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blog di ferdigiordano

Resto

Che vengano le statue. Sì, le 
nostre anchilosate di marmo. Vorrei
contaminarmi di vene fredde e
partirei dal gelo. 
Non so con quante mani saluterei
il sangue. Davvero penso
alle tue bianche risa: dove venne

Non c'eri mai

Ero a dire di te: le dita.
Moltiplicano per cinque le labbra
 
e la loro polpa tumida, la prugna crespa
del palato. Uno spostamento immane
da un sapore all’altro, da una capienza all’altra.

Cronaca del disincaglio

 
Perdonami col suono del tuo cognome, padre.
Sii misericordioso dove non ti somiglio
e simula ancora una gioia

Semi (o logia) delle carte

 
                                   
Stese ordinatamente sugli omeri
del tavolo sottratto
al fusto di un frassino esausto,

Ritratto di donna -14

 
 
- Dimmi, quante volte ti ha attraversato le tempie la freccia del mio nome?
- Che domanda è? Tempie, freccia, attraversamento… Dillo a parole semplici, ma un po’ più vicino a me.
 

Dis’astrologia del saltimbanco (di svelamento)

 

 
 
Allora io vedendola da una finestra come un foro distante
trascorrevo lucidamente la luna
mentre altri si alzavano dai loro crateri
per parlarsi fuori
lontani per suggestione, in effetti.
 

Disastrologia del saltimbanco (il contributo interamente avversato)

 

 
Il franco saltatore è uccel di bisca. Gioca
al tavolo acrobazie con i propri numeri. Si tratta
evidentemente di barare sul panico,
chiamarlo concentrazione, comprimere
la solitudine in un minerale
friabile, smolecolare l’ora

Disastrologia del saltimbanco (apparizione dello scomparso)


La verticalità del vuoto è pura
illusione. Non si vede
nell’orizzonte che attrae, non trasmigra
come una vetrosità seducente
nella carezza della caduta. Per questo
è prassi officiante la spinta prima del distacco

Chiunque verrà dal soffitto

 
 
non ti passa sopra, per quanto rarefatto
angelo montano e alta e ferma, hai sèguito
in basso dove trasformi in metallo
affilato il non.
Insinuata nel posto, duratura con precauzione
canaglia, contavi fra le carni

Il cacciatore, la preda (ipotesi dell'esterno variegato all'interno chiuso)

1
La sagoma in fuga è la fuga stessa: Vita [vì-ta] s.f.
insieme di soste brevi, inefficaci. Rabberci funzionali.
Che rendono capaci di conservarsi, svilupparsi, riprodursi e
- nonostante - continuare la corsa.
 

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