Scritto da © ferdigiordano - Mar, 02/10/2012 - 21:05
Che vengano le statue. Sì, le
nostre anchilosate di marmo. Vorrei
contaminarmi di vene fredde e
partirei dal gelo.
Non so con quante mani saluterei
il sangue. Davvero penso
alle tue bianche risa: dove venne
l’inverno più che altro di ghiaccio, e vale per
sempre.
E tu che vivi altrove,
sei più vicina a me di qualsiasi altro addosso.
Per ciò la foto misura anche il tempo, poi
la posa, credo. Pare uno scalpello
a tutta forza, questo momento. E il precedente
e quel che segue sono schegge.
Nient’altro che schegge perse
mentre diventa pelle
l’orologio, il purosangue a cottimo
nelle lancette.
Ma tu, tu che offri l’imponderabile
peso del viso al bilancino dello specchio
non vorresti rughe che siano ogni giorno
il vuoto già reso.
Per questo ti parlo di schegge:
quei nomi residui che scagliano marmi.
nostre anchilosate di marmo. Vorrei
contaminarmi di vene fredde e
partirei dal gelo.
Non so con quante mani saluterei
il sangue. Davvero penso
alle tue bianche risa: dove venne
l’inverno più che altro di ghiaccio, e vale per
sempre.
E tu che vivi altrove,
sei più vicina a me di qualsiasi altro addosso.
Per ciò la foto misura anche il tempo, poi
la posa, credo. Pare uno scalpello
a tutta forza, questo momento. E il precedente
e quel che segue sono schegge.
Nient’altro che schegge perse
mentre diventa pelle
l’orologio, il purosangue a cottimo
nelle lancette.
Ma tu, tu che offri l’imponderabile
peso del viso al bilancino dello specchio
non vorresti rughe che siano ogni giorno
il vuoto già reso.
Per questo ti parlo di schegge:
quei nomi residui che scagliano marmi.
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