Scritto da © ferdigiordano - Lun, 01/10/2012 - 12:34
Ero a dire di te: le dita.
Moltiplicano per cinque le labbra
e la loro polpa tumida, la prugna crespa
del palato. Uno spostamento immane
da un sapore all’altro, da una capienza all’altra.
All’altra sempre memoria breve, a te: tu che sei a lungo
resto remoto.
Cercarti era dunque aumentare la folla, la folla
del baciato. Una follia riconoscerti un potere
nel costato. Da bocca a bocca, o là, o non adesso.
Da lontano nemmeno gli occhi toccano
l’immaginabile preso in giro. Quindi non ci sei.
Ogni cosa da vedere si trova in altro luogo. Ogni
cosa vicina confonde le dita, accampa
diverse ipotesi, ma le mani, tra le mani, sono
più nuove di noi.
Perciò, che male potrà mai fare un corpo
se pur riunendosi non possiede almeno lo stesso tatto?
Poiché non c’eri mai, non ti persi mai.
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