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Dieci

 
Ci osserviamo come in stasi  per qualche attimo stranamente non sfuggente.
Quei pochi secondi non prendono la rincorsa e non saltellano via sogghignando,
ma eseguono una lenta danza catturante.
L’avrei applaudita se non fossi stata così presa nel guardare quell’anziano signore
proprio inanzi a me.
Quegli occhi trasparenti che di cose ne hanno viste,
mi fissano con semplicità.
Non ha pregiudizi,
ha avuto tutta la vita  per eliminarli o almeno metterli in un cassetto a parte.
Sembra solo, ma non incompleto.
Sembra triste, ma non abbattuto.
Sembra stanco, ma non arreso.
Comincia a piovere e le gocce di pioggia colano lungo le sue guance,
conto le sue rughe,
una, due, tre…
E’ quasi fradicio.
Quattro, cinque, sei…
Potrei farlo stare sotto il mio ombrello.
Sette, otto, nove...
Gli offro il riparo e lui mi regala un sorriso e sussurra quasi impercettibilmente:
Grazie.
E dieci...

De-lirando

 
Percepisco fiumi nelle cose.
Vulcani nelle creature.
Intimi intervalli di sangue.
Ritmi di correnti disalterne.
L’inavvertibile intercetto.
Gli appetiti più tentacolari.
Sveglio la sonnambula realtà.
I ricordi rimossi-sommersi nell’inconscio.
Impavido oso l’inosabile.
Una breccia sull’inesplorabile.
L’inespresso immagino, il non-detto.
Che utopia rimanga
ininterrottamente incompiuta!
Perch’io la sete bramo più che l’acqua.
E chiedo soccorso all’immaginazione,
ad un arcobaleno.
Irrompo nell’inarticolato.
L’inesprimibile trafugo.
E deraglio e naufrago
con le mie visioni
come scarabocchi sgorbi di marmocchi.
Rendo intellettuali le emozioni.
E disvoglio ciò che volli per rivolere.
Combino e combatto coi miei conflitti.
Tremo per l’istante che moltiplica le tensioni.
Cacciatore di stelle e pipistrelli.
Sensations’ Seeker.
Medium del mio inconscio.
Setaccio il setacciabile.
I punti più sensibili del senso.
Nel tentativo di approssimarmi
quanto più possibile.
In lotta donchisciotte contro l’ineffabile.
Stilliciderò le parole che oso.
 
A volte c’è un senso che vuol farsi suono.
Altre volte un suono che vuol farsi senso.
E la musica traduco in colore.
Il sapore in un suono.
Il gesto in un odore.
La luce si fa grido.
L’ombra silenzio.
E il dolore
s-frutto senza pudore,
centauro gaudioso
che esibisco come bellezza.
 
 
 "La pazzia prolunga l'infanzia" (Erasmo da Rotterdam, "Elogio della Follia")

Il mio giardino...

Ti lessi un giorno...
Su quella panchina,
seduta e avvolta
da una sottile bruma,
costruii il mio domani...
Tra le mani scorreva
fluido il divenire ed ancor
tra quelle pagine
raccolgo,
palpitante,
i miei frantumi...
Frammenti sciolti
che ristagnano
tra sogni ammantati
di grigiore...
La bruma continua
ad avvolgermi,
sottilmente mi coinvolge
in una misteriosa spirale...
E un giardino incolto,
la mia ombrosa anima
devasta...

S.O.S.

I crateri, i canyons, numerosissimi su tutto il pianeta tanto da cambiarne l'aspetto, praticati nel terreno per asportarvi quel minerale verdino, così prezioso da rimuovere una montagna di calcare per poche pietruzze di materiale, vanno – a mano a mano – riempiendosi di spuria, l’elemento gassoso, pesante, che aleggia qualche metro sulla superficie e fa da schermo ai raggi micidiali di Balum, per cui sui tavolieri, di giorno il calore e le radiazioni sono insopportabili, persino a coloro che sono protetti da lucenti corazze.

TANTO TEMPO

 
Guardare questa fotografia mi commuove.
Vedere il mio babbo bambino
così abbracciato al suo papà
mi da un senso di tenerezza immensa.
Una foto del 1920.
Padre e figlio che da troppo tempo 
vivono in un altro Cielo.
io: qui, posso solo guardare la foto
sapendo che quello è stato un
momento solo loro.
Uniti per sempre in una foto.
 
 
Orofiorentino 

Affacciata.

 
 
Dubito dei cubiti
poggiati al davanzale;
quelle misure che fanno gli omeri
standosene a miserere.
 
Mi sembra chiaro il pensiero
quando lo distendi in voce
 
e più s’affaccia dalla stanza
un sole.

Rosa gialla

Giallo come
la pienezza rabbiosa
di una primavera
impazzita di pollini,
come il tepore indecente
di una musica balcanica
troppo infuocata
per sognarla soltanto
come il sapore della manioca
e dei granchi
della laguna cingalese,
giallo di
rosa rosso petalo
viola timido e lilla della sera
bluastro rigato di
bianco ribelle
per dire il tramonto
impossibile e allucinato
sull'orizzonte.
 
 
(estate 2007)

Desiderio & piacere

 
E' lui che muove
il sole e l’altre stelle
il desiderio
ch’è anche dolore infinito e
del tutto quasi mai si appaga placa
e sempre abbisogna d’anestetico.
Che non ha fronte o nuca
campo o spazio ma tutto cale
nell'amore il desio o di successo il brio
oro e fortuna destino e certezza
s’hanno da liquefare almeno.
Nulla in realtà aiuterà
a farlo cessare acquietarlo ora
quando risorge c'è l’ansia
di combatterlo ancora.
C’è da far cessare la pena
stare abbandonati nel non dolore
in deliquio nel piacere negativo
con una spada in mano
e tutto intorno oblio.

Creazione

 
Ad occhi chiusi ho modellato
il tuo sembiante nell’anima mia
e se scultore domani fossi
d’incanto inventerei l’opera
più bella dai tempi di Fidia.
Che per le vene scorre l’amore
che ti porto da sempre perché
da sempre mi sei nella mente
madre sorella sposa amante
compagna virile della mia vita
ancora insulsa poiché non ho
il giusto marmo pietra metallo
per farti come desidero.
 

Anima mundi

Ho sognato ed ero in fila
lunga attesa per parlarle
una vecchia seduta
rammendava vite
come calzini
raccattando le offerte.
Ecco è il mio turno:
un euro e nessuna paura
piuttosto
un'estranea familiarità.
Dice di non avermi più vista
dopo la mia nascita
di mangiare poco la sera
e stare alla larga dagli ospedali
è lì che senza fretta mi ritroverà.
Penso proprio che la vecchia
si chiamasse Anima.

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