capaci 23 Maggio 1992

Adesso, è ora, l’odio non aspetta
l’ultimo mozzicone di sigaretta
sotto il tacco in fretta schiacciata
segna il boato di una vigliaccata.
 
Il viso nascosto non paga dazio
copre la mano che dona la morte
mancano lacrime a chiuder le porte
dei cuori dolenti a tanto strazio.
 
Ed ogni volta tra silenzi assordanti
tutti d’accordo coi visi contriti
guardiamo sfilare ipocriti e santi:
la mafia è da abbattere, che gesuiti!
 
 
Franco Pucci, 23 Maggio 2009 

Amore rosso sangue

diceva che il mio amore per lei era vitale
la notte lei dormiva col capo sul mio collo
all’ora del risveglio io stavo proprio male
ma lei era già andata ed io ero in ammollo
 
stanotte é ritornata in cerca del mio amore
però avevo capito qual’era il dolce imbroglio
son diventato bianco per rendergli colore
così al letto ho appeso una collana d’aglio!
 

Chioggia

Chioggia, come lisca di sogliola
spiaggiata nell’incanto della laguna
riarsa dal sole e levigata dal vento
abbaglia il nuovo arrivato e lo cattura
con la magia del suo cuore antico.
 
Allegro brulicare di voci cantilenanti
in altalena lungo la spina dorsale
che sfuma lentamente verso le calli
attirato dal richiamo dei pescatori
e lo stridore dei gabbiani nei canali.
 
L’orgoglio antico di chi sfida il mare
a guardia lassù, issato in piazza Vigo,
racconta la sapienza, il coraggio innato
di chi ha attraversato secoli di storia
piegando la natura al suo cammino.
 
Diversa da tutto quello che ti aspetti
offre stupori ogni giorno a chi vi arriva
a chi la percorre su e giù per le calli
a chi la spedisce verso altri lidi lontani
a me che l’ho scelta ha offerto il cuore. 
 

Casablanca mon amour

Non ho mai capito com’è che ho potuto
bermi una schifezza di whisky annacquato
seduto al tavolino di un bar un po’ sperduto
che di Casablanca il nome avea copiato.
 
In fondo alla mia destra il solito pianista
suonava note tristi cantando blues e canzoni
col bicchiere vuoto sul piano bene in vista
cercava di ammannirti chissà quali emozioni.
 
Seduta qui al mia fianco la bionda anni trenta
giocava a far la vamp ma era over quaranta
beveva il suo whisky guardandomi contenta
d’aver scroccato un drink al vecchio sui sessanta.
 
Guardandola annoiato le dissi: ”così è perfetto
perché non terminiamo la notte sul mio letto?”
“Ma come si permette? Io sono una signora.."
Urlai verso il pianista: “Sam suonala ancora!”
 
l'autore propone questa sua per 
 

Diversamente

diversamente avrei preferito incontrarti
la sera magari sul fare più scuro
col dondolare ritmato del seno pei tacchi
picchiettanti l’asfalto non distante
da dove il solito tavolino del bar ci incontra
e il caffè servito (lo voglio più nero)
amaro apre la porta ai nostri pensieri
dov’eri? non so ti ho incontrata solo ieri
ma dentro diversa sei stata da sempre
uguale a te stessa non lo sapevi? 
era  ieri
 

Parole vive nonostante

le parole non dette tra noi
sono figlie di muti pensieri
lame sottili, lacerano cuori
risvegliando vecchi rancori

le parole non dette tra noi
sono figlie del senno di poi
celano l’ansia dell’affanno
per nascondere il danno

le parole non dette tra noi
hanno tutte lo stesso sapore
del veleno che spesso ingoi
per accettare nuovo dolore

le parole non dette tu lo sai
indifese dal silenzio tra noi
abortite come figlie sconfitte
erano vive e te le ho scritte
 

Lucida follia

insegui un sogno sfuggito dal recinto del sonno
corri all’impazzata per le vie del centro
la gente passa commiserando il tuo stato di alienazione
affannosamente cerchi con lo sguardo tracce del sogno fuggiasco
lo trovi alfine seduto nel silenzio lercio di un loft in disuso
lentamente si volta ti guarda e ti riconosci
ti troveranno così al mattino seduto in un loft di periferia
e li guarderai sognando con occhi di lucida follia
mentre le mani in aria disegnano cuori alieni

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