AnonimoRosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

blog di Franco Pucci

Come una lavandaia

 Ho sempre considerato la mia anima come un fazzoletto di terra da curare amorevolmente. Durante la mia giovinezza l’ho seminata a prato. Un verde, tenerissimo e affascinate prato. I miei pensieri, le mie emozioni la sorvolavano leggeri come nuvole multicolori di farfalle. Gli anni, come mandria imbizzarrita di bufali, l’hanno attraversata calpestandola, lasciandola brulla e lordandola di escrementi indesiderati. Ora, con l’esperienza e le poche forze che mi rimangono, mi accingo ad una impresa titanica: la pulirò e laverò come provetta lavandaia, portandola alla fonte a me più vicina e cara, il mare. Poi seminerò di nuovo e aspetterò…

Raccontando un'illusione

la incontrai di nuovo quasi per caso
dopo tanto girovagare nei vicoli
rivoltando cassonetti immondi

erano anni, ma non parve cambiata
solo il suo respiro dentro il mio
avevo un altro ritmo, un altro sapore

fu allora che con estrema sofferenza
dopo l’amore mi separai ancora da lei
e la guardai finalmente con occhi chiari

lei mi lasciò ridendo sguaiatamente
ancora adesso, quando ne parlo,
a parole ancora vive...a parole
 

Le parole che non vollero morire

il nostro amore era appena morto ma le parole erano ancora vive
gelide, senza alcun timore si rivoltarono contro l’assassino
danzando sulle lenzuola intonarono un osceno canto da osteria

parole come piombo fuso che scendendo nella gola bruciò
gli ultimi spasimi di piacere rimasti sulla pelle, brividi di superficie
mentre nel profondo dell’anima il cuore salmodiava il mio dolore

l’amore morì, a parole ancora vive
 

Ninna nanna tutta d'un fiato

non credere sia vero,
non sei diventato saggio
e’ che non hai il coraggio
di essere sincero

così copri le spalle
parlando di esperienza
ma in fondo hai capito
che è solo la coscienza

dei limiti  del tempo
di voglia di lottare
di battere la sorte
sapendo ancora amare

la vita anche se spesso
ti ha preso per il culo
soprattutto adesso
che sbatti contro il muro

del tempo per finire
quello che hai iniziato
prima di veder morire
il giorno e senza fiato

addormentarti stanco
di aver mostrato il fianco
alla vita gran puttana
che solleva la sottana
 

Incubo

Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo, sto velocemente andando incontro ad una mutazione genetica: mi sto trasformando in un orrendo, viscido, antipaticissimo “bravo ragazzo”. Eppure ho tutte le mie brave tacche sul calcio della Colt! Evidentemente ho perso l’ultimo duello, la pistola si è inceppata, ho capitolato. Ora di notte, tra una litigata con la tastiera e una ricerca affannosa di un qualcosa che possa sostituire anche se lontanamente una sana Marlboro, scrivo. Le uniche spire di fumo che aleggiano nella stanza non sono quelle di sigaretta…Cazzo! Sto tornando involontariamente un ragazzaccio di strada. Non lo dirò più, prometto. Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo.

A media luz

Era da tempo che non scambiavo quattro chiacchiere con lui. Saranno vent’anni. Ci siamo ritrovati per un aperitivo a Milano, alla Bodeguita del Medio, le gambe allungate sotto un tavolino, davanti a noi due ottimi Daiquiri. Anche lui, come me, adora questo locale, dove si beve un ottimo Rum e si può apprezzare la cucina cubana, fatta di piatti poveri ma saporitissimi. Abbiamo ricordato i tempi della Milano anni ‘60/70, abbiamo parlato di donne e canzoni. Atmosfere di allora, entrambi amanti del cabaret, ci siamo inteneriti al ricordo dei Gufi, di Gaber e di Jannacci. Abbiamo fischiettato insieme “Luci a San Siro” e abbiamo finito con il classico e ormai desueto “Quelli sì erano giorni”! Poi, dopo aver simpaticamente litigato su chi dovesse pagare il conto, lui si è alzato e con fare deciso si è diretto verso la cassa ridendo “Pago iooooo!”. Non l’ho più visto. Ho atteso invano il suo ritorno. “Signore, il locale chiude - mi ha apostrofato gentilmente il cameriere - il conto l’ha pagato il suo amico”.  Mi sono alzato alquanto contrariato ed è stato allora che li ho visti: un paio di splendidi Ray-Ban dimenticati sul tavolino. “Solito distratto - mi sono detto   - non cambierai mai, sempre con la testa tra le nuvole, lassù, come un Top Gun”! Ho chiuso il cassetto ed ho inforcato i miei Ray-Ban. Mi stanno benissimo. Oggi c’è il sole.

 

Non é colpa mia

Non essere impaziente,
ho da fare.
Non è colpa mia
se hai sbagliato data
sul tuo calendario.

Come un pipistrello

come una nottola cieca
appeso agli anfratti del tempo
ho atteso l’imbrunire della vita
per dispiegare le ruvide ali
zigzagando con volo isterico
guidato da un radar difettoso

milioni di parole sconnesse,
promesse e facili illusioni
hanno segnato il mio volo
negli anni di uscite diurne
ostinatamente dimentiche
della mia cieca condizione

ora nei miei voli notturni
non cerco facili prede
non voglio cibarmi di nuovo
di veleni vestiti a festa
il radar guida zoppicando
le rotte negate ai miei occhi

l’alba incombente mi avvisa
la luce ferisce gli occhi
il volo si placa planando
ritorno appeso al mio tempo
a testa in giù, sebbene dolente
attendo l’ultimo volo e vivo
 

Clandestino

Dopo il becero odierno intervento
del sindaco di Milano Letizia Moratti

Figlio indesiderato di nessuna madre
misconosciuto nel tuo dolore
approdato nella terra di nessuno
che stravolta da terremoti e paure
oggi recintata di nuova sicurezza
con arroganza pari all’ignavia
uccide quel che rimane della tua esistenza.

Posso offrirti solo la mia vergogna
anch’io da oggi figlio della tua stessa terra.

© Franco Pucci 2009

E chiudi la porta

Così te ne vai.

La finestra aperta lascia entrare
il vento gentile della mattina.
Fragranze e profumi a me noti
alleviano il mio dolore.

Chiudi bene la porta quando esci.
Piano, per favore.
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 2912 visitatori collegati.